Nel corso della trasmissione, il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino ha fatto affermazioni ambigue e scorrette, degne e coerenti con la politica estera italiana:
1) il riferirsi a Vuk Draskovic come a un "oppositore" di Milosevic è scorretto; nel febbraio di quest'anno Draskovic ha cercato di entrare nel governo di Milosevic, che gli ha preferito il più "dotato" Seselj (guarda caso, iniziò a febbraio la repressione in Kosovo); vi rimando ai miei inserimenti 15164 e 15451 in questa conferenza.
2) quando Gad Lerner ha accennato agli investimenti della Telecom in Serbia, Fassino lo ha interrotto affermando "l'Italia investe anche in Croazia e in Bosnia"; l'equiparazione fra Stati non regge: il regime nazionalista di Tudjman ha ristretto fortemente l'autonomia della minoranza di lingua italiana dell'Istria ma è evidente che stiamo parlando di violazioni e lesioni non equiparabili a quelle serbe in Kosovo!
Sugli investimenti della Telecom vedi inserimenti di Silvia Manzi 13578 e 13582 in questa conferenza.
3) Fassino ha affermato che "neppure in Bosnia vi sono 2000 osservatori come in Kossovo": Fassino non sa o non vuole far sapere (sarebbe sicuramente più grave la prima ipotesi) la differenza fra "osservatori" e "verificatori":
- "...la missione di <> (Holbrooke sottolinea il termine perchè i 2mila uomini ... non saranno "osservatori", figura che i serbi avrebbero identificato in una sorta di ingerenza interna) sarà composta da civili disarmati, non da militari come prevedeva sino all'altro giorno la comunità internazionale... ("Sole 24ore" di ieri)";- "...Anzitutto, parlando di osservatori internazionali, i serbi fanno ricorso ad uno slittamento semantico di qualche significato. In serbo-croato, osservatori si tradurrebbe <>, ma nell'accordo è scritto invece <>, che significa qualcos'altro. Traducendo letteralmente, ed interpretando di conseguenza, <> significa gente pagata dall'Occidente, spedita qui senz'armi ed in grado di muoversi solo di rimessa, senza possibilità di iniziativa, ma esclusivamente su invito di chi li prega di <>. Ossia i serbi.... (Giuseppe Zaccaria, "La Stampa" di ieri)";- "...Persino il leader ultranazionalista. Vojslav Seselj, vicepresidente del Governo serbo, ieri ha appoggiato l'operato di Milosevic. <>, ha detto. Per lui la chiave di volta è la formula "annacquata" dell'invio di 2mila "verificatori" civili Osce, nonchè il monitoraggio aereo "sempre disarmato" della Nato che dovrebbe garantire il rientro dei profughi albanesi....<>, affermava ieri Richard Holbrooke, ricordando che dopo gli impegni assunti da Milosevic con gli accordi di Dayton sulla Bosnia, nessun straniero lì ha avuto il <>. Differenza non irrilevante: i civili del dopo-Dayton sono garantiti da una forza militare sul campo di 32mila soldati della Forza multinazionale Nato... ("Sole 24ore" di oggi).".Holbrooke ha comunque ragione: in Bosnia gli stranieri non hanno problemi; i problemi li hanno i profughi bosniaci a tornare nelle loro case!
Ma l'exploit, ieri sera, è stato quello di Gianni De Michelis; con che grinta ha richiesto una politica euroepa all'altezza del problema! Con quale sicumera ha spiegato che la colpa di tutto è di "Milosevic e Tudjman che nel maggio del 1991 fecero fuori il governo federale jugoslavo di Markovic e diedero inizio al massacro..."; peccato che allora, l'allora ministro degli esteri italiano Gianni De Michelis fosse meno lucido:
"...Gli osservatori europei sono arrivati il 15 luglio (1991, ndr) nella ex Jugoslavia. Non sapevano esattamente che cosa fare...mentre il massacro si svolgeva quotidianamente nei territori di confine croati (con la Serbia, ndr), gli osservatori europei facevano la spola tra Zagabria e la Slovenia...I croati hanno osservato gli osservatori per qualche giorno con curiosità e speranza, poi rapidamente sono passati alla delusione e al disprezzo. Li chiamano <>, gelatai, per le bianche divise sempre lustre, mai schizzate dal fango delle trincee. Lo stesso ministro De Michelis li cita per dire che la guerra in Jugoslavia è <>....Era già il settembre del 1991 quando De Michelis si ostinava ad affermare che di <> si trattava e chissà quali erano gli elementi che gli mancavano per capire...(brani tratti dal libro <> di Gigi Riva e Marco Ventura, Mursia, 1992)".