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Partito Radicale Marina - 20 gennaio 1999
Croazia/intervista ad Emma Bonino sul "Nacional"

Nacional, settimanale, Zagabria, 12 gennaio 1999

INTERVISTA CON EMMA BONINO, COMMISSARIA EUROPEA PER GLI AIUTI UMANITARI, PESCA E CONSUMATORI, MEMBRO DEL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE DI MARCO PANNELLA, CONOSCIUTA IN ITALIA PER LE SUE INIZIATIVE DI PROTESTA CHE L'AVEVANO PORTATA PERSINO IN PRIGIONE, PARLA DEL SUO IMPEGNO EUROPEO, DEI PREGI E DIFETTI DELL' UNIONE EUROPEA NONCHE' DI ALTRI MOMENTI DELLA SUA VITA E CARRIERA"

INTERVISTA: EMMA BONINO, LA FIRST LADY DELL'UNIONE EUROPEA

Presi tanta paura quando i talibani ci assalirono con i kalashnikov in un ospedale afgano: ci portarono in prigione dove rimanemmo l'arrivo del loro ministro della salute che ci porto' via.

L'Unione Europea e' un gigante economico ma un nano politico; dice Emma Bonino, Commissaria UE per i diritti umanitari, pesca e consumatori, accendendo la sua prima sigaretta durante il nostro colloquio nel suo ufficio a Bruxelles, al decimo piano del gigantesco palazzo chiamato Breydel. Questo edificio in Avenue d'Auderghem e' solo uno dei vari di cui questa istituzione europea dispone nella capitale belga, dove come molto probabilmente anche in altre citta' dei 15 stati membri dell'Unione Europea, in questi giorni tutto e' in segno dell' euro. In tutte i negozi, dal 1 gennaio, i prezzi, oltre alla valuta nazionale sono calcolati in euro ed inoltre alla nuova moneta europea e' dedicato il centro dell'aula dispositoria di Breydel, accanto alla reception. Anche Emma Bonino, uno dei maggiori sostenitori dell'Europa unita, e' felice, ha detto, perche' l'Europa ha anche una moneta comune, continuando pero' con temperamento, a spiegare in modo critico la propria visione dell'istituzione nella quale ha passato ta

nti anni. Alla sua alta carica in quanto Commissaria europea, informalmente membro del governo europeo che consiste di 20 membri, e' stata nominata nel gennaio del 1995.

- Nei Balcani, in Bosnia ed in Croazia, in Africa ed in tanti altri paesi, la comunita' europea ha dimostrato la sua innefficacia in quanto interlocutore politico. I suoi quindici membri hanno quindici politiche estere e militari diverse e tuttora pensano che cosi' sia meglio. Sono convinta che cosi' non va bene perche' vi rimarra' solo una grande area di mercato libero. L'assenza di unita' e di un potere politico si e' dimostrata proprio nel caso della guerra in ex-Jugoslavia e continua tuttora nel conflitto in Kosovo.

La Commissaria Bonino e' una minuta cinquantenne italiana, nominata nel governo europeo di Jacques Santer dall'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, conosciuta militante di un piccolo ma autorevole partito, il Partito Radicale Transnazionale guidato da Marco Pannella.

Prima di occupare l'ufficio a Bruxelles, l'Italia la conosceva per le sue provocazioni politiche spettacolari e per le manifestazioni che la portarono persino in prigione: ritengono che in gran parte grazie a lei ed al Partito Radicale in Italia siano stati legalizzati l'aborto ed il divorzio. Che i membri di questo partito sono sempre pronti a delle sorprese, lo dimostrarono anche quando elessero in parlamento la porno star Cicciolina. Emma Bonino stupi' il pubblico dichiarando: - Perche' no Cicciolina, lei e' sicuramente piu' intelligente di molti altri parlamentari.

