Trascrizione di interventi pronunciati nella assemblea svoltasi a Roma, presso la sede di Via Torre Argentina, il 3 dicembre 1998 alle ore 18,00.Trascrizione integrale non editata.
Intervento di Mariano Giustino
Vi ringrazio tutti per essere convenuti.
Fa un certo effetto vedere, dopo tanto tempo, il salone di via di Torre Argentina gremito di radicali, di cittadini per dibattere di temi così urgenti.
Siamo qui convenuti, liberamente convenuti, in questa Assemblea che è un momento di questa nostra determinazione ad esserci e a fare politica Radicale, da Radicali, nel destinare energie e vita ad un simile impegno!
Grazie, dunque, per essere in tanti qui.
Questa Assemblea rappresenta un momento importante di un percorso di riflessione, direi di autocoscienza e di lavoro politico di mesi e mesi, all'interno del quale le riunioni che, in maniera continua e costante, si sono tenute ogni giovedi', sono state un elemento fondamentale di chiarificazione e di crescita politica.
Sono stati mesi e mesi di iniziative costanti e di cruciale importanza. Ma soprattutto mesi e mesi di lotta se andiamo a guardare i processi, se andiamo a guardare i diecimila digiuni, la battaglia per Radio Radicale, mesi e mesi di lotta con giorni e notti di lavoro militante. Già questo rappresenta di per sé, un chiaro esempio di continuità con la nostra storia, con il nostro essere Radicale in un contesto che è di Regime , in quanto liberticida, in quanto pervasivo nei confronti del diritto e della legalita' costituzionale; e questo rappresenta sempre piu' esempio di continuita' nella nostra lotta per la affermazione del diritto e dei diritti.
Per non parlare poi del nostro impegno per quanto riguarda la battaglia per l'approvazione dello Statuto istitutivo del Tribunale Penale Internazionale, battaglia di importanza storica, epocale, col digiuno di dialogo e la maratona oratoria dinnanzi alla FAO, per dare forza ed essere speranza per i delegati di 160 paesi della conferenza istitutiva riunitasi a Roma; affinché, senza remore e senza indugio, si compisse una scelta di libertà e di civiltà, senza precedenti, che i Radicali, nel corso di 10 faticosi anni, hanno sapientemente reso possibile.
E la raccolta di firme per le 4 importanti petizioni su temi importanti e urgenti.
In particolar modo la battaglia per l'incriminazione di Milosevic davanti al tribunale dell'AIA, questa battaglia e quella per la ratifica dello statuto del tribunale penale internazionale, sono strettamente interconnesse. E non soltanto perché, il successo della battaglia per l'incriminazione di Milosevic darebbe evidentemente un forte impulso alla istituzione del tribunale penale internazionale il cui statuto è stato approvato nello scorso mese di luglio.
Ma anche perché, rappresentano insieme, per tutti coloro che guardano ad un superiore livello di civiltà, di libertà e di democrazia, una grande opportunità di edificare nel mondo la civiltà del diritto, per il rispetto dei diritti umani e della persona, per prevenire e sanzionare crimini così orrendi, come quello di genocidio.
Certamente, in particolar modo, in questi ultimi mesi, si è venuta a creare una situazione di introversione, di empasse, di blocco; si sono creati problemi di comunicazione e di relazione politica vera e propria tra settori dell'area Radicale che sembrano diventati dei compartimenti stagni, non comunicanti, appunto, che tendono ad irrigidirsi e ad autoriprodursi.
L'assenza di Marco ha accentuato tale situazione.
Non c'è dubbio che tutto questo può essere superato con slancio con un ritorno alla legalità e alla trasparenza statutaria, ed al rispetto di vincoli e regole formali precisi.
Insomma emerge il quadro di una situazione magmatica senza ordine formale, di introversione e di blocco, su cui è necessario riflettere.
Vedete, io penso che il mondo e quindi anche l'Italia abbiano bisogno della nobiltà della politica, della concretezza della politica radicale, delle nostre puntuali previsioni, della politica Radicale, insomma.
