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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Marco - 2 dicembre 1998
Nota sul partito radicale

1 - DIECI ANNI DI TRANSPARTITO TRANSNAZIONALE

Con la svolta transnazionale il Partito radicale si pose l'obiettivo di creare un soggetto politico in grado di affrontare grandi problemi della nostra epoca che attraversano i confini nazionali. Un partito che allo stesso giorno presentasse le stesse proposte di legge in piu' parlamenti possibili, e che lottasse per rafforzare le istituzioni e il diritto internazionali.

Il partito voleva essere innanzitutto uno "strumento" per i cittadini di tutto il mondo per fare politica su alcune "grandi questioni", sulle quali i partiti nazionali erano inerti. Il dato "strumentale" del partito era l'elemento davvero nuovo, al di la' del contenuto delle varie campagne. Se infatti le campagne erano caratterizzate dalla continuita' con la storia radicale, in particolare rispetto alla forza ed alla centralita' del diritto e della nonviolenza, i connotati della transnazionalita' e della transpartiticita' erano gli elementi costitutivi del "partito nuovo".

A distanza di dieci anni, si sono verificate le nostre previsioni rispetto all'inadeguatezza, quando non al vero e proprio fallimento, dei partiti politici nazionali. In particolare essi non sono riusciti a dare risposte di governo rispetto a tre grandi eventi europei: la democratizzazione dell'Est europeo, la guerra in Yugoslavia, l'integrazione europea. Di fronte a tali sfide, il dato piu' evidente e' stato quello della debolezza delle democrazie dell'Europa occidentale nel porre il valore del diritto, non soltanto come principio cardine dei propri Stati, ma anche come modello da esportare, se necessario con la forza.

La realpolitik si impose,facendo si' che l'uscita dal comunismo mantenesse intatto il sistema della corruzione istituzionalizzata (con la partitocrazia proporzionalista al posto della dittatura), trasformando la transizione democratica in fattore di instabilita' che rafforzo' nazionalismi e conflitti etnici.

Incapaci di proporre il modello della democrazia liberale, gli Europei occidentali non reagirono di fronte all'aggressione serba ai danni della Croazia e della Bosnia. "L'Europa nasce o muore a Sarajevo" fu lo slogan radicale nel 1995 per chiedere all'Unione europea di farsi carico della vita delle popolazioni bosniache, attraverso l'adesione della Bosnia all'Unione europea. L'inerzia dell'Unione stessa segno', se non la morte, il rinvio a tempo indeterminato di un'Europa in grado di difendere la pace al di fuori dei propri confini.

Anche se gli eventi hanno confermato l'analisi della "debolezza dei partiti nazionali/elettorali" (deboli in quanto costitutivamente dipendenti dalle istituzioni elettive e dagli interessi ad esse legati), si stanno affermando alternative ai partiti elettorali che sono "altre" rispetto a quella del partito transnazionale. Allo stesso modo si stanno affermando, con la crisi degli Stati nazionali, delle alternative che sono "altre" rispetto alle istituzioni sovranazionali legttimate dalla sovranita' popolare. Le alternative sono quelle del "governo senza istituzioni", cioe' del governo "di fatto" che, sconnesso dalle istituzioni democratiche, e' nelle mani della classe burocratica, favorendo il formarsi di assetti organicisti e consociativi della societa'.

2 - BUROCRATI DI TUTTO IL MONDO

La globalizzazione e' ormai un processo costantemente analizzato nei suoi piu' svariati aspetti. Persino uno degli assunti che stava alla base della transnazionalizzazione del Partito radicale, cioe' la necessita' di organizzare la politica a livello transnazionale, e' oggi piu' accettato, meno innovativo e quindi meno mobilitante di quanto non fosse 10 anni fa.

