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Tibet Fax Tibet Fax - 11 agosto 1998
DEMOCRAZIA PER LA CINA/LIBERTA' PER IL TIBET-FAX N.74

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale transnazionale per la liberta' del Tibet e per la democrazia in Cina.

Numero 74 dell'11 agosto 1998

Redazione: Massimo Lensi, Via Cavour 68 - 50129 Firenze (Italy)

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"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, the Fourteenth Dalai Lama, 1992

Pubblicato in inglese, francese, spagnolo e italiano.

TIBET E CINA VICINI ALL'INIZIO DEI NEGOZIATI?

Tutti coloro che hanno a cuore la causa tibetana e quella della democrazia in Cina, guardano con attenzione agli sviluppi delle riforme economiche e politiche in Cina. Il viaggio di Clinton, le dichiarazioni sui negoziati sino-tibetani, la riforma delle forze armate, la crisi economica, le dure prese di posizione della Tibetan Youth Congress, sono solo alcuni dei fattori di analisi per inquadrare con piu' cura e proprieta' la situazione nel difficilissimo e complicato scacchiere asiatico.

In questo numero di "Democrazia per la Cina - Liberta' per il Tibet Fax" abbiamo cercato di sottolineare alcuni aspetti delle relazioni cinesi, interne ed esterne, per capire se, come sostengono in molti, l'era dei negoziati sino-tibetani e' alle porte e di che tipo di negoziati si stanno delineando.

D'altra parte prosegue, senza ancora decollare, la raccolta di fondi per salvare Radio Voice of Tibet. In questo numero pubblichiamo una scheda, prodotta dalla Fondazione norvegese, da diffondere per sollecitare l'adesione alla campagna.

Buon lavoro a tutti.

PECHINO, MIRAGGIO DI DEMOCRAZIA.

* I primi 100 giorni di Zhu

Zhu Rongji festeggia i suoi primi cento giorni da capo del governo. Nel corso degli ultimi tre mesi la sua immagine si e' rafforzata. Appena eletto, Zhu Rongji, aveva comunicato l'obiettivo principale del suo governo: assicurare una crescita economica dell'8% mantenendo l'inflazione al di sotto del 3%. Ma la crisi finanziaria, dalla caduta dello Yen alla modifica dei tassi di cambio, rendono il suo compito particolarmente difficile. Un motivo in piu' per dedicarsi anche agli altri obiettivi: le riforme del sistema finanziario, delle istituzioni locali e centrali e la modernizazzione del paese. Potremmo forse addirittura sostenere che il gruppo dirigente cinese e' stato in qualche forma "salvato" per evitare tragiche ripercussioni di natura economica.

* La crisi economica

L'economia cinese puo' essere divisa in 3 comparti, due dei quali in forte crisi (l'immenso hinterland rurale e il settore dell'industria statale di tipo sovietico), mentre il terzo, il mercato delle multinazionali, pur essendo altamente dinamico e' dipendente dalle importazioni e dagli investimenti diretti delle societa' straniere. Il terzo comparto fornisce il massimo impulso alla trasformazione capitalistica della Cina.

* La crisi dello Yen

L'importanza data a Pechino dagli ambienti della Casa Bianca si collega alla determinazione del governo cinese di non svalutare lo Yuan a seguito del crollo del tasso di cambio delle monete asiatiche nei confronti del dollaro e della sostenuta svalutazione dello Yen. L'evoluzione della situazione non dipende pero' dalla Cina bensi' dal tipo di rapporti economici che si instaureranno tra Tokyo e Washington. Secondo il Premio Nobel per l'economia, Franco Modigliani "Se lo Yuan svalutera', per gli USA significhera' esportare di meno ma l'economia interna sta tirando malgrado la crescita del deficit commerciale. Il problema sono i creditori che finanziano questo enorme deficit e che sono sparsi nel mondo: se dovessero perdere fiducia e fare marcia indietro la crisi potrebbe diventare molto seria per gli Stati Uniti e per il mondo (La Repubblica, 4/8/98)". In altre parole i cinesi hanno in mano un arma piu' potente di qualsiasi sofisticato ordigno nucleare: la decisione se svalutare o meno la propria valuta.