Noi non siamo sconfitti, perché, le nostre ragioni, il nostro progetto politico sono esattamente le ragioni e il progetto di cui ha bisogno la comunità internazionale e l'UE per rifondarsi in termini di diritto e di libertà.
Una Unione Europea che davanti a delle opportunità di crescita, vedi la caduta del muro di Berlino e davanti ai nazionalismi, alle guerre di aggressione non ha saputo essere all'altezza degli eventi, facendo prevalere gli interessi dei singoli stati nazionali, della "realpolitik".
E' prevalsa la vecchia logica delle fazioni nazionali e nazionaliste, degli interessi economici e strategici rigidamente contrapposti.
E dunque per i Radicali, federalisti Spinelliani, una priorità è senz'altro quella di rilanciare la nostra battaglia per gli Stati Uniti d'Europa subito.
Il 1 gennaio 1999 entra in vigore l'Euro e quindi si avvierà il processo della piena unione economica e monetaria.
Un primo avvio di rilancio della battaglia potrebbe essere fatto con, una manifestazione, proprio il 1 gennaio, forse a Bruxelles.
Per chiedere che l'Europa che vogliamo sia un Europa in cui si riconosca la decadenza dello stato nazionale, la necessità della effettiva limitazione della sovranità nazionale e che a partire da questo sia in grado di formulare una politica comune e quindi non solo una politica economica e monetaria comune, ma anche dei diritti, dei diritti umani, una politica ambientale, demografica, militare, una politica dell'immigrazione comune. Perché, tali problemi, è evidente, che non possono essere né, affrontati, né, risolti con i mezzi di cui dispongono gli stati nazionali.
Continuare a dedicare energie, ad essere speranza, a dedicare almeno una parte fondamentale e preziosa della propria vita a tutto questo, a mio avviso, ne vale la pena.
Io ritengo che le lotte compiute in tutti questi anni, le grandi conquiste che si sono conseguite, abbiano accresciuto le nostre energie e abbiamo creato un corpo, un patrimonio, una ricchezza inestimabile di conquiste di libertà e di civiltà in Italia e nel mondo.
Il patrimonio inestimabile di libertà e di bellezza che abbiamo accumulato, lo ripeto, può consentirci la sfida piu' nobile ed elevata: la costruzione nel mondo di una grande civiltà del diritto, con istituzioni adeguate.
Tutto questo però deve fare i conti con alcune importanti difficoltà.
Il consolidarsi delle pratiche di ostracismo politico e distruzione della immagine nei confronti nostri, della nostra storia, di Radicali e di Marco Pannella.
La cultura dell'ostracismo, della censura fa parte della cultura dominante della nostra società ed è cultura dell'ostracismo anche rispetto alla memoria storica del paese, nei testi scolastici, nei testi universitari e delle principali fonti editoriali del paese.
Infatti non può bastare per questa cultura la semplice soppressione del presente, è necessario che sia soppressa anche la memoria storica.
Certamente, malgrado questo ostracismo, se non vi fosse stata la Corte Costituzionale che operò contro costituzione, contro diritto, vietando i Referendum, che erano pronti per essere sottoposti al voto, il regime molto probabilmente non si sarebbe salvato.
Il regime anche in questi tre anni si è salvato grazie alla negazione del diritto e dei diritti.
E allora ritornano puntuali i richiami di Pannella alla dottrina Liberale.
Per un liberale, in dottrina, dinnanzi alla violenza contro il diritto e la libertà, ha il dovere di insorgere?
Per il nonviolento è un codardo il violento che, avendo maturato convinzioni sulla pericolosità del potere, non decide di agire violentemente contro di esso.
Abbiamo sciolto il movimento dei Club perché, quel soggetto politico a termine non era uno strumento idoneo per la nuova grande sfida di abbattimento del regime.
Quello fu certamente un grande esempio di integrità e di nobiltà della politica intesa in senso ghandiano, la ricerca dello strumento piu' adeguato alla lotta, la sperimentazione delle analisi e degli strumenti, perché, appunto lo strumento è consustanziale al fine, lo strumento che prefigura il fine.
