secondo l'articolo 47 del Regolamento
presentata da Olivier Dupuis, Gianfranco Dell'Alba a nome del gruppo ARE
Il Parlamento europeo,
- viste le proprie precedenti risoluzioni sulla questione del Kosovo e sulla Repubblica Federale di Iugoslavia;
A. indignato dalla politica di pulizia etnica messa in pratica, dietro pretese operazioni di polizia, dalle autorità di Belgrado contro la popolazione albanese del Kosovo;
B. constatando che questa politica ha già provocato lo spostamento di oltre 250.000 albanesi del Kosovo (il 15% circa della popolazione della regione) di cui oltre 80.000 rifugiati nei paesi limitrofi;
C. considerando che la politica condotta oggi dal regime di Belgrado si iscrive nella stessa direzione delle politiche di aggressione et di pulizia etnica messe in pratica dallo stesso regime contro le popolazioni della Croazia e della Bosnia;
D. profondamente scosso dall'attitudine dei paesi occidentali i quali condannano il popolo serbo alla tirannia di un uomo e di un regime negandogli qualsiasi prospettiva democratica;
E. considerando che non sussiste più alcun dubbio quanto al fatto che l'architetto e il principale responsabile della politico criminale messa in pratica in Croazia, in Bosnia e in Kosovo sia l'attuale presidente della Repubblica Federale di Iugoslavia, Slobodan Milosevic;
F. considerando che, continuare oggi a brandire l'argomento della stabilità, così spesso utilizzato dai governi occidentali per giustificare il permanere del loro sostegno a Milosevic e al suo regime, non potrebbe che equivalere a giustificare una "stabilità nel crimine, il terrore, la devastazione e le distruzioni";
G. considerando, che in ragione delle pesantissime responsabilità di Milosevic, la sua messa in stato di accusa davanti al Tribunale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia, non può essere ulteriormente rimandata;
H. sottolineando che la neutralizzazione politica di Milosevic e la caduta del regime di Belgrado costituiscono delle premesse indispensabili alla ricostruzione della democrazia e dello Stato di Diritto tanto per i serbi che per gli albanesi del Kosovo;
I. indignato dall'inerzia del Consiglio al riguardo del Kosovo;
K. denunciando il brusco cambiamento di rotta della posizione americana rispetto al Kosovo orchestrato nel corso degli ultimi mesi da Holdbrooke;
1. riafferma che solo la caduta del regime attualmente al potere a Belgrado permetterà di creare le condizioni affinché l'insieme delle popolazioni che vivono sul territorio della ex-Iugoslavia possano ritornare alla democrazia, allo Stato di Diritto, alla libertà e alla pace;
2. ritiene che sia ormai prioritario procedere con la massima urgenza alla neutralizzazione politica di Milosevic e chiede di conseguenza al Presidente e al Procuratore generale del Tribunale per i crimini commessi nella ex-Iugoslavia di porre senza indugio Milosevic in stato d'accusa per genocidio e crimini contro l'umanità;
3. ricorda che l'interruzione delle operazioni dette di polizia, il ritiro delle forze militari e paramilitari e la liberazione dei prigionieri d'opinione, a cominciare da Ukshin Hoti, costituiscono delle precondizioni alla presa in considerazione da parte dell'Unione di qualsiasi proposta delle autorità di Belgrado;
4. invita gli Stati membri che partecipano al Gruppo di Contatto di ritirarsene a favore di una rappresentazione dell'Unione;
5. chiede al Consiglio di procedere al congelamento dei beni della Repubblica Federale di Iugoslavia nei paesi membri, di bloccare il rilascio di visas a tutti i dignitari del regime di Belgrado, di prendere tutte le misure necessarie affinché la decisione del Consiglio d'interrompere i collegamenti aerei tra i paesi membri e la Repubblica Federale di Iugoslavia divenga effettiva senza alcun ritardo;
6. chiede al Consiglio di prendere tutte le misure necessarie e di sbloccare i mezzi finanziari adeguati affinché la Commissione possa far fronte alle gravi esigenze umanitarie quali sono state formulate dal Commissario Emma Bonino alla fine del suo recente viaggio in Kosovo;
7. chiede al Consiglio e agli Stati Membri di stabilire con la massima urgenza una zona di esclusione aerea totale sull'insieme del territorio del Kosovo e invita allo stesso tempo la Grecia a dare il proprio accordo affinché questa iniziativa possa essere messa in pratica;
8. chiede al Consiglio e agli Stati membri di prendere tutte le misure necessarie affinché un'operazione militare di vasto raggio possa essere realizzata in ogni momento in Kosovo;
9. chiede agli Stati Membri e alla Commissione di richiamare i propri rappresentanti a Belgrado per consultazioni approfondite;
10. chiede agli Stati membri di assicurare la piena collaborazione nelle operazioni di raccolta delle prove del carattere criminale delle operazioni condotte in Kosovo dalle forze militari, paramilitari e di polizia del regime di Belgrado e di esercitare le più forti pressioni affinché le autorità iugoslave assicurino libero accesso sull'insieme del territorio del Kosovo al personale del Tribunale de L'Aia;
11. sottolinea che la vacuità della politica attuale dell'Unione è diretta conseguenza dell'assenza di una politica estera e di sicurezza comune degna di tale nome e invita di conseguenza gli Stati Membri a prendere tutte le misure necessarie perché i Trattati attuali siano radicalmente modificati;
12. ritiene in particolare indispensabile che siano drasticamente riformate le procedure di decisione e l'equilibrio tra le istituzioni in materia di Politica Estera e di Sicurezza Comune e che l'Unione sia dotata di strumenti propri che le permettano di mettere in pratica le decisioni prese in questo contesto, a cominciare da un Corpo europeo incaricato di realizzare le operazioni di mantenimento e di ristabilimento della pace e le missioni umanitarie;
13. chiede la Consiglio e alla Commissione di prendere tutte le misure necessarie per fare in modo che dei programmi televisivi e radiofonici di contro-informazione siano diffusi in lingua serba e albanese, 24 ore su 24, sull'insieme del territorio della Repubblica Federale di Iugoslavia;
14. chiede al Consiglio e agli Stati membri di dare il proprio sostegno alla ricevibilità, da parte del Tribunale internazionale de L'Aia, dell'accusa di genocidio introdotta nel 1993 dalla Bosnia contro la Federazione Iugoslava;
15. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Presidente degli Stati Uniti, al Presidente e al Procuratore generale del Tribunale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia, alle autorità serbe e montenegrine, ai signori Demaci, Rugova e Hoti.