Caro Sergio,
scusandomi per il ritardo, rispondo al tuo messagio del 15 dicembre. Come ricorderai è da ottobre che abbiamo (sottolineo il plurale) concordato di fare un ultimo tentativo - dopo il fallimento del tentativo di maggio che aveva visto NTC rinunciare unilateralmente e senza avvertirne il partito all'obiettivo "risoluzione ONU per la Moratoria 1998" - per superare l'allontanamento progressivo di NTC dal partito nella definizione e nella gestione della campagna per l'abolizione della pena di morte e per tentare di creare delle basi nuove per una campagna comune. Questo tentativo era incentrato sulla definizione di un programma di azione per i prossimi 12-14 mesi, la cui bozza iniziale ti eri impegnato a fare. Alla fine di ottobre, sempre in attesa della bozza di programma, ti ho proposto una nuova data (il 10 novembre), proposta che hai accettato.
Nel frattempo NTC ha continuato a portare avanti le sue iniziative senza che il partito fosse coinvolto nella loro definizione e, per alcune, perfino nella partecipazione ad esse (il partito non è stato coinvolto nella pagina pubblicitaria sul Corsera né sull'IHT, né sono stato invitato all'incontro con il segretario delle Nazioni unite a NY).
Per quanto riguarda la Marcia di Natale, l'unico coinvolgimento del partito che io conosca consiste in un tuo messaggio del 26 novembre che ho ricevuto il 29, ovvero due giorni dopo la scadenza fissata (la tipografia), nel quale chiedevi di poter inserire sul manifesto accanto ai promotori (Ntc, il Comune di Roma, l'Ufficio delle Nazioni Unite, la Regione Lazio) il nome del partito come aderente alla marcia. Cio' nonostante il nome del partito è stato inserito sul manifesto (anche se con discrezione) come è stata messa a mia totale insaputa a disposizione dell'iniziativa la struttura dei telefonatori del partito.
Mentre ad oggi, 20 dicembre, la bozza di programma concordata all'inizio di ottobre non c'è ancora.
Infine per quanto riguarda il "connotato radicale" della campagna, credo che ciascuno avrà gli elementi per giudicare. Un fatto è certo. Che per molti - e questo è ormai chiarissimo perfino al Parlamento europeo - questa campagna è diventata, in assenza di altro (con l'eccezione dell'Irak in questi giorni), un comodissimo modo per "sparare" sugli Stati Uniti.
Olivier