* I diritti umani

Nancy Pelosi, deputata democratica della California, alla conclusione del viaggio di Bill Clinton a Pechino, aveva dichiarato "Ha riscattato il suo viaggio, ma non la sua politica nei confronti della Cina". Senza dubbio il viaggio del Presidente USA non ha nemmeno scalfito il problema dei diritti umani. Ma ha solo cercato - come sosteniamo - di salvare l'attuale classe dirigente cinese da una crisi politica ed economica che avrebbe potuto (e potrebbe) avere enormi ripercussioni. Dalla partenza di Clinton molti dissidenti del neocostituito Partito Democratico Cinese sono stati arrestati e tradotti in carcere senza nessun serio capo d'accusa, come nel 1977 o nel 1989.

* Taiwan

Come tutto il mondo ha potuto ascoltare durante la diretta Tv della conferenza congiunta Clinton-Jiang, la causa tibetana potrebbe sembrare essere vicino ad una decisiva svolta. Ma e' vero?

Non si deve scordare che il vero (ed unico) problema territoriale per i cinesi e' e rimarra' Taiwan. E su Taiwan qualcosa di interessante e' accaduto: il 14 luglio per la prima volta un ministro cinese, Zhu Lilan, Ministro della Scienza e Tecnologia, e' atterrato a Taipei per un seminario bilaterale di natura scientifica. Un primo passo che sicuramente e' frutto di negoziati segreti tra le due parti per il futuro dell'isola. E non e' un caso che il Dalai Lama, in una importante intervista rilasciata il 6 luglio a "Time Magazine", abbia annunciato di aver rimandato "a tempo indeterminato" il gia' programmato viaggio a Taipei.

Quindi si potrebbe intravedere una soluzione del tipo "Un paese, due sistemi", sponsorizzata da anni dal Dalai Lama, applicata genericamente a chiusura delle questioni territoriali: annessioni, invasioni o secessioni che esse siano.

* Le relazioni sino-tibetane

Il 26 giugno il Presidente Jiang Zemin annuncia che il Governo ha "numerosi canali di comunicazione" con il Dalai Lama in esilio. La notizia, seppur sostenuta negli ultimi due anni da molte parti, confermerebbe la tenuta di posizione diretta del Governo di Dharamsala con Pechino al fine di aprire negoziati politici "bilaterali". Il Foreign Office tibetano risponde il 29 giugno. Kalon T.C. Tethong afferma che la questione tibetana non e' religiosa ma solo politica e che la questione "Taiwan" deve essere discussa e risolta tra i rappresentanti delle due parti. Solo il 6 luglio il Dalai Lama, come gia' visto, cancellera' la visita a Taipei.

Si apprende da fonti tibetane che il Dalai Lama ha riunito il Kashag e i suoi piu' stretti collaboratori al fine di preparare una risposta per Pechino sulla base delle affermazioni di Jiang Zemin. Ma l'intervista che il Dalai Lama rilascia al Time e' chiarificatrice. Sua Santita' usa come sinonimo di Cina, la parola "mainland", afferma che "la Cina sta cambiando", annuncia che i canali di contatto "privati" esistono e che gradirebbe rientrare in Tibet per un pellegrinaggio spirituale. Ovviamente Tenzin Gyatso, analizzando il problema Taiwan, riafferma che "nel mondo moderno il concetto di completa indipendenza non ha molta rilevanza". Ma il capo spirituale e politico del Tibet parla per se' stesso. Lo sottolinea nella stessa intervista, come avesse bisogno di una conferma politica del Governo in esilio.

* Quale futuro e quali negoziati?

A leggere queste dichiarazioni ed altre apparse successivamente potrebbe sembrare che il "piu' e' fatto". E che e' solo un problema procedurale a far slittare i tempi: decidere il momento piu' opportuno per un primo incontro ufficiale tra le due delegazioni. "La porta dei negoziati e' aperta", afferma Jiang Zemin alla fine di luglio.

Lodi Gyari, inviato speciale del Dalai Lama per le Americhe, in una intervista alla AP il 31 luglio, ricorda che il Dalai Lama chiede per il Tibet autonomia e non indipendenza, ma che ci si deve muovere con estrema cautela. Nella stessa intervista appare - per la prima volta - anche uno dei punti che, con molta probabilita', fara' parte delle trattative per un documento finale, trattative ripetiamo "segrete": i cinesi devono riconoscere che il Tibet "una volta era libero". Attenzione: non si discuterebbe dell'invasione del Tibet da parte delle truppe dell'Armata di Liberazione del Popolo e della relativa annessione territoriale, ma solo dello status precedente al 1949. Solo di questo.