Le maggiori forze politiche hanno pero' rinunciato, quasi ovunque nel mondo negli ultimi anni, a proporre forme di governo transnazionale federalista. Non hanno avuto la forza di chiedere, e quindi di rischiare, il consenso dei cittadini su quel tipo di programma, anche se spesso ne riconoscevano la adeguatezza teorica. Le proposte federaliste a livello mondiale ed europeo, sono oggi completamente escluse dall'agenda politica anche dei piu' illuminati partiti occidentali, o sono tuttalpiu' relegate al rango di utopie buone "in linea di principio". Un'esclusione che, fatte salve eccezioni significative come la battaglia spinelliana e radicale sugli Stati Uniti d'Europa, non e' nemmeno il risultato di vere e proprie sconfitte politiche, ma di un semplice abbandono del campo.

Nel frattempo la complessita' delle societa' contemporanee ha prodotto fortissime spinte centrifughe e localistiche. Le amministrazioni pubbliche hanno cercato di adattarsi a lla complessita', mentre la politica si e' limitata a secondare e razionalizzare gli adattamenti nel frattempo prodottisi. A livello nazionale, la forma piu' classica di questo "adeguamento burocratico del potere politico" e' quello della creazione di innumerevoli "Authorities", Garanti, Osservatori ed altri organismi "indipendenti" che servono innanzitutto a neutralizzare gli scontri politici ed ideali. A livello internazionale si aggiunge ad essi il fenomeno della "cooperazione funzionale" tra le pubbliche amministrazioni di diversi Paesi, cioe' del contatto diretto tra i rispettivi apparati funzionali (giustizia, agricoltura, economia, ecc..) delle pubbliche amministrazioni. La maggiorparte di tali scambi e' informale e sfugge al controllo democratico. Anche quando la politica interviene, istituzionalizzando le sedi di cooperazione,

la democraticita' del processo e' raramente garantita.

Un esempio e' quello dell'Unione europea, dove al progetto federalista, basato sulla centralita' del Parlamento, si e' preferito un assetto istituzionale che affida i maggiori poteri al Consiglio, cioe' alla sede della concertazione ministeriale, a sua volta istruita da una molteplicita' di gruppi di lavoro e contatti informali che coinvolgono direttamente i funzionari statali. Il Parlamento europeo e' un'istituzione marginalizzata rispetto alla cooperazione intergovernativa del Consiglio ed all'"amministrazione pubblica europea" della Commissione. Escluso dalle decisioni politiche fondamentali sul futuro dell'Unione, il Parlamento europeo ha un peso rilevante soprattutto su politiche comunitarie specifiche, come l'agricoltura, la pesca e la concorrenza, sulle quali i parlamentari subiscono la superiore competenza tecnico-funzionale dei governi, e devono quindi essi stessi affidarsi agli esperti ed alle lobbying specializzate.

Molto piu' spesso pero' il "governo burocratico" si realizza al di fuori di schemi istituzionali rigidi. Nel settore della giustizia, i Presidenti delle Corti costituzionali si consultano regolarmente a livello internazionale, e puo' capitare che sentenze di un Paese si richiamino a precedenti di altri paesi. I magistrati, i Pubblici Ministeri, gli avvocati, cosi' come i Presidenti delle Banche centrali, i Capi di Polizia, i Sindaci delle grandi citta', non solo si riuniscono e si consultano, ma prendono decisioni che sono reciprocamente influenzate.

Il dato di complessita' della societa' moderna porta a coinvolgere pienamente i privati e i tecnici nell'attivita' di "governo burocratico", e soprattutto quei privati e quei tecnici che siano rappresentativi di interessi specifici organizzati, di categorie attrezzate ad esercitare azione di pressione e di lobbying. Ad essi si rivolge il potere pubblico ogni qualvolta non dispone delle competenze specifiche per affrontare una questione, il che accade sempre piu' di frequente.

Il risultato di tale processo e' la marginalizzazione delle istituzioni politiche attraverso la mediazione o addirittura la delega agli organi di rappresentanza sociale e alle corporazioni. La strutturazione organicistica e corporativa e' la risposta oggi vincente nella riorganizzazione della societa' da parte del potere statale. Persino interessi molto diffusi, come la difesa dei diritti umani fondamentali, vengono appaltati alle organizzazioni cosiddette "non-governative", che spesso sono emanazione diretta degli Stati. Anche se una parte consistente dei rapporti sociali riesce comunque a sottrarsi alla morsa dello Stato, cio' avviene in assenza di una vera e propria scelta politica, di una definizione delle priorita' attuata democraticamente.

