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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Roma - 15 dicembre 1998
ASSEMBLEA DEL 4 GIUGNO - INTERVENTI
Trascrizione di interventi pronunciati nella assemblea svoltasi a Roma, presso la sede di Via Torre Argentina, il 3 dicembre 1998 alle ore 18,00.

Trascrizione integrale non editata.

Intervento di Elisabetta Scarpa

Vorrei prendere un piccolo spazio di questo evento per dire qualcosa che sono sicura e'

nell'animo di molti di noi. Piu' che sull'identita' dei radicali e sui loro strumenti, vorrei riflettere un attimo assieme a voi sulle loro ragioni. Vorrei cominciare col dire che trovo molto positivo e creativo il fatto che oggi siamo qui in tanti, tutti e ciascuno di noi convocati da tutti e ciascuno di noi convocanti. Non importano i dettagli cronologici, gli spunti, le personalizzazioni. Siamo venuti qui in tanti, curiosi di sapere, ansiosi di comunicare, forse anche timorosi di mancare, si . ma cosa? Cosa siamo venuti a cercare? Cosa siamo venuti a proporre? Cosa ci ha spinto oggi a incontrarci? Ecco, credo che sia proprio questo il punto. La spinta!. Siamo qui, pungolati o autonomi, incerti o convintissimi, ottimisti o allarmati da tante contingenze importanti e diverse; ma alla fine quello che muove il nostro primo e ultimo passo non puo' essere altro che la nostra spinta interiore, che e' la nostra ansia di vita, che e' il nostro bisogno di credere e di agire, al di fuori e al di sopra, dei temi, de

i tempi, dei nomi, delle situazioni, delle possibilita'. E' la spinta del nostro desiderio che il diritto viva, e produca vita e liberta' e giustizia, la spinta della nostra esigenza che in ogni angolo della terra, a ogni individuo sia garantita lungo tutto l'arco della sua vita quella prerogativa che gli appartiene per nascita e che si chiama dignita'.

E' questa spinta quella che io chiamo l'anima radicale, tanto diversa in ciascuno di noi, nelle sue

interpretazioni personali, nelle sue espressioni fisiche e intellettuali, eppure tanto uguale in tutti noi.

Qualcuno la puo' vedere come analisi o intuizione; e per qualcuno come etica, qualcuno, addirittura,

come religione: ho sentito la cara, attivissima Fiorina dire che Pannella e' il Cristo del XX secolo! Beh!, per non farci prendere la mano, io vedrei quest'ansia, questa spinta, questa militanza come una sorta di profonda lucidita' e di rispetto per l'essere umano, e Pannella come la sua piu' vigile, preparata, acuta, reattiva sentinella.

Ma non ho chiesto di carpire la vostra attenzione per fare questa sbavatura sui radicali, che e'

argomento a voi tutti noto. Volevo solo quantificare e qualificare la forza della loro spinta, volevo fare la sua registrazione in senso contabile, affinche', iscritta ed evidenziata tra i conti in attivo, sia sempre li' a nostra disposizione, per esserne rassicurati e prenderne vigore nei momenti in cui ci sentiamo piu' deboli, cosi' come per esempio in questo, in cui Pannella sottrae la sua presenza che ci ispira e ci innamora. Non ne sentite la provocazione?

Se poi restiamo nei termini contabili, e' ancora piu' facile registrare questa forza. Pensiamo

soltanto all'ultima incredibile battaglia vinta per Radio Radicale. Quanto vale se consideriamo la terribile situazione politica che ha dovuto attraversare? E non di meno quella sociale. Non abbiamo purtroppo personalmente sperimentato che a livello di massa, e purtroppo spesso anche di gruppo, i nostri contenuti fondamentali, le nostre ispirazioni ancestrali sono pressoche', sconosciute? E' stato un successo straordinario e meraviglioso. Cosa sono cento, mille o anche diecimila digiuni di uno o piu' giorni, di fronte alle leggi tiranniche dei grandi numeri? Semplice: e' la forza delle nostre ragioni, del diritto, della legalita', della liberta' che, solitaria, ha battuto l'opportunismo istituzionalizzato e l'indifferenza massificata.