- Sono entusiasta dell'euro, ma sono frustrata per l'impotenza politica della UE: lo ha dimostrato in modo piu' evidente durante la guerra in Croazia e BeH, mentre tutto si ripete in Kosovo.

Emma Bonino aveva appena 28 anni quando fu eletta per la prima volta al pralamento italiano dove rimase per alcuni mandati e da li' entro' al Parlamento europeo. Diventando Commissaria europea per gli aiuti umanitari, pesca e consumatori, molti a Bruxelles osservarono attentamente come funzionera' in un ambiente burocratico della grande istituzione europea questa persona di una etica fervente femminista, liberale, addirittura anarchista, sostenitrice della generazione del sesso, droga e rock'n roll, che tra l'altro lotto' anche per la legalizzazione delle droghe. Ma rimasero stupiti del fatto che la Commissaria bionda, dallo sguardo penetrante dietro gli occhiali rotondi, sin dall'inizio dimostro' proprio l'opposto di quanto se ne aspettava, rispettatrice della legge che applica nei suoi settori con una risolutezza di ferro. Un mercato libero senza regole fisse diventerebbe una giungla, senza queste, ad esempio, la pesca europea rimarebbe senza pesce; solo un tribunale permanente puo' portare alla fine dell

e guerre - questi solo alcuni dei postulati che sostiene questo politico energico e corraggioso, conosciuta anche per i suoi instancabili viaggi per il mondo, desiderosa di valutare con i propri occhi le situazioni piu' drammatiche nelle zone di crisi, per le quali anche a livello di aiuti umanitari la comunita' europea destina un miliardo e mezzo di dollari all'anno.

- La gente e' nel mio cuore. E' proprio per questo che viaggio dove mi sia possibile, ma anche perche' posso capire meglio e piu' veloce cio' che veramente succede in un luogo dopo che ci passo due ore in loco che dopo venti ore di esaminare i rapporti in ufficio.

La Commissaria il cui sogno, come lo dice, sono gli stati uniti d'Europa e che nell'idea di una Europa unita vede una potenza mondiale forte ed umana, conosce bene anche la situazione in Croazia. Durante la guerra, in varie occasioni critico' la politica europea nel conflitto in ex-Jugoslavia, l'esitazione di individuare la Serbia in quanto agressore, si impegno' per l'intervento militare contro i Serbi. Veniva a Zagabria, ando' a Knin dopo l'azione Tempesta; in Slavonia, Bosnia e Herzegovina, mentre a Tuzla atterro' subito dopo la caduta di Srebrenica, scioccata, lo dira', di quanto visto. Mentre nei tempi della sua carica come Segretario del Partito Radicale Transnazionale nel 1993 e 1994 condusse la campagna internazionale per l'istituzione del Tribunale Internazionale per i crimini di guerra, i crimini in BeH rafforzarono la sua convinzione che non aveva perso tempo inutilmente.

Emma Bonino e' nata nel piccolo paese Bra, vicino a Torino, in una famiglia di contadini. Studio' le lingue all'Universita' di Bocconi a Milano, dove si laureo' nel 1972. Insegno' per un breve periodo a scuola ma abbandono' il lavoro, ovviamente, per la politica. Quando scrivono di lei, spesso si ricorda come nei tempi studenteschi soggiorno' a New York per perfezionare l'inglese e vendette scarpe italiane in un negozio alla Fifth Avenue. Piace ai media per la sua franchezza e capacita' di provocazione. Tra i politici si sentira' a volte qualche commento invidioso che la Bonino sa bene utilizzare i media. Lei non lo nega e dice: - Come potrebbe altrimenti il pubblico conoscere cio' che accade. Molto spesso non riesco a convincere i miei colleghi europei dell'importanza della communicazione ed io non vedo come potrei communicare con il mondo senza i media. Come potrebbe comunque, senza camere televisive, ha ragione la Bonino, il mondo conoscere ad esempio che nel 1996 nelle sue lotte di pesca; accompagnata da

lla polizia ando' a parlare con i pescatori infuriati nel piccolo villaggio scozzese Peterhead, ripartendo da loro avvolta in uno scialle scozzese, regalo degli ospitanti che, ovviamente, riusci' ad acquistare. Non e' per niente sorprendente il fatto che Emma Bonino al Parlamento italiano veniva chiamata ciclone, negli ambienti cattolici - strega, mentre recentemente a Bruxelles la chiamano Spice girl della Commissione Europea.

