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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 3 novembre 1998
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("Sole 24ore" del 3/11/98)

"Belgrado - Un altro potenziale focolaio di crisi si sta aprendo nei Balcani. A rischio instabilità, questa volta, la Macedonia. L'unica repubblica uscita indenne dalla disgregazione della ex Jugoslavia potrebbe infatti tramutarsi nel prossimo fulcro della crisi balcanica: il secondo turno delle elezioni politiche, svoltesi domenica, ha infatti confermato la schiacciante vittoria dei partiti della destra ultranazionalista.

Anche se i risultati ufficiali non sono stati ancora resi noti è ormai chiaro che almeno 58 dei 120 seggi del parlamento di Skopje sono stati aggiudicati dai nazionalisti del Vmro (Organizzazione rivoluzionaria macedone) e dai centristi dell'Alternativa democratica, mentre agli ex comunisti dell'Unione socialdemocratica sarebbero andati non più di 29 seggi. Il premier uscente Branko Crvenkovski ha ammesso ieri sera in televisione la sconfitta, che rischia di avere gravi ripercussioni in campo internazionale.

La Macedonia infatti è stata scelta dalla Nato quale base di appoggio per le operazioni nel Kosovo dei duemila osservatori civili dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che dovranno verificare il rispetto degli accordi tra Belgrado e la comunità internazionale per la normalizzazione della situazione nella provincia serba a maggioranza albanese. In Macedonia dovrebbero essere insediate le basi della missione di reazione rapida di truppe di terra e delle squadriglie aeree che dovrebbero intervenire in caso di pericolo dei verificatori Osce in Kosovo.

Ma gli ultranazionalisti del Vmro in campagna elettorale hanno ripetutamente espresso la loro contrarietà al coinvolgimento della Macedonia nelle operazioni internazionali in Kosovo. La ragione non è solo la volontà di non essere coinvolti nell'ennesima turbolenza balcanica. Gli ultranazionalisti macedoni sono infatti in rotta di collisione con la minoranza albanese che rappresenta il 23 per cento della popolazione, due milioni e duecentomila persone, della repubblica ex jugoslava.

Il Governo uscente degli ex comunisti che fanno capo al presidente Kiro Gligorov era riuscito a frenare le mire indipendentiste degli albanesi coinvolgendoli nella gestione del potere. La vittoria della destra nazionalista ora esclude l'inclusione di rappresentanti albanesi nel nuovo esecutivo. E questa potrebbe essere la miccia in grado di far esplodere una nuova ribellione albanese nei territori dell'ex Jugoslavia.

Il vero vincitore di queste elezioni sembra essere il Movimento di liberazione del Kosovo (Uck), che da tempo insiste sull'esigenza dell'unitarietà della lotta per l'indipendenza degli albanesi che vivono nella provincia serba e di quelli macedoni. Obiettivo che rappresenta il vero incubo della comunità internazionale, che sa bene che se le tensioni nazionaliste scoppiassero anche in Macedonia, sarebbe pressochè impossibile evitare che si estendano anche nel resto dei Balcani. (Elena Ragusin)".

 
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