E allora evocammo l'esercito partigiano che si scioglie tra le montagne per essere non individuabile, irriconoscibile, al nemico; e quindi la soluzione di continuità, i fiumi carsici che lungo il percorso tortuoso, traggono forza, energia vitale, per poi dare vita ad altro come ad un fiume impetuoso che viene giu' a valle.
Ecco la soluzione di continuità.
E allora quali nuovi strumenti e quali nuove energie possono essere adeguate ad una priorità chiara: il regime da abbattere e la lotta tesa ad abbattere il regime che non è solo italiano, che deve coniugarsi alla lotta per l'affermazione del diritto nei rapporti tra le persone.
Il Partito Radicale, cosi' come è adesso è adeguato per questa sfida?
Se non è adeguato, come deve essere rifondato?
Come è possibile una rifondazione, se non attraverso una soluzione di continuità?
Di tutto questo evidentemente occorre dibattere, occorre un dibattito aperto.
Ma tutto questo si scontra con il nostro modo di stare insieme, di essere organizzati con uno strumento che deve prefigurare i fini comuni.
E allora è chiaro che un primo passo verso una soluzione di continuità è nel superamento dell'attuale assetto privo di formalità e di rispetto delle regole che ci siamo dati.
Anche sotto questo aspetto, il documento diffuso da Paolo Pietrosanti è per me utile e ne condivido pienamente il contenuto.
Per quanto riguarda il congresso del P.R.; non vi è alcun dubbio sul fatto che esso avrebbe dovuto essere convocato già 2 anni fa; cosi' come non vi è dubbio che sia grave che non si sia tenuto, e che debba essere convocato al piu' presto, e che quindi sia ora arrivato il momento di fissarne la data.
Ma è anche vero e necessario che il congresso dovrà essere il momento in cui le energie creative di questo soggetto politico dovranno manifestarsi e dispiegarsi in pieno, e trovare quella forma e quegli obiettivi che siano adeguati a quelle sfide di importanza epocale che ci attendono.
E allora dobbiamo subito intensificare il nostro lavoro per questo, anche in questa Assemblea.
Occorre non soltanto, quindi, un pieno di iniziativa e di iniziative, occorre capire come arrivare al congresso, attraverso quale percorso e per quali grandi battaglie.
Il dibattito precongressuale è di fatto aperto.
I due binari che vedo lungo il percorso che abbiamo davanti sono certamente quello della data di fissazione del Congresso con la apertura della campagna di iscrizione al Partito; ma penso, inoltre, che una grande priorità del P.R. dovrà essere la campagna per la ratifica entro l'anno 2000 dello Statuto della Corte Penale Internazionale.
E a tal proposito, nel ricordare che il prossimo 10 dicembre è il giorno della celebrazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, voglio proporre di fare una manifestazione con la quale si chieda al governo italiano di assumersi le proprie responsabilità per quanto riguarda l'incriminazione di Milosevic e di avviare subito le procedure di ratifica, per far sì che la corte entri in funzione entro il 2000.
Non c'è dubbio che un'altra grande priorità del Partito Radicale dovrà essere la lotta Antiproibizionista, per rilanciarla in maniera piu' ampia ed incisiva in Italia e nel Mondo.
Mi avvio alla conclusione.
Questa Assemblea rappresenta, una tappa importante del nostro dibattito che è iniziato ad aprirsi.
Mi auguro che questa Assemblea, in termini di scadenze, di appuntamenti, di iniziative, si dia delle indicazioni precise.
Credo, intanto, che la proposta di manifestare il 10 dicembre per la ratifica dello statuto del T.P.I. e per l'incriminazione di Milosevic sia questo già un appuntamento che potremo darci.
Io concludo, questo mio intervento con questa consapevolezza.
Ebbene la vicenda di Ocalan, quella di Kabila, quella di Milosevic, di Pinochet, dell'immigrazione, ecc..., hanno messo in luce ancora una volta 2 questioni e due esigenze di cruciale importanza. Hanno messo in luce l'assoluta necessità del Tribunale Penale Internazionale, l'assoluta necessità della politica Radicale in Italia e nel Mondo.
Grazie.