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Radio Radicale Sergio - 24 luglio 1998
"DA BRA A BRUXELLES"

[Prima Comunicazione/luglio-agosto 98. Box interno all'intervista]

Da Bra a Bruxelles

Il profilo di Emma Bonino pubblicato dalla Commissione Europea è molto scarno. Vi si dice che è nata a Bra (Cuneo) nel 1948; è laureata in lingue e letterature straniere alla Bocconi; è stata eletta alla Camera per la prima volta nel '76 e al Parlamento europeo nel '79; si accenna al suo impegno sul nucleare, la fame, l'aborto i diritti umani, e si conclude elencando gli incarichi di presidente prima, e di segretario, poi, del Partito radicale transnazionale. Con chi avesse veramente a che fare, il presidente della commissione europea Jacques Santer l'ha comunque capito subito, già al momento della suddivisione dei portafogli tra i vari commissari. Ecco come la stessa Bonino ricorda quei giorni.

"Berlusconi mi aveva designato all'ultimo momento, quando i giochi erano stati già fatti ed era rimasto libero solo il portafoglio ai Consumatori. Mi ricordo che, quando il presidente del consiglio mi chiamò, ero a New York e non mi piaceva affatto l'idea di tornare a Bruxelles. Comunque accettai perché era una decisione politicamente importante, era la rottura di una 'conventio ad excludendum' trentennale nei confronti dei radicali. Al telefono gli risposi: <>. Al che Berlusconi si mette a pregarmi: <>. Intanto la stampa mi aveva presentata a Bruxelles in un certo modo, tanto che Santer probabilmente pensava che stesse arrivando una signorina che metteva le dita nel naso e i piedi sul tavolo. Quando gli dico che non mi stava bene

avere solo l'incarico dei consumatori, Santer risponde che ormai era tutto deciso e che Monti e Berlusconi erano d'accordo. Io ribatto che secondo il trattato di Maastricht, i portafogli si decidono con il consenso dei commissari e che fino a prova contraria io mi chiamo Bonino e non Berlusconi. Alla fine la spunto e ottengo anche gli Aiuti umanitari, a cui si aggiunge poi la pesca, assegnata inizialmente alla Norvegia, rimasta poi fuori dall'Unione in seguito al referendum. L'ammetto, ho fatto un errore di megalomania: pensavo di usare questo portafoglio come merce di scambio ma nessuno ha accettato, così me lo sono tenuto e mi ci sono pure appassionata. Dai pescatori la mia nomina era vista come un segno di disprezzo: ci hanno rifilato una signorina che non sa niente di pesca, pensavano. Ed era vero. Poi si sono dovuti ricredere".

 
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