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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 22 ottobre 1998
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(Inserto "Affari" del "Corriere della Sera" del 19 ottobre)

"Ufficialmente non esiste. Ma la lobby filoserba che alloggia nel Palazzo italiano, erede di una vecchia e storica amicizia tra Roma e Belgrado, ha tirato un sospiro di sollievo: il parziale accordo sul Kosovo tra il presidente serbo Slobodan Milosevic e la comunità internazionale significa il rinvio della minaccia di bombardamenti Nato. Bombardamenti che avrebbero potuto colpire anche le installazioni telefoniche usate dall'apparato militare serbo, che appartengono alla Telekom semiprivatizzata serba e quindi in parte anche a Telecom Italia.

L'isolamento internazionale di Belgrado, infatti, ha riportato d'attualità le polemiche sull'investimento costato a Stet International - quindi a Telecom - un totale di 1570 miliardi di lire per acquisire nell'estate del '97 (insieme alla società greca Ote) il 49 per cento della società statale serba delle telecomunicazioni. Al partner italiano è andato il 26% di Telekom, a quello greco il 20%. Un investimento che Serpicus - lo pseudonimo dietro il quale pare si celi un alto diplomatico italiano - sulla rivista <> (numero 398 - "Kosovo, il triangolo dei Balcani", ndr) ha così spiegato: <<....Quello che il nostro Paese può fare a difesa dei propri interessi - che poi significa anche difesa del popolo serbo e della stabilità dei Balcani - non può collidere con la politica di Stati Uniti, Germania e Francia. Mantenendo questa rotta, possiamo fare molto di utile sia a noi che ai serbi. Ad esempio, evitando il collasso della Serbia. Ad impedire il quale ha contribuito il versamento nelle esauste casse di

Belgrado di 800 miliardi di lire della Telecom Italia>>.

L'ordine, quindi, sarebbe quello di <>. Per evitare quella che sempre Serpicus definisce <>. Per evitare, inoltre, l'egemonia politica, ma anche commerciale ed economica della Germania nei Balcani. E, soprattutto, per <>, indispensabile per sostenere le relazioni tra Italia ed Europa centrorientale. Scenari geopolitici, questi, firmati solo con uno pseudonimo. Ma molto indicativi di una strategia che, all'interno di un certo milieu diplomatico, militare e delle ex partecipazioni statali, conta ancora diversi seguaci.

A Belgrado, infatti, nessuno dubita che il denaro incassato da Telecom Italia sia servito al governo serbo ad assicurarsi consenso sociale in un momento cruciale dello scontro con l'opposizione (cioè appena prima delle elezioni). Alcuni analisti - come Marco Lachi dell'Isdee (Istituto di studi e documentazione sull'Europa Orientale) di Trieste - calcolano che almeno un terzo dell'investimento italo-greco (la Grecia è un tradizionale alleato di Belgrado) sia stato immediatamente utilizzato per pagare le pensioni arretrate e gli stipendi dei militari dell'esercito federale jugoslavo <>. D'altra parte, Milosevic ha disperatamente bisogno di denaro contante: gli stipendi arretrati hanno quest'anno raggiunto la rispettabile somma di 12 milardi di dinari, cioè 2 miliardi di dollari (oltre 3.300 miliardi di lire). Anche l'opposizione serba sostiene che questo denaro non è servito per rilanciare l'industria statale serba e le esportazioni, ma ad arginare fa

lle nel welfare state serbo, ma anche per riparare alcune di quelle infrastrutture - come le strade e le ferrovie - senza le quali qualunque sforzo bellico sarebbe insostenibile... E oggi ai vertici della Telekom serba ci sono più di venti dirigenti italiani.

D'altra parte, gli interessi italiani vanno oltre la pur importante partecipazione di Stet International. L'Italia è il secondo partner commerciale della Serbia (nella classifica dell'interscambio) dopo la Russia e prima della Germania: rispetto al 1996 l'interscambio è cresciuto del 70%. Nel 1997 l'Italia, infatti, ha esportato a Belgrado merci per 482 milioni di dollari e ne ha importate per 272 milioni di dollari. Entrambi i dati verranno ampiamente superati nel '98, con l'Italia che si confermerà fornitrice di almeno un decimo di tutte le merci importate dalla Serbia. L'anno scorso la Finest, finanziaria di Pordenone specializzata in mercati dell'Est, ha costituito un'Agenzia speciale per lo sviluppo, con sede a Belgrado. Partner è la Beobanka, il più importante istituto di credito jugoslavo...Sul fronte finanziario la presenza italiana è sottolineata dall'ufficio di corrispondenza della Cassa di Risparmio di Udine. L'Ice ha riaperto il proprio ufficio nella capitale della Federazione jugoslava. E tra il

'97 e il '98 anche alcune tra le principali industrie calzaturiere italiane hanno riscoperto la Serbia, trasferendovi molte commesse.... (Riccardo Orizio)".

 
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