Di seguito le reazioni alla proposta di Milosevic, riportate dalle agenzie di stampa AGI, AP ed EFE il 2 settembre:
KOSOVO: MINISTRO ESTERI TEDESCO SCETTICO SU PROPOSTA MILOSEVIC
Bonn - Il ministro degli Esteri tedesco, Klaus Kinkel, si e' detto scettico sulla proposta avanzata ieri da Slobodan Milosevic per porre fine alla crisi in Kosovo. Il leader serbo-jugoslavo ha ipotizzato un accordo "provvisorio", di durata variabile fra i tre e i cinque anni, per la concessione alla regione albanese di "un appropriato grado di autonomia" e successiva revisione della situazione con eventuali modifiche.
"Ascolto le parole ma mi manca la fiducia", ha commentato Kinkel in occasione di una riunione con le commissioni Esteri e Difesa del Bundestag. A giudizio del ministro, tendenzialmente favorevole alla linea dura contro Belgrado, occorre continuare ad abbinare le pressioni politiche e diplomatiche con la minaccia di ricorrere alla forza. Milosevic, a suo parere, va mantenuto ben conscio del fatto che l'Occidente puo' contrare sull'opzione militare; e, sebbene lui si mostri adesso piu' aperto al dialogo e non si possa escludere che questo fallisca di nuovo per l'irrigidimento dei separatisti kosovari, gli si deve sempre ricordare che la colpa originaria della crisi e' sua.
KOSOVO: RUGOVA POSSIBILISTA SU PIANO "PROVVISORIO" MILOSEVIC
Pristina - Il leader della fazione moderata albanese, Ibrahim Rugova, ha manifestato oggi una cauta disponibilita' a esaminare il piano proposto dal leader serbo-jugoslavo Slobodan Milosevic per porre fine al conflitto in Kosovo: si tratta di intavolare negoziati per concordare la concessione alla regione separatista di un "appropriato" grado di autonomia, con riserva di revisione e di eventuali modifiche dopo un periodo transitorio di tre-cinque anni. La proposta e' stata sottoposta a Rugova dal mediatore americano Christopher Hill, che ieri aveva avuto un colloquio con Milosevic a Belgrado.
"Esamineremo la possibilita' di raggiungere un'intesa provvisoria per stabilizzare la situazione in Kosovo", osserva Rugova in un comunicato, diramato da Pristina, ove si esprime la speranza che la firma di un un'intesa raggiunta su queste basi "ponga le condizioni per una soluzione definitiva a proposito dello status della regione". Fonti vicine al capo della Lega Democratica del Kosovo hanno puntualizzato tuttavia che l'autoproclamato presidente della comunita' albanese esige preliminarmente il blocco di tutte le azioni militari in atto da parte serba, con il ritorno degli sfollati alle loro case.
Un alto diplomatico occidentale, molto vicino a Hill e al suo staff, ha riferito in via riservata che effettivamente lo schema di un compromesso tra Belgrado e i separatisti sta prendendo forma: merito proprio dell'opera incessante di Hill, il quale adesso punterebbe non piu' a una vera e propria intesa quanto piuttosto a un "accordo a interim". Il diplomatico ha ipotizzato che questo possa essere concluso nel giro di pochi mesi, sebbene si stia ancora discutendo sui vari apsetti. "Puo' anche non essere la svolta definitiva", ha osservato, "ma si tratta comunque di un passo avanti concreto".
Una conferma che i tempi sembrino avviarsi a maturazione e' offerta dall'agenzia di stampa belgradese "Fonet": cita infatti Nikolai Afanasyevski, vice ministro degli Esteri e inviato russo nei Balcani, riferirsi a sua volta a un "accordo a interim". Secondo Afanasyevski, "se riusciamo a far concordare le due parti sull'organizzazione di un certo auto-governo, su un servizio comune di pubblica sicurezza e su come aiutare i profughi, allora possiamo arrivare a un autentico sblocco".
I punti indicati dal vice ministro russo sono in sostanza gli stessi cui ha accennato il diplomatico occidentale: in particolare, si sta esaminando la possibilita' di creare un contigente di polizia misto serbo-albanese; inoltre, e soprattutto, sono allo studio nuove elezioni in Kosovo, questa volta pero' non clandestine ne' circoscritte ai soli albanesi.
La stessa fonte ha assicurato che tanto Milosevic quanto Rugova appaiono ben disposti; del resto il mese scorso persino Adem Demaci, leader politico dell'Uck (l'Esercito di Liberazione del Kosovo), aveva ammesso: "Ormai siamo consapevoli anche noi che sul piano militare non potremo vincere, e che un giorno dovremo trattare". A indurre Milosevic a piu' miti consigli, sempre stando al diplomatico, sarebbero le crescenti perdite sul fronte kosovaro. Ancora ieri, persino durante il colloquio con Hill, uno stretto collaboratore del presidente jugoslavo avrebbe lamentato di dover "continuare a firmare lettere di condoglianze per le famiglie degli agenti serbi uccisi".