Ad Emma Bonino il neo Presidente del Consiglio aveva offerto un posto nel governo che lei aveva rifiutato, ma si sente onorata con la proposta dei suoi colleghi di partito per la candidatura alla Presidenza della Repubblica.

Indubbiamente, Emma Bonino oggi e' una delle personalita' piu' interessanti della politica europea. Lo affermano altrettanto le recentissime proposte nel proprio paese. Il neo Presidente del Consiglio Massimo d'Alema le aveva proposto una caroca nel governo e propio in questi giorni la si menziona come uno dei possibili candidati alle prossime elezioni italiane per il Presidente della Repubblica.

NACIONAL: Come membro del governo europeo oggi ed in quanto per anni parlamentare europeo, come vede i nuovi stati sul territorio della ex-Jugoslavia, innanzitutto la Croazia e se ritiene che anche questi stati potranno un giorno far parte della Unione Europea?

Lo e' sicuramente un mio sogno, ma quando si parla della Croazia, penso che la Croazia non abbia ancora richiesto formalmente l'adesione all'Unione Europea. Ma l'Europa se ne occupo' tanto a livello umanitario, sin dall'inizio della guerra. A Zagabria lavoro' a lungo tempo l'organizzazione European Community Task Force, si fece molto per sostenere i profughi. Ci impegnammo' anche nel 1995 dopo l'operazione a Knin, negli avvenimenti con Fikret Abdic, in Slavonia. Noi qui seguiamo attentamente quello che riguarda l'attuazione degli accordi di Dayton, la situazione a Mostar tra i croati ed i mussulmani, tutti gli accordi fra i tre popoli in BeH. Ho l'impressione che sin dall'inizio tutti questi accordi tra popoli diversi in tutta quella area, e soprattutto in BeH, siano molto deboli. Quando vedo quante sono le resistenze da tutte le parti per l'attuazione delle decisioni prese, per costituire istituzioni comuni, mi pare ci siano troppe persone che vogliono una Bosnia divisa. Tutto questo processo e' troppo lun

go e per il fatto che ci vuole ancora un Alto Commissario che ogni tanto deve battere con il pugno sul tavolo e convincere la gente che devono, per esempio, accettare la moneta unica, non sono molto convinta che le autorita' delle singole comunita' vogliano veramente uno stato multietnico. Mi dispiace veramente, perche' le comunita' di una nazione singola, basate sul nazionalismo, possono diventare solo luogo di tensioni e di conflitti, mentre colloro che nutrono tali idee nel popolo dovrebbero sapere che cio' porta solo alla guerra e sanzioni internazionali. Accettare di vivere entro una comunita' multietnica forse sia difficile, ma sono convinta che solo questa sia la via giusta per una pace e stabilita' durative. Noi qui a Bruxelles non vogliamo dare lezioni a nessuno, ma possiamo essere d'aiuto in base alle proprie esperienze. Noi in Europa abbiamo dietro le spalle molti conflitti e due guerre mondiali. E' nostro dovere dire che una volta abbiamo fatto guerra gli uni contro gli altri, che in Europa c'era

molto sangue, ma sono ormai cinquant' anni che tra noi c'e' pace. Abbiamo trovato una lingua comune, ci siamo collegati economicamente, abbiamo costituito istituzioni comuni. I paesei dell'Europa occidentale non potevano vantarsi mai prima di un cosi' alto livello di collaborazione come oggi.

