("Sole 24ore" di oggi, Elena Ragusin)"Belgrado - Il rischio che il conflitto nel Kosovo si estenda è da ieri ancor più concreto. A poche ore dall'assassinio del ministro della difesa dell'autoproclamato governo kosovaro Ahmet Krasniqi, avvenuto a Tirana secondo alcuni per mano dei servizi segreti serbi, le forze speciali di Belgrado hanno sferrato una durissima offensiva nella zona di Drenica. Sedici villaggi, secondo il Centro di informazioni del Kosovo di Pristina, sarebbero stati attaccati ieri da <> serbi. Secondo il Centro di informazione serbo, la polizia avrebbe espugnato tre villaggi albanesi, eliminando gli ultimi capisaldi dell'Uck, l'esercito di liberazione del Kosovo. Tra i principali obiettivi della nuova offensiva militare di Belgrado ci sarebbe il villaggio di Cirez, che ospita almeno 20mila profughi.Ma è un'altra guerra ad alimentare nuovi timori tra gli osservatori internazionali: quella iniziata all'interno delle fazioni albanesi del Kosovo, che forse coinvolgono direttamente anche l'Albania. Il "ministro" Krasniqi, ammazzato lunedì notte, non era un personaggio qualsiasi nella nomenklatura albanese del Kosovo. Viveva da qualche tempo in esilio nella capitale albanese e da lì coordinava l'addestramento nelle basi dell'Albania settentrionale e l'armamento degli albanesi kosovari. Sino a due giorni fa il suo nome veniva pronunciato sottovoce e formalmente nessun albanese del Kosovo era disposto ad ammettere quale fosse la carica del comandante Krasniqi. Ma è certo che dalle sue mani passavano gli ingenti flussi di denaro che grazie all'autotassazione degli emigranti in Germania e Svizzera alimentano quella che gli indipendentisti kosovari chiamano la <>.Il problema è che da alcuni mesi si è creata una profonda frattura tra i guerriglieri dell'Uck, circa 20mila uomini distribuiti sul territorio in base a una logica di clan più che di comando unificato e le Forze armate del Kosovo (Fak), che obbediscono al primo ministro in esilio dell'autoproclamato governo kosovaro, Bujar Bukoshi, il "tesoriere" della diaspora albanese. Inutili i tentativi di Bukoshi,che ha stretti legami da un lato con il leader moderato kosovaro Ibrahim Rugova e dall'altro con l'ex presidente dell'Albania Sali Berisha,di portare l'Uck (il cui rappresentante politico, il radicale indipendentista Adem Demaqi, ha rassegnato le dimissioni <> lunedì)sotto il suo comando.L'interrogativo di questa spy story in salsa balcanica ora è: a chi giova la morte di Krasniqi e soprattutto quali saranno le conseguenze di questo omicidio. Negli ambienti della rappresentanza "diplomatica" del Kosovo a Tirana sembrano non esserci dubbi: l'assassinio è stato perpetrato dai servizi segreti serbi e Berisha ha accusato il premier albanese Fatos Nano di essere complice con Belgrado, per impedire la riunificazione del Kosovo con l'Albania.
Ma c'è anche un'altra ipotesi. Quella cioè della faida interna tra le milizie indipendentiste del Kosovo. In entrambi i casi, le ripercussioni di questo ennesimo intrigo, dove gli interessi politici si mischiano a quelli economici (il flusso annuale delle rimesse degli emigranti albanesi nelle casse del "governo" kosovaro è di centinaia di milioni di dollari), potrebbero essere molto gravi. Perchè, comunque sia, rinsaldano il legame tra la crisi del Kosovo e quella albanese e gettano altra benzina sul fuoco.".
Che altro aggiungere? Che non sono molto credibili le dimissioni di Adam Demaqi <> quando lo stesso Demaqi, solo tre giorni prima, rilascia interviste come "leader dell'Uck" (vedi "La Stampa" del 18 settembre).Che l'ucciso era stato colonnello dell'esercito jugoslavo ed aveva combattuto in Croazia e in Bosnia ("La Stampa" di oggi). Era un testimone scomodo?
Mi pare che un nostra richiesta al Tribunale dell'Aja di aprire una succursale a Tirana sia supportata da valide ragioni simboliche ed effettive....