SHEVARDNADZE ZAR DELL'ORO NERO
passerà in Georgia il petrolio del Caspio, oleodotto prontoin tempi-record
corr. della sera / 6 luglio / luigi Ippolito
Khashuri (Georgia)
- il serpente metallico di colore rossastro si apre la strada lungo la ferita nella terra, si arrampica sui crinali, ridiscende le valli, scompare dietro una gola. Le jeepdei tecnici americani, inglesi, georgiani lo sorvegliano lungo piste di terra e di fango. <>. E' l'oleodotto da Baku, capitale dell'Azerbaigian, al porto georgiano di Supsa sul Mar Nero, 940 chilometri di tubi attraverso le montagne del Caucaso.
La soluzione del rebus del petrolio del Caspio, con i suoi immensi giacimenti di greggio in una regione senza sbocchi al mare. Ma anche la scintilla che ha acceso di rabbia la Russia, tagliata fuori dalle rotte dell'oro nero postsovietico. E, forse, il movente per chi, nel febbraio scorso, ha cercato di far fuori Eduard Shevardnadze, presidente georgiano. Eche potrebbe provarci ancora.
<< Eravamo nel novembre del '95, subito dopo le ultime elezioni presidenziali -- ricorda George Chanturia, presidente della Gioc, la Georgian International Oil Corporation --. Shevardnadze mi convocò nel suo ufficio e mi spiegò il progetto del nuovo oleodotto e della compagnia che avrebbe dovuto gestirlo, con me alla guida. Al momento di firmare la nomina mi chiese : "Ma tu conosci la formula chimica del petrolio?". "Veramente no", gli risposi. "Se è per questo, neanch'io ", disse lui. E firmò>>.
Quell'idea è oggi una realtà. La linea di Baku fino al confine georgiano è già completata al 70 per cento, quella che corre in Georgia verso il mare è a metà strada. I lavori dovrebbero finire entro quest'anno e da gennaio il petrolio sarà pompato dal Caspio verso il Mar Nero. << Nel marzo del '99 la prima petroliera lascierà il porto di Supsa -- annuncia Chanturia --. Il corridoio caucasico sarà la cerniera della nuova Via della Seta, che allaccerà l'Europa all'Asia Centrale>>.
Per collegare il Caspio al Mar Nero attraverso Azerbaigian e Georgia verranno spesi 550 milioni di dollari (quasi mille miliardi di lire), sborsati per intero dall'Azerbaigian International Oil Company, il consorzio internazionale per lo sfruttamento dei giacimenti del Caspio cui partecipano americani ed europei. La Georgia, di suo, ci mette il territorio: in cambio dei diritti di transito incasserà 17 centesimi di dollaro per ogni barile di greggio trasportato.
Nella fase iniziale, dall'oleodotto georgiano sgorgheranno 5 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, che diverranno 15 quando i pozzi pomperanno a pieno regime. La rotta russa -- l'unica finora esistente -- che da Baku va al porto di Novorossisk, è già satura con i suoi 5 milioni di tonnellate annue trasportate. Il nuovo oleodotto georgiano renderà quindi marginale la presenza di Mosca nella regione, tanto più se si considera la << fase 2>> del progetto: una nuova pipeline che si dirama da Tbilisi verso il porto turco di Ceyhan.
<>. Ma è proprio questo lo SCENARIO temuto dagli strateghi del Cremlino. Negli ultimi mesi il presidente russo Boris Eltsin non ha perso l'occasione per ricordare che Mosca non accetterà mai di farsi mettere in un angolo nel << grande gioco>> del Caspio. E questo spiega i tentativi di destabilizzare le Repubbliche caucasiche -- Georgia. Armenia e Azerbaigian -- che negli anni scorsi si sono intrecciati con l'obiettivo di fare dei tre Stati dei docili satelliti di Mosca.
In particolare, Shevardnaze ha dovuto fronteggiare in Georgia la ribellione armata dell'Abkhazia, sostenuta dai russi, e poi accettare la presenza delle truppe di Mosca in funzione di << forze di pace>>. Che, sommate alle sette basi militari e al controllo delle coste e dei confini terrestri da parte dei soldati russi, fanno tuttora della Georgia una Repubblica a sovranità limitata.
<>. Il capo della Gioc, Chanturia, fa un passo ulteriore: <>. in pratica, la Georgia offre al Cremlino un posto nella corsa all'oro nero in cambio della normalizzazione dei rapporti politici. La Russia saprà cogliere l'occasione ? I prossimi sei mesi saranno decisivi. Se qualche regione della Georgia << inventerà >> una nuova secessione, o, peggio, se qualcuno proverà ancora a fare il tiro a segno su Shevardnaze, vorrà dire che a Mosca ha vinto il <>. E che sulle rotte del petrolio scorrerà ancora sangue.