L'estraneita' dal momento del controllo democratico e spesso anche del "diritto positivo" rafforza il potere della classe burocratica, soprattutto nei momenti in cui e' necessario far fronte a delle "emergenze" di grande portata. Se la classe delle burocrazie "militari" e' stata determinante nell'affrontare tali emergenze soprattutto nei Paesi meno sviluppati, altre burocrazie, come quella dei giudici, potrebbero in futuro giocare un ruolo fondamentale nel governare quegli eventi che sfuggono al controllo della politica.

Ricordiamo in particolare due casi che danno un'idea della complessita' del rapporto tra giustizia e politica nell'era della globalizzazione:

1) Lo spazio giuridico europeo:

2 anni fa centinaia di magistrati e procuratori, per lo piu' impegnati nella lotta contro la mafia e contro la corruzione politica, sottoscrissero il cosiddetto appello di Ginevra. Tale appello chiedeva essenzialmente che fosse concessa ai procuratori di tutta Europa la possibilita' di svolgere indagini internazionali senza essere sottoposti alle autorizzazioni che ogni Paese prevede secondo le proprie leggi interne. La proposta, che rispondeva all'oggettiva esigenza di adeguare la giustizia alla transnazionalizzazione del crimine, conteneva i germi di un giustizialismo internazionale che mira a scavalcare il potere politico. D'altro canto lo stesso potere politico, in sede di Unione europea, non riesce ad accordarsi su norme federali fondamentali che diano vita ad uno spazio giuridico europeo sotto il segno del diritto invece che dell'attivismo giudiziario;

2) L'arresto di Pinochet e il tribunale penale internazionale:

Il giudice spagnolo Garzon (firmatario dell'appello di Ginevra) ha aperto l'inchiesta su Pinochet in piena attuazione del diritto internazionale, in particolare di convenzioni adottate in sede di Nazioni Unite e ratificate dal diritto nazionale spagnolo. Nonostante la legalita' dell'arresto, l'episodio ha reso evidente il potere del quale puo' disporre un giudice nazionale applicando l'universalita' del proprio diritto interno. Da questo punto di vista l'istituzione del tribunale pernale internazionale potrebbe dare in futuro maggiori garanzie di imparzialita' e di universalita' rispetto a una giurisdizione nazionale. Anche per il tribunale penale internazionale, che nel proprio statuto prevede un certo grado di autonomia rispetto alle Nazioni Unite, si porra' pero' il problema della definizione di una politica giudiziaria, ossia del rapporto tra il tribunale e le istituzioni politiche.

3 - L'INTERNAZIONALE LIBERALE, LIBERISTA E LIBERTARIA

Quali sono le battaglie prioritarie per opporsi allo strapotere della classe burocratica?:

Quali sono i fronti sui quali impegnarsi affinche' la globalizzazione aumenti gli spazi di liberta' individuali e rafforzi le istituzioni democratiche liberali?

Vi sono almeno tre "filoni" fondamentali:

a) Liberare l'individuo dal Governo e persino dalle leggi laddove cio' sia possibile;

b) Potenziare il modello liberale anglosassone attraverso le nuove tecnologie;

c) Rafforzare le istituzioni internazionali sotto il segno del federalismo e della vita del diritto;

a) LIBERARE L'INDIVIDUO

Se la complessita' della globalizzazione appare spesso ingovernabile, il riflesso liberale / liberista / libertario deve essere quello di governarla il meno possibile, di approfittarne per smantellare istituzioni, proibizioni e regolamentazioni che limitano le liberta' individuali. La pretesa di legiferare su tutto e' il peggiore nemico del diritto e il migliore alleato dello strapotere burocratico, soprattutto in quei campi in costante mutazione come quelli direttamente legati allo sviluppo tecnologico. Ad esempio su internet sono difficilmente applicabili normative riguardanti la liberta' di espressione, la tassazione del commercio, gli orari di lavoro o di apertura degli esercizi commerciali. E' un'ottima occasione per disfarsi di buona parte di quelle norme.