* Conclusioni

Lo scenario potrebbe essere il seguente: tibetani e cinesi, sulla scorta di tutti gli elementi sopra descritti (crisi economica, pressioni USA, Giappone, Taiwan) potrebbero sedersi al tavolo dei negoziati, e dei colloqui segreti, con l'obiettivo di arrivare al piu' presto ad una conclusione accettabile per entrambi le parti: autonomia amministrativa del Tibet in cambio del riconoscimento del Tibet come "parte integrante della Cina". Una sconfitta oppure una vittoria? Certo e' che alcuni problemi aperti, come per esempio, la soluzione della questione Panchen Lama, non saranno di aiuto, anche se chi scrive e' convinto che questo punto in particolare non arrivera' mai al tavolo del negoziato, ma vedra' una sua soluzione, speriamo accettabile per i tibetani, prima del suo inizio.

Una Cina troppo preoccupata a incoraggiare investimenti stranieri, decisa a continuare ad usare la repressione come arma politica contro deviazionismi ideologici o movimenenti libertari e democratici, a prendere decisamente la leadership del continente asiatico, questa Cina ha bisogno di chiudere i conti con Taiwan e con il Tibet. Dall'altra parte il Dalai Lama sa che il tempo non e' a suo favore. Dopo 40 anni di esilio, il suo pragmatismo gli impone una via utile a rientrare in Tibet almeno come capo spirituale di un popolo che si trova vicino all'estinzione.

* Il miraggio democratico

Crediamo giusto osservare che qualsiasi trattativa condotta nel segreto dei corridoi dei palazzi del partito, non porti grandi successi alla parte piu' debole, i tibetani. Ma che cosi' si riafferma un ruolo vincente e vessatorio dell'impero di Pechino che a detta di molti osservatori condurra' la leadership economica e militare del continente per molti decenni. A scapito di qualsiasi rivoluzione o riforma democratica interna, "quinta modernizazzione" o riconoscimento dei diritti fondamentali della persona che sia. Nient'altro che la conferma dello status quo. A tutto guadagno di Pechino, miraggio democratico.

SALVIAMO RADIO VOICE OF TIBET

La raccolta di fondi per salvare Radio Voice of Tibet sta, pur lentamente, continuando. E' obbligo ringraziare coloro che hanno gia' dato un contributo, anche modesto, e ricordare che Radio VOT e' l'unico collegamento esistente tra i tibetani della diaspora, quelli viventi in Tibet ed il Governo in esilio.

* Nell'ultimo numero di "Tibet Contact Info", edito dal CSPT della Svizzera, e' stato pubblicato integralmente l'appello.

* Ultimi versamenti (comunicati alla Redazione di "Cina-Tibet Fax")

- Anne-Marie Marzen (Danimarca) 40 DKK

- John J.Veit (USA) 10 USD

- Eric Seydoux (Svizzera) 100 CHF

- Anonimo (Germania) 100 USD

- Dominique Moreau (Svizzera) 100 CHF

* Ricordiamo che il versamento deve essere intestato a:

VOICE OF TIBET

WELHAVENSGATE 1

0166 OSLO (NORWAY)

BANK ACCOUNT: 1607.39.44191 (UNION BANK OF NORWAY)

SWIFT CODE: UBONOKK

Vi preghiamo, dopo aver effettuate il versamento, di darne comunicazione attraverso un fax o un messaggio di posta elettronica a:

- Redazione di "Democrazia per la Cina - Liberta' per il Tibet Fax" - Mailto: tibet.fax@agora.it oppure fax ()39-055-230.24.52

* SCHEDA SU RADIO VOICE OF TIBET

(a cura della Fondazione "Voice of Tibet)

"Voice of Tibet" (VOT) fornisce notizie non censurate ed informazione in Tibet (India e Nepal) attraverso un servizio radiofonico quotidiano su onde corte;