Ma e' proprio la consapevolezza di questa forza che ci invita a divenire scrupolosi, severi

guardiani, affinche', la sua purezza non abbia mai a sminuirsi, a corrompersi nella debolezza delle

incomprensioni delle personalizzazioni, delle strumentalizzazioni, nel disinteresse o l'abbandono, e

banalita' di questo genere, che sono facili, quasi inevitabili, ma che sono anche certamente estranee

alla consapevolezza radicale. Ecco, era su questo punto che volevo avanzare una riflessione, nel

contingente periodo di incertezze, di domande, di soluzioni, di rifondazioni.

Ho sentito tante volte dire che gli strumenti prefigurano il fine, ma (non so se sbaglio) vorrei

dire anche che le motivazioni, le ragioni, le spinte del partito, prefigurano i suoi strumenti, come il

combustibile prefigura il suo motore. Le sue ragioni nascono e si alimentano nel diritto e dunque i suoi strumenti soprattutto devono vivere e operare nella piu' perfetta aderenza al diritto, prima di tutto quello che si e' dato come istituzione. Ogni radicale impersona quel diritto, nel senso che e' tenuto sempre e ovunque a farlo valere, a farlo rispettare, ma anche e soprattutto a rispettarlo. Penso che per ogni Radicale, al di sopra della sua iscrizione, della sua militanza o della sua particolare elezione o nomina, cio' rappresenta la sua responsabilita' principale, direi coesistenziale. Perche', le nostre ragioni sono la nostra forza, una forza che ci connota e che ci rende ciascuno un dono prezioso cosi' come e' e per quello che e', ma una forza anche che ci supera, che supera la nostra persona. Una forza che supera anche le nostre battaglie, una volta che le ha vinte. Non sono le mozioni a mantenerci vivi, ma noi a mantenere vive loro e operanti. Credo di capire che e' per questo che il partito non d

eve mai calcificarsi, ma al contrario essere sempre capace di rifondarsi per poter far sempre operare le sue motivazioni nelle nuove situazioni. Se per assurdo si arrivasse a (cito Pannella): " disporre di un'organizzazione politica capace di consentire in decine di Parlamenti, ecc. ., l'approvazione (aggiungerei: e di garantirne l'applicazione) di leggi fondamentali per la vita del pianeta e per la liberta' e i diritti di tutti" (fine della citazione), allora penso che il Partito potrebbe anche chiudere e ogni Radicale, che ha volontariamente e volenterosamente prestato la sua persona al diritto, potrebbe finalmente tornare a riposarsi, reimparando a godere per aver semplicemente soddisfatto le sue esigenze, le sue spinte, le

sue ragioni.

Avevo una curiosita', ma non vorrei occupare troppo spazio... Mi ero presa lo sfizio di andare a

misurare la forza anche nel tempo della spinta, delle ragioni radicali, e ho trovato su un libro di

educazione civica di mia figlia: "Il Partito Radicale italiano fu costituito nel 1878 ad opera di persone di diversa estrazione ideologica (garibaldini, repubblicani, persone di orientamento democratico e socialista) e si distinse per l'opposizione condotta contro la Sinistra salita al potere con Agostino Depretis (il primo ideatore del trasformismo politico: mia annotazione) e contro i governi di Francesco Crispi. Il PR sviluppo' vivaci campagne a favore del suffragio universale, di una scuola laica, della moralizzazione della vita pubblica, ecc. Tuttavia esso non riusci' a conquistare un largo e permanente seguito per diversi motivi: in primo luogo a causa della scarsa presenza in Italia di una borghesia moderna che sostenesse le sue campagne per le riforme; in secondo luogo per la crescita del movimento operaio e socialista che restringeva le sue possibilita' di egemonizzare l'opposizione; e infine per l'abile politica di apertura praticata da Giolitti che riusci' ad ottenere la collaborazione di alcune

personalita' del PR." (Stato e Societa'. Dizionario di Educazion Civica, Marchese, Mancini, Greco, Assini, Ed. La Nuova Italia). Incredibile! siamo saliti sulla macchina del tempo? Pur tenendo conto delle soluzioni di continuita', non e' incredibile che ad oggi non sia ancora cambiato quasi niente?

Eppure qualcosa e' cambiato: il partito radicale e' rinato, esiste ancora, e pur se ha continuato a

schierare nel parlamento italiano piccoli numeri, ha esteso nel mondo la sua forza, ha imparato a

usarla, a combattere le sue battaglie e spesso a vincerle.

E' un invito ad andare avanti, a restare sempre vigili, a non dare niente per scontato, a

rimetterci sempre in discussione per scoprire come essere piu' efficaci.

 
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