IL PROBLEMA NON E' IL "KOSOVO"; IL PROBLEMA E' "MILOSEVIC".
IL PARTITO RADICALE SCRIVE AI RAPPRESENTANTI DEGLI ENTI LOCALI, CHIEDENDO LORO DI SOTTOSCRIVERE LA PETIZIONE PER L'INCRIMINAZIONE DEL PRESIDENTE SERBO MILOSEVIC DA PARTE DEL TRIBUNALE DELL'AJA.
Giulio Manfredi, esponente del Partito Radicale transnazionale (TRP), ha inviato una lettera ai Presidenti di Regione e Provincia di Torino, al Sindaco di Torino e ai Presidenti dei rispettivi Consigli, chiedendo loro di sottoscrivere una petizione per l'incriminazione del Presidente della Repubblica Yugoslava di Serbia e Montenegro Slobodan Milosevic da parte del Tribunale dell'Aja, competente per i crimini commessi nei territori dell'ex-Jugoslavia a partire dal 1991.
Giulio Manfredi ha dichiarato:
"Cinque anni fa proposi alla Consulta Regionale Europea, presieduta da Carla Spagnuolo, di organizzare un convegno sulla situazione in Kosovo, dove era in atto una "resistenza passiva" degli albanesi nei confronti degli occupanti serbi; mi fu risposto che "la situazione in Jugoslavia è in evoluzione e non può essere fissata in un convegno"; mi dimisi dalla Consulta, non prima di aver chiesto ed ottenuto che fossero informati tutti i Comuni del Piemonte sulla possibilità ed importanza di effettuare "gemellaggi" con i villaggi della Bosnia sottoposti alla pulizia etnica dei serbi: allora, solo il Comune di Clavesana (CN) rispose.
Spero che oggi, rispetto a quanto accade in Kosovo (e sulla scorta di quanto avvenuto nell'ex-Jugoslavia negli ultimi dieci anni), vi sia da parte degli amministratori locali una risposta diversa, che sappia individuare il vero problema: la politica di aggressione sistematica del regime di Belgrado. L'ultimo "successo" di tale politica sono i 200.000 profughi kosovari che non possono tornare nei loro villaggi distrutti, nelle loro case saccheggiate ed incendiate; chi sopravviverà al caldo, alla sete, alla fame, alle mine si riverserà negli Stati vicini, Italia compresa (come prevede l'ultimo Rapporto dei servizi segreti italiani). L'indifferenza non conviene: occorre affrontare il problema alla radice, occorre fermare Milosevic; la nostra petizione è lo strumento per affermare una consapevolezza nuova, una politica diversa e finalmente adeguata al problema, a Torino come a Roma come a Bruxelles.".