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Partito Radicale Centro Radicale - 22 dicembre 1998
Corsera/Irak: intervista a Marco Pannella

LE METAMORFOSI DEL LEADER RIFORMATORE

"Io, non violento, dico sì alle bombe"

Intervista a Marco Pannella

Il Corriere della Sera, pag.9 - 22 dicembre 1998

di Gian Antonio Stella

Pannella: Saddam è un tiranno, anche Gandhi giustificava le armi per una giusta causa. "Chi, come i pacifisti, invoca il non intervento in realtà aiuta l'aggressore"

Ma Gandhi cosa avrebbe detto, a vedere i radicali con la sua faccia sulle bandiere davanti all'ambasciata Usa per applaudire le bombe su Bagdad?

"Direbbe quel che disse. Legga: "La non violenza è compatibile con l'appoggio della violenza di chi non crede alla non violenza quando la violenza impiegata è al servizio di una causa giusta". Visto?".

Marco Pannella ghigna soddisfatto. Figurati se un vecchio gattone come lui si fa fregare: "Tutto scritto". Accende una sigaretta senza filtro. Una delle rare (si fa per dire) che si concede dopo la mazzata ospedaliera e i quattro by pass: "Il mio fisico l'ho allenato duro: o schiattava o teneva. Tiene".

Fatto sta...

"Legga: "La violenza è moralmente cattiva, ma la codardia è peggiore". Vado avanti? "Sebbene la violenza non sia lecita, quando viene usata per autodifesa o protezione degli indifesi essa è un atto di coraggio di gran lunga migliore della codarda sottomissione". Vado avanti ancora?".

Cosa vuol dire: che i pacifisti...

"Oooh, ecco il punto. Gandhi scriveva proprio in polemica coi pacifisti. Lui era uno che se c'era un conflitto prendeva sempre posizione. Mica diceva: "Deponete le armi". La vogliamo ricordare la differenza tra non violenza e pacifismo?".

Faccia.

"Quando c'è una guerra c'è sempre un aggressore e un aggredito. Invocare "fate tacere le armi e dialogate" vuol dire oggettivamente aiutare l'aggressore e il fatto compiuto. Prenda gli anni Venti e Trenta. Le manifestazioni pacifiste c'erano solo in Francia e in Inghilterra e, in parte, in America. Chiedendo di fermare il riarmo del proprio Paese chiedevano di fatto un disarmo unilaterale, perché a Hitler e Mussolini una cosa simile proprio non passava per la testa. E questa è una storia che ha percorso tutto il secolo. Fino all'Algeria. Alla Bosnia. Al Kosovo. Quando c'era un conflitto Gandhi non proponeva affatto l'obiezione di coscienza".

Eppure proprio voi radicali, a partire da Cicciomessere...

"Certo. In tempo di pace. In un contesto come il nostro. Lo stesso segretario radicale Olivier Dupuis ha passato un anno nelle carceri belghe. Si rifiutava d'usare la divisa di un esercito nazionale: se ci fosse un esercito europeo...".

Scusi, qual è la differenza?

"Scherza? C'è ed è grande. Gli eserciti nazionali sono una cosa stupida, sciocca, servita sempre per massacrare ciascuno il proprio popolo. Ma se ci fosse un esercito sovranazionale al servizio dell'Onu e di una legge internazionale a tutela dell'uomo... Mica abbiamo un'obiezione moralistica verso il fucile o cose simili".

Lei ha fatto il militare?

"Sì. Da soldato semplice. Non sono manco caporale".

E ha imparato a sparare?

"Mai. Neanche un colpo. Andammo due volte al poligono, mi pare. Ma tutte e due le volte quando stava per arrivare il mio turno si era ormai fatto troppo tardi e ci fecero rientrare. Ma dicevo: la nostra non è un'obiezione alla divisa in quanto tale. Tanto è vero che io e Dupuis passammo qualche anno fa il capodanno ad Osiek, dove era attesa l'offensiva serba dopo la mattanza di Vukovar, con addosso la divisa croata. Lui andò perfino in prima linea, senza fucile".

Appunto: sempre senza sparare e invece a Bagdad...

"Sì, ma non è un fatto moralistico. Cosa dice Gandhi? Se tu assisti a una violenza devi essere violento e non codardo. La sua "non violenza" mica mitizza il demonio della violenza!".

Perciò se lei si trovasse davanti a Saddam con una pistola...

"Non so cosa farei".

Ma se ha appena detto...

"Se, se, se... Le responsabilità vanno prese in momenti precisi davanti a fatti precisi. Non mi piacciono le ipotesi. Qui c'è un fatto. C'è un dittatore che tutti i giorni massacra il suo popolo, fa uccidere i propri figli, bombarda i curdi... Tutti i giorni. E il mondo fa finta di niente. E poi, per quattro sere di bombardamenti...".

Sta dicendo che chi non condivide è un ipocrita?

"Non dico questo. Ma ci sono momenti in cui ci si deve assumere le proprie responsabilità. Se la guerra di difesa contro Hitler fosse stata cominciata dopo l'invio di truppe in Renania o dopo l'Anschluss, forse non avremmo avuto l'invasione della Polonia e magari ci saremmo risparmiati Auschwitz e Buchenwald. Già allora i non violenti erano opposti ai pacifisti. Perché le dittature sono violenza. E contro la violenza il non violento chiede "guerra". Tra virgolette".

Che vuol dire "tra virgolette"?

"Noi ad esempio abbiamo contestato per decenni che ruolo della Nato fosse di lasciare come stava l'equilibrio mondiale. Alla faccia del rispetto dei diritti umani. Noi invece crediamo nel diritto-dovere di ingerenza. Non a caso noi radicali siamo per la giurisdizione internazionale. E non a caso, secondo l'ex segretario generale dell'Onu Boutros Ghali, se oggi esistono i tribunali internazionali per i crimini di guerra in Bosnia e in Ruanda è merito prima di tutto dei radicali. Io Saddam lo bombarderei tutti i giorni".

Andiamo bene...

"Lo bombarderei di volantini. Paracaduterei sull'Iraq antenne paraboliche, radio, cassette... Tutto quello che può servire per un'offensiva culturale. Quella è l'arma assoluta".

Su Bagdad, però, non hanno scaricato volantini.

"Parlo per me. Per i miei ideali. Per il mondo che vorrei costruire. Non sono il presidente degli Stati Uniti. Il fatto è che qui c'era da fare i conti con un dittatore da anni al lavoro per avere armi atomiche, batteriologiche, chimiche... Ogni mese gli dicono: fermati. E lui va avanti. Allora fai dieci risoluzioni, mandi messaggi, spedisci ambasciatori. Niente. Beh, ognuno deve prendere le sue responsabilità. Dicono che coi bombardamenti di queste sere lo hanno riportato al punto di un anno fa? Se è così mi basta e avanza".

 
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