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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Gianfranco - 18 dicembre 1998
Giorni fa (il 2 dicembre) Marco Cappato ha per così dire aperto il dibattito precongressuale con una nota spessa, argomentata e articolata.
La lettura di Marco merita attenzione perché individua alcuni dei nodi fondamentali per chi intenda agire in modo transnazionale e costituisce un contributo assai utile a focalizzare i problemi: essa implica però, per quanto mi riguarda una serie di osservazioni e commenti che mi da loccasione di esprimermi anche su una certa idea del Partito Radicale, che ognuno di noi ha potuto venire a maturare.

1.FALLIMENTO PARTITI TRADIZIONALI: è certamente vero che la debolezza con la quale l'Occidente ha affrontato le sfide che derivano dal crollo del blocco comunista costituisce oggi una delle ragioni principali dei problemi che assillano quei popoli e quei paesi. Quanto i "partiti" e segnatamente le loro organizzazioni internazionali abbiano colpa rispetto al generale scollamento fra governi e apparati diplomatico finanziari da un lato e partiti dall'altro è altra questione. Avrebbero potuto CDU e partito socialista francesi opporsi a Kohl e Mitterrand e influenzare le loro scelte, che superavano largamente i confini non solo dei loro partiti, ma naturalmente delle varie Internazionali dei partiti, per combaciare piuttosto con la visione geopolitica dei rispettivi paesi.

Mitterrand sulla Serbia fa prova di solidariet... di sinistra o si ispira soprattutto a Clemenceau?

Cio detto, resta valida la nostra critica soprattutto perché parliamo di scatole vuote e di organizzazioni che hanno rinunciato ad esercitare la minima influenza nelle questioni internazionali.

Altro che imporre la democrazia con "la forza", come dice M.Cappato, il che mi pare comunque un tantino esagerato. I partiti hanno definitivamente abdicato, e lo si è visto per il Tribunale permanente, che è la success story dell'anno, dove di "politici" c'eravamo solo noi e Robert Badinter, ma non certo il suo partito.

Mi pare pi- difficile invece ipotizzare che la corruzione ad Est potesse essere arginata da partiti che ad Ovest sono alle prese con i loro problemini a meno di esportare un giustizialismo di cui però faremmo volentieri a meno anche a casa nostra.

Anche la questione della ex Iugoslavia mi pare confermi questa analisi, poiché quando noi lanciammo, sin dalle europee del 1994, lo slogan l'Europa muore o rinasce a Sarajevo - che fu poi ripreso letteralmente da Kouchner, Cohn Bendit e altri che con noi manifestarono a Cannes -, in realt... le contraddizioni europee erano "nazionali" prima che politiche, o partitiche, con la Germania con la Croazia e la Francia, lItalia (ahimè) e la Gran Bretagna riluttanti a opporsi frontalmente alla Serbia. E' anche vero che proprio nel 1995 tutto poi fin« in 3 settimane perché qualcosa scatt¢, dopo Sebreniza, in Chirac e Mayor prima e poi in Clinton, per dire basta.

Quanto all'Europa politica, la sua inesistenza è paradigmatica in questo e in mille altri scenari.

All'analisi della debolezza dei partiti tradizionali che -a parte queste osservazioni- condivido, si unisce però, per noi, la difficolt... di realizzare il nostro progetto di partenza.

I "parlamentari di tutto il mondo" infatti è restato unintuizione straordinaria, ma da Sofia in poi non siamo realmente riusciti nell'intento iniziale, quello di suscitare la consapevolezza fra i deputati di tutto il mondo che per portare avanti certe battaglie fosse necessario (o sarebbe stato pi- opportuno ed utile) iscriversi al Partito Radicale.

Abbiamo, come Partito e attraverso le campagne condotte, ottenuto alcuni successi, in particolare quello del Tribunale, delle delibere della Commissione dei Diritti dell'Uomo dell'ONU sulla pena di morte, l'attribuzione del Premio Sacharov al dissidente cinese Wei Jin Sheng e molte altre cose ancora, accompagnando ogni volta queste iniziative con raccolte firme tra i parlamentari di tutto il mondo, ma non abbiamo salvo eccezioni, conseguito iscrizioni al soggetto politico come tale in virt- di questa o quella campagna.

Non solo, ma in 10 anni è emersa una globalizzazione delle iniziative nei campi che ci stanno a cuore che ha fatto s« che si siano potuti realizzare campagne internazionali come quella sulle mine antiuomo nella quale si è realizzato l'assioma che parlamentari di tutto il mondo abbiano effettivamente adottato testi convergenti al medesimo momento, senza che questo ingenerasse in nessun caso la consapevolezza che per far ciò fosse necessario dotarsi -o dipendere- da un organizzazione ad hoc, o addirittura da un partito.