NACIONAL: Da noi in Croazia comunque non si guarda con tanto idealismo alla comunita' dell'Europa occidentale e cio' si e' sentito soprattutto durante l'agressione serba quando questa grande Europa si e' dimostrata abbastanza esitante.

E' chiaro che i 15 paesi non condividno la stessa visione riguardante i problemi, e la contrapposizione di uno solo, quando si cerca di risolvere le singole questioni crea delle contraddizioni. Avete ragione quando dite che ne e' migliore esempio il dramma in Croazia ed in BeH. Ho vissuto tutto da vicino. In quel periodo in quanto Segretaria del Partito Radicale Transnazionale ho vissuto la guerra in Croazia quando abbiamo organizzato il congresso al Hotel Intercontinental a Zagabria. Piu' volte scendevamo nei rifugi perche' c'erano gli allrmi. So anche come si vedeva questa guerra nelle istituzioni europee. Soltanto alcuni dei quindici avevano un atteggiamento procroato, altri dimostrarono l'indifferenza, altri ancora la cosa non la vedevano cosi' terribile. E'ovvio che in un tale clima nessuno poteva prendere alcuna decisione. L'Europa e' cosi' anche adesso. Fatto e' che non siamo mai stati cosi' incapaci come nel caso di quanto accaduto nella ex-Jugoslavia. Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, l'Union

e Europea e' il piu' grande donatore, ma non e' capace di risolevere ii problemi poltici. In breve, noi diamo i soldi ed aspettiamo i signori dell'America a dare gli ordini. Quando vedo come tutte e tre le parti si oppongono alla creazione di istituzioni comuni in BeH, mi pare ci siano ancora troppe persone che desiderano una Bosnia divisa.

NACIONAL: Come lo vive Lei personalmente visto che Lei stessa, come anche il Partito a cui appartiene, siete conosciuti per le vostre iniziative dirette?

Sono frustrata dalla incapacita' politica dell'Unione Europea e so che il problema sta' in noi stessi. Tuttavia, sono ottimista e spero che adesso quando abbiamo una moneta unica, quando i membri dell'Unione possono sentirsi piu' rillassati perche' siamo una unione economicamente forte, ci affretteremo di costruire anche una responsabilita' politica comune. E' ovvio che la guerra in Croazia ed in BeH non ci hanno insegnato ancora abbastanza perche' tutto si ripete in Kosovo. E' evvidente che il Kosovo era deliberatamente dimenticato a Dayton. Recentemente ho letto i libri di Richard Holbrooke e Karl Bildt dove e' altrettanto evidente che Kosovo era lasciato a Milosevic perche' si possa arrivare all'accordo in Bosnia ad ogli costo. Mentre ogni giorno si conferma quanto la soluzione bosniaca sia debole e quanto la situazione in Kosovo diventa sempre piu' grave. Ci sono stata di gia' per l'aiuto alla gente e ci riandro' un'altra volta. Ma gli aiuti umanitari non bastano. Lo ripeto sempre alla comunita' intern

azionale. Necessita una risoluta azione politica che potra' porre fine alle violenze che arrivano da Belgrado. Lo dissi a luglio dell'anno scorso quando ero li', ma nessuno mi aveva creduto. Le conseguenze si vedono - migliaia di persone sono rimaste senza casa. Se vogliamo impedire la catastrofe umanitaria, abbiamo bisogno di una soluzione politica. Io non l'ho vista ancora sul tavolo.

NACIONAL: Quante voltre e' stata in Croazia?

Tante volte, ancora dagli anni ottanta. Il Partito Radicale ha prestato molta attenzione alla situazione nei Balcani. Abbiamo avvertito che da quelle parti sta' bollendo, ma nessuno ci ha creduto. I rapporti del mio partito con la Croazia e la Slovenia sono tradizionalmente buoni. I suoi rappresentanti andarono in Croazia dal 1991. Quando all'epoca fondammo il Partito Radicale Transnazionale, volemmo organizzare il congresso del partito a Zagabria ma in Croazia non ci diedero il permesso e quindi lo organizzammo a Budapest. Il nostro sogno da sempre fu il collegamento dell'Europa nella quale, ovviamente, ci sarebbe anche la Croazia.

