Roma, 21 ottobre 1998
RICCO E UMANISSIMO IL VIAGGIO DI RUTELLI AD AUSCHWITZ. MA C'E' UN OLOCAUSTO CANCELLATO, RIMOSSO, CENSURATO. TI PROPONGO UN MONUMENTO PICCOLO E PERIFERICO A RICORDO DELL'ECCIDIO DEGLI ZINGARI.
LETTERA APERTA DI PAOLO PIETROSANTI AL SINDACO RUTELLI
"Caro Sindaco,
ho molto, molto apprezzato il tono, l'equilibrio, l'umanita' che hai espresso nel tuo viaggio ad Auschwitz. Ho colto attenzioni e dolcezza e intelligenza che ti fanno onore.
Vedi, caro Sindaco, proprio con la stima e l'apprezzamento che sai giungerti da me, vorrei formulare a te la proposta di una idea e di un atto. Un atto di questa citta', che e' citta' di minoranze che sempre piu' mutano la sua identita', in un processo felice, fecondo, ma che facilmente puo' divenire e presto processo di astio e odii, accentuazioni di diversita' ed esclusioni.
Sono proprio gli Ebrei degli Stati Uniti che ci indicano una strada intelligente, e non astratta, non soltanto simbolica, con la capacita' che hanno avuto di fondare con molti zingari associazioni congiunte, condivisione di speranze e volonta'.
Quello degli Zingari e' stato un Olocausto che e' costato a quel popolo 600.000 vittime. Non e' l'unico, nella storia di questo terribile secolo, connotato forse piu' che da altro proprio da volonta' di sterminare premeditatamente intere nazioni, interi ceti sociali, intere categorie.
Eppure quello sterminio, lo sterminio tentato di una nazione che come quella ebrea ha saputo resistere e rinascere, continua ad essere sostanzialmente celato, rimosso, cancellato dalle coscienze come dai libri di storia.
Non lo dico soltanto perche' questo silenzio mi coinvolge personalmente, nel suo essere rumoroso e assordante.
Europeo e Romano quale sono trovo inconcepibile che non una lacrima, non un ricordo, non una parola, non una analisi storica la civilissima Europa sappia spendere per un popolo che e' piu' numeroso di quello dei Danesi, o degli Ungheresi.
Se vi e' comunita', e se questa ha coscienze, non puo' oltre rimandare di porsi questo aspetto del suo passato, che talvolta, o spesso, nutre il presente di riflessi non dissimili da quelli di allora.
La proposta e' semplice: un monumento magari piccolo piccolo, una ruota da carro, o meglio il volto di un bambino zingaro. Da erigere in una zona magari molto molto lontana dal centro della Citta', perche' la citta' e' tutta citta'.
Quel pezzo terribile di Olocausto deve essere riportato alla luce dolce che il cielo di Roma sa regalare.
Piazza degli Zingari, a Roma, e' si' nel luogo in cui nacque Giulio Cesare... Ma non basta. Non e' questione di toponomastica. E' questione di volonta', e quindi anche, certo, di sacralita' laica di simboli semplici; se sono in grado di rappresentare quella volonta', quella volonta' di apertura, dialogo, attenzione, dolcezza che ti e' stata ancora una volta propria ieri."