Il 900 e' stato il secolo delle ideologie totalitarie, che affidavano al potere statale il compito di plasmare la societa' secondo una morale considerata superiore e meritevole di essere imposta ad ogni individuo nel nome dell'interesse pubblico. Quelle ideologie condizionano ancora profondamente le leggi e le istituzioni in tutto il mondo, anche nell'Europa Occidentale e negli Stati Uniti.

E' necessario non soltanto modificare le legislazioni autoritarie e repressive, ma anche contestare "ideologicamente" la pretesa dello Stato di legiferare su materie che appartengono alla sfera delle liberta' individuali. L'individuo deve disporre del proprio corpo, delle proprie facolta' naturali, nella misura in cui non si impone con la violenza su altri individui. Tale principio, pur essendo tanto generale da lasciare ampissimi spazi di interpretazione e di applicazione, permette di individuare alcuni campi di iniziativa:

- liberalizzazione dei comportamenti individuali: droghe, sessualita', liberta' di espressione;

- liberalizzazione dell'immigrazione, ovvero concedere la liberta' di movimento a chiunque, non solo alle elite economiche e culturali;

- liberalizzazione del commercio mondiale, ovvero abbattere le barriere doganali anche per i beni piu' "poveri", come i prodotti agricoli (tra un anno una riunione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio decidera' se aprire una nuova tornata di negoziazioni tipo "Uruguay Round");

- liberalizzazione del lavoro e dell'impresa, soprattutto nei sistemi socialdemocratici.

b) RIVOLUZIONE TECNOLOGICA PER LA RIVOLUZIONE LIBERALE.

Lo sviluppo tecnologico non si limita ad aumentare la complessita' della societa', ma ci fornisce anche preziosi strumenti per farvi fronte, per adeguare e trasformare le istituzioni democratiche.

Utilizzando le nuove tecnologie e' possibile restituire alle istituzioni il dato della "pubblicita'", altrimenti pensabile solo nell'ambito di comunita' molto piccole. Non soltanto una pubblicita' formale, sulla carta, ma una pubblicita' effettiva dei propri lavori e una nuova interazione con i cittadini. Andrebbe messa "in rete" in tempo reale la totalita' dei dibattiti, delle leggi, dei processi, degli atti amministrativi, facilitando l'accesso agli archivi e l'esercizio dei diritti di cittadinanza.

La stessa democrazia, il momento pubblico delle decisioni, riacquisterebbe rilevanza nella vita di ciascuno, nella consapevolezza e nella cultura della gente, rafforzandosi rispetto ai modelli autoritari o burocratici.

c) DIRITTO INTERNAZIONALE E FEDERALISMO

C.1- rafforzare il diritto internazionale esistente, dando priorita' all'affermazione dei diritti umani fondamentali ed universalmente riconosciuti ed esigibili (contro genocidi, crimini contro l'umanita', discriminazioni, torture, etc.), ed escludendo, rispetto alla stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, i cosiddetti "diritti inesigibili" (diritto alla casa, al lavoro, alle ferie pagate, etc.). In particolare:

- promuovere la ratifica delle convenzioni ONU sui diritti umani insieme alla ratifica del Tribunale Penale Internazionale e delle Corti regionali sui diritti umani, e alla campagna per l'abolizione della pena di morte attraverso la moratoria sulle esecuzioni;

- proporre la crezione di una Corte Universale dei diritti umani, che abbia competenza sui casi individuali ", che agisca sulla base delle convenzioni ONU in materia in modo complementare rispetto alle giurisdizioni nazionali e internazionali esistenti.

C.2 - Federalismo, Stati Uniti d'Europa.

La creazione di superstati federali deve limitarsi alle funzioni fondamentali dell'autorita' pubblica (difesa, moneta, diritti fondamentali) nel rispetto del principio di sussidiarieta'. L'inadeguatezza degli Stati nazionali deve anche essere superata "dal basso". In particolare vanno appoggiate le spinte autonomiste, indipendentiste e rivoluzionarie, nel caso esse mirino alla conquista di liberta' fondamentali negate dallo Stato nazionale.

Marco Cappato

 
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