NACIONAL: Prima dell'Anno Nuovo e' stata nel suo pese e ha un'altra volta manifestato a Roma, questa volta contro la pena di morte in Italia.

La politica del mio partito e' l'abolizione della pena di morte, e questa campagna inizio' alcuni anni fa. Proprio a Natale abbiamo organizzato la Marcia dal centro di Roma fino al Vaticano quando il Papa si rivolge ai fedeli, anche se noi del partito siamo atei. Riteniamo che la fede sia una cosa privata e che lo stato non ha niente a che farne, ma molte delle nostre campagne erano collegate con la Chiesa. Penso che la Chiesa dovrebbe altrettanto sostenere l'abolizione della pena di morte.

Manifestazioni e dormire in mezzo alla strada

Manifestando contro la chiusura di Radio Radicale, ho portato la poltrona di casa davanti a Palazzo Chigi e soffrivo il freddo per tre giorni e tre notti.

NACIONAL: Ha suscitato grande attenzione dei media alcuni mesi fa quando ha dormito davanti a Palazzo Chigi. Perche?

Era a febbraio dell'anno scorso quando abbiamo manifestato contro la decisione del governo che voleva chiudere Radio Radicale. Era un freddo terribile, ma ho resistito.

NACIONAL: Come ha fatto a dormire in mezzo alla strada?

Semplice, ho portato da casa una poltrona e ci ho passato cosi' tre giorni e tre notti. I miei compagni per mesi cercarono di risolvere il problema della radio, e quando ho visto che le parole non hanno prodotto nessun risultato, ho deciso di fare casino. Molti si stupirono perche' lavoro a Bruxelles. Posso solo dire che ha Bruxelles passo tutta la settimana lavorativa, mentre il mio tempo libero e' solo mio e lo passo come mi pare. Ma vi assicuro che sono una persona normale e che andrei volentieri al cinema o a divertirmi con gli amici invece di soffrire il freddo in mezzo alla strada.

NACIONAL: Alcuni giorni fa sulla stampa italiana sono apparse notizie che Lei sia uno dei candidati possibili alle prossime elezioni italiane per il Presidente della Repubblica. Si candidera' davvero?

L'ho sentito durante la mia recente visita in America Centrale. Sono tornata a Roma e ho saputo che improvvisamente e' stato costituito un comitato che aveva posto la mia candidatura alle elezioni presidenziali iniziando a raccogliere firme per la candidatura. Non e' il comitato del Partito Radicale anche se ne fanno parte maggiormente i suoi iscritti. Sono onorata per questa iniziativa, anzi sono commossa perche' quando lavorate fuori dal proprio paese, non e' una cosa di poco conto se a casa non vi dimenticano.

NACIONAL: Non mi ha risposto, si candidera' se verra' raccolto un numero sufficiente di firme?

Non potrei essere cosi' ipocrita e dire che non mi importa, ma e' troppo presto per parlarne. Vedremo cosa accadra'.

NACIONAL: Il neo Presidente del Consiglio Massimo d'Alema Le aveva proposto una carica nel suo gabinetto. Perche' non l'ha accettata?

Questa proposta e' stata una grande sorpresa per me, perche' iI comunisti ed i radicali hanno una lunga storia di lotte politiche. Non conoscevo nemmeno Massimo d'Alema, anche se per anni eravamo colleghi in parlamento. Ma quando finalmente ci siamo incontrati, gli ho detto che non sarebbe giusto che io accetti la sua proposta. L'Italia ha gia' dimostrato la propria instabilita' politica e che il mio