VOT e' progetto di comunicazione per i tibetani, condotto da tibetani;

i programmi quotidiani di VOT hanno l'obiettivo di consolidare l'identita' e la cultura del popolo tibetano, e di educare, informare e intrattenere i tibetani in Tibet (ed i tibetani delle comunita' in esilio in India e Nepal);

la maggiore attenzione e' per il Tibet, trasmettendo notizie ed informazioni, sottolineando con particolare attenzione istanze come democrazia, diritti umani e cultura tibetana. VOT e' la radio dei tibetani, per i tibetani, condotta da tibetani;

i servizi quotidiani di VOT sono unici perche' la produzione dei programmi occupa i cuori dei tibetani delle comunita' in esilio, fornendo un collegamento quotidiano tra i tibetani in Tibet e le comunita' in esilio e il resto del mondo;

tutti i giorni un programma di 30 minuti e' prodotto da giornalisti tibetani residenti in India e Nepal, e diffuso su onde corte in Tibet (India, Nepal e Bhutan);

il redattore-capo e quattro giornalisti vivono a Dharamsala (India) dove e' posta la redazione principale, e un corrispondente fisso risiede in Nepal;

la Fondazione "Voice of Tibet" richiede il sostegno di co-sponsor nei costi di sviluppo e conduzione delle attivita' di produzione dei programmi forniti dalla redazione in India (budget annuale per il 1999: 49.850 USD) e Nepal (budget annuale per il 1999: 16.010 USD);

VOT inoltre apprezza lo sforzo di potenziali organizzazioni, istituzioni e privati cittadini allo scopo di finanziare e sostenere progetti nel campo dei diritti umani come Radio VOT.

- Fondazione "Voice of Tibet"

Indirizzo: Welhavensgate 1 - 0166 Oslo (Norvegia)

Telefono: ()47-22112700/22111209 - Fax: ()47-22115474

Mailto: voti@online.no

Mailto (Redazione in India): vot@tcrclinux.tibdsala.org.in

TIBET CINA TELEX

UNIONE EUROPEA/VIETNAM

Il Parlamento europeo ha approvato per la prima volta una risoluzione di condanna delle gravissime violazioni dei diritti fondamentali in Vietnam e di invito alle autorita' vietnamite di procedere rapidamente sulla via delle riforme e della costruzione di uno stato di diritto. La risoluzione presentata dal gruppo ARE e' stata sostenuta dai gruppi PPE, Liberale, UPE, EDN e Verdi. Hanno votato contro il gruppo Socialista e il gruppo comunista.

* Dichiarazione di Olivier Dupuis, deputato europeo e segretario del Partito Radicale

"Con l'adozione di questa risoluzione il Parlamento europeo rompe finalmente un lungo, vergognoso e compromettente silenzio rispetto ad un paese che rimane uno dei pochi e feroci Stati totalitari ancora esistenti sul pianeta. Una iniziativa alla quale i gruppi socialista e comunista si sono opposti. Me ne rammarico anche se non mi sorprende. Dalla Cina a Cuba, dalla Mongolia interna al Turchestan orientale, dalla Corea del Nord al Vietnam, appunto, questo e' ormai e purtroppo un atteggiamento consolidato di questi due gruppi."

FRANCIA/MARCIA DELLA TIGRE

Il CFTL, coordinamento francese che raggruppa 13 gruppi di sostegno al Tibet, ha diffuso un appello per la mobilitazione in vista della Marcia della Tigre per la liberta' del Tibet. La marcia si snodera' da Lione a Marsiglia coprendo un percorso di 350 Km. Prendera' il via il 2 ottobre (anniversario della nascita del Mahatma Gandhi) per concludersi dopo 3 settimane, il 24 ottobre (anniversario della nascita di Alexandra David Neel). Per maggiori informazioni si puo' contattare il sito su Internet: http://perso.infonie.fr/lamarchedutigre

INTERNET/ARMATA DI LIBERAZIONE CINESE

Il 26 giugno il Presidente cinese Jiang Zemin ha varato una delle riforme piu' difficili da realizzare, quella delle forze armate. L'Armata Popolare di Liberazione e' un colosso industriale, commerciale e finanziario: ha oltre 15 mila aziende il cui giro d'affari supera i 10 miliardi di USD, dalle squadre di baseball ai locali di karaoke. Per saperne di piu' e per conoscere gli interlocutori occidentali delle forze armate cinesi, la "Laogai Research Foundation" e la "Food and Allied Service Trades Department" hanno messe in rete una ricerca su questo "impero finanziario": http://www.churchward.com/cpla/

SVIZZERA/STFA

La "Swiss Tibetan Friendship Association" di Zurigo ha eletto le nuove cariche associative. Il nuovo presidente e' Marianne Gubler, mentre alla carica di vicepresidente e' stato eletto Losang Manto. A loro, cosi' come al presidente uscente, Lobsang Gangshontsang, i migliori auguri della redazione di "Cina-Tibet Fax".

 
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