VISITA DI KABILA IN ITALIA. PR: UN PERSONAGGIO CHE HA DIMOSTRATO TUTTO SALVO DI VOLER COSTRUIRE LO STATO DI DIRITTO NEL CONGO
Roma, 23 novembre 1998. Ieri sera nella hall dell'Hotel Excelsior, a Roma, un militante del Partito Radicale è stato aggredito dalle guardie del corpo del presidente della Repubblica Democratica del Congo, Laurent-Désiré Kabila, al quale aveva gridato in francese: "Assassino! Assassino! Il suo posto è davanti ad un tribunale." Il militante, di nazionalità belga, Alexandre de Perlinghi è poi stato fermato dalla polizia per 40 minuti mentre i suoi aggressori non sono stati neanche controllati.
"Da iscritto al Partito Radicale transnazionale e transpartito - ha scritto de Perlinghi nella querela indirizzata alla Procura della Repubblica di Roma - mi assumo pienamente la responsabilità delle frasi che ho rivolto al presidente Kabila. Per quanto riguarda, invece, il comportamento delle guardie del corpo e della polizia italiana che non è intervenuta a seguito dei due episodi di violenza, ritengo di dover esporre i fatti, affinché chi di dovere intervenga nel caso in cui si ravvisino estremi di reati. Il presente atto ai fini di ottenere la punizione dei colpevoli che la Signoria Vostra Illustrissima vorrà individuare".
In merito alla visita ufficiale in Italia del presidente Kabila, il Partito Radicale, nel denunciare le sue gravi responsabilità - ancorché condivise con altri regimi della regione - per quanto riguarda la crisi nella regione dei Grandi Laghi, ricorda che la commissione d'inchiesta dell'ONU non ha potuto indagare sulla scomparsa di oltre 200.000 persone, essendo stata bloccata per sei mesi in un albergo della capitale e poi definitivamente espulsa senza poter effettuare alcun controllo. Ricorda inoltre che l'ex Zaire rimane una zona in cui è violato sistematicamente il diritto, dove è abolito ogni posssibilità di intervento umanitario. Ancora una volta, senza tenere in considerazione questi fatti, il Presidente Scalfaro, il sottosegretario agli esteri Rino Serri, con la benedizione del Papa e - guarda a caso - della comunità di Sant'Egidio, ricevono, "nel tentativo di una mediazione per fermare la guerra nel Congo", con tutti gli onori, un personaggio che ha dimostrato tutto salvo voler costruire uno stato
di diritto nel Congo.
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