Non possiamo poi ignorare che se è vero che l'indebolimento dei partiti comporta le critiche che si formulano sulla necessit... stessa dellesistenti dei partiti, è altrettanto vero che pretendendo e rivendicando la nostra natura di Partito siamo inevitabilmente assimilati a quella compagnia, o comunque a quella particolare forma di organizzazione, peraltro la pi- nobile che sia.

Non appartenendoci l'astuzia di altri che sull'onda della critica e i partiti chiamano i loro Lega, Movimento, Fronte, Alleanza o altro, e che comunque ha fatto sparire il nome di Partito, è indubbio che siamo chiamati a condividere parte delle critiche rivolte genericamente contro i partiti. (A proposito, avete notato che a parte il PPI e i cossuttiani, la P di Partito non appare quasi pi-???)

L'analisi sul "governo di fatto", che è un'altra faccia della teoria del "pensiero unico" è certamente corroborata anche da queste considerazioni; ma non mi pare possa di per sé avere come unica causa la crisi dei partiti, ma casomai coinvolge globalmente il modello di partecipazione alla vita democratica nata nell'ottocento o tutt'al pi- nei primi 20 anni del secolo sotto forma di partito. Credo dunque che oggi, forse a differenza di 10 anni fa, il fallimento della forma partito coinvolge inevitabilmente anche chi, come noi, pure si è accorto prima di tutti gli altri di tale crisi.

Sicché l'ultima frase del 1 punto di Marco mi pare singolarmente premonitoria di rischi interni alla stessa struttura del Partito Radicale.

2. BUROCRATI DI TUTTO IL MONDO:

Sulle Authorities, in merito alle quali è nota la polemica di Marco Pannella anche in considerazione delle personalit... che il "sistema" italiano piazza alla loro testa, il discorso a livello generale è interessante e complesso.

Un'"autorit..." giurisdizionale indipendente dalle maggioranze del momento e superiore a qualsiasi potere esecutivo giudiziario e legislativo, è uno dei contributi fondamentali della costituzione americana e deriva dalla concezione che da Locke in poi ha manrato il pensiero "costituzionalista" anglosassone del '700.

Ad esso si oppone la scuola secondo la quale la sovranit... popolare, e dunque lonnipotenza della maggioranza, non può essere ostacolata in nessun modo, figlia ovviamente della rivoluzione francese. Durante il primo congresso del PS francese finalmente al potere, nel 1981, un ministro lancio al centrodestra la frase famosa Vous avez juridiquement tort parce que vous etes politiquement minoritaire. In Italia ha prevalso questa seconda scuola e la stessa carta Costituzionale, come si sa, nonostante le insistenze di Calamandrei, ha messo dieci anni a vedere la luce proprio per le resistenze che incontrava.

Che in Italia tale organo di regolazione fra i poteri si sia trasformato in cinghia di trasmissione del potere politico è cosa nota (con la singolare situazione per la quale i suoi Presidenti emeriti, per una regol di laico contrappasso, espiano in vita i loro peccati....diventando i pi- strenui difensori delle nostre battaglie) e che quindi la diffidenze verso le Authority debba essere di rigore è senzaltro un fatto; che "in assoluto", ed erga omnes, questi organismi superiori siano in toto negativi perché svincolati dal potere politico è invece opinabile.

Negli USA questo modello ben si inserisce nei pesi e contrappesi del sistema e ispirandoci noi a quella costruzione giuridica potrebbe essere utile approfondire l'analisi dell'impatto delle authority negli altri paesi, questo beninteso per un approccio complessivo alla questione e non solo italiano.

Altre perplessit... esprimo sulla minaccia che sarebbe rappresentata dalla "cooperazione funzionale" fra amministrazioni pubbliche, a meno di aver capito male il concetto.A livello europeo essa è praticamente inevitabile - anzi inostri burocrati sono in ritardo tremendo - e di per sé mi sembra inerente a quella integrazione europea da noi auspicata a gran voce.

Fatte salve le perplessit... sulla cooperazione in materia di giustizia sulla quale tornerò' pi- tardi - e per le quali sottolineo sin d'ora l'apparente difficolt... ad assicurarvi un intervento politico, negli altri settori tale cooperazione, per esempio in materia economica, è funzionale a quella transnazionalizzazione alla quale noi vogliamo contrapporre un soprassalto politico. Ma che essa ci sia è, direi, un fatto fisiologico e non patologico di per sé.

Condivido invece l'analisi sull'UE (anche se per i campi d'azione del PE è vero proprio il contrario poiché agricoltura, pesca e concorrenza sono i settori dove il PE ha poca competenza), mentre è verissimo che laddove vi è una "codecisione" maggiore o minore, come sull'ambiente, i trasporti, il diritto delle societ... eccetera, le lobby agiscono eccome.

E indubbio che nell'inadeguatezza della risposta "democratica" cosi' come intesa per esempio nell'art 49 della Costituzione si sono inserite forme di organizzazione diverse, diversamente strutturate eccetera.

Le ONG ad esempio non sempre sono emanazione degli Stati: ad esempio la ONG Non C'è Pace Senza Giustizia e stata elemento significativo per condurre in porto una certa battaglia, proprio perché si è ritenuto utile metter avanti una ONG di tipo semi tradizionale.

Il "potere dei giudici" è certamente uno dei mali della nostra societ..., e segnatamente di quella latina, di impronta napoleonico corretta con il mito dell'indipendenza dalla magistratura.

Detto questo il rapporto tra giustizia e politica nell'era della globalizzazione è comunque complesso poiché il "controllo" della politica è in questo caso un concetto improprio.

Sull'arresto di Pinochet per esempio, che ha rappresentato malgrado tutto un formidabile passo avanti sul fronte della giustizia penale internazionale, non è Garzon che esagera, ma la titubanza ad affrettare la questione dei capi di stato in carica che i Lords hanno così incredibilmente sanzionato.

Una campagna per sopprimere gli articoli della Convenzione di Vienna sull'immunit... dei Capi di Stato non sarebbe male e questa transnazionalizzazione della giustizia penale internazionale a me sembra il "nostro" migliore successo degli ultimi anni; la fine della sovranit... nazionale assoluta, il diritto d'ingerenza, l'emergenza della possibile costituzione dell'"umanit..." come parte civile eccetera.

3.LIBERARE L'INDIVIDUO: del trittico liberale/liberista/libertario mi pare che Marco Cappato privilegi il terzo elemento secondo linee di tendenza nelle quali ritrovo lispirazione dei libertarians americani.

A me sembra che è questo un terreno dove una "dottrina" univoca nel nostro ambito non esiste, se è vero com'è vero che, ad esempio in materia di droga, a fronte di un approccio di Milton Friedman del tipo evocato da Cappato, noi abbiamo sempre chiesto nuove leggi e auspicato una regolamentazione controllata del mercato.

Sicché alla "liberalizzazione" delle droghe noi abbiamo sempre opposto la "legalizzazione"; conseguentemente sono un p¢ scettico sulla "liberalizzazione" dei settori evocati da Marco e segnatamente del punto 3, quello del commercio, che si tradurrebbe a mio giudizio nel collasso totale delle economie in ritardo di sviluppo, senza appunto "regole" internazionali gi... oggi considerate troppo "liberiste".

4. RIVOLUZIONE TECNOLOGICA PER LA RIVOLUZIONE LIBERALE

- pienamente d'accordo

5. DIRITTO INTERNAZIONALE E FEDERALISMO:

- Sui diritti inesigibili si entra nell'ampia tematica delle norme perentorie o ordinatorie.

Si potrebbe in effetti porre il problema, ma ovviamente non essendo la Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo un testo di legge la cosa lascerebbe un po' il tempo che trova.

- Una campagna ratifiche secondo me deve essere puntuale, basata su obiettivi certi e per lappunto esigibili: sicché farne una "... la carte" mettendo insieme cose puntuali e concrete (Corte Penale Internazionale, eventualmente Convenzione antimine) con altre come la campagna abolizione pena di morte che non è "esigibile" come campagna ratifica, che non ha gli stessi interlocutori istituzionali e altro.

- Io sulla Carta dei Diritti umani a dire la verit... sono molto scettico, anche se so che è caldeggiata, oltre che da Olivier, anche dal governo italiano. Credo che farebbe confusione con l'altra campagna e quindi sarebbe fonte di incomprensioni, abili e ritardi.

Infine sul federalismo non posso che constatare che "le spinte autonomiste, indipendentiste e rivoluzionarie" sono in genere all'opposto di una nostra visione dell'assetto che dovrebbe avere la societ... umana e dunque vedo con una certa preoccupazione quest'ultimo suggerimento.

Gianfranco Dell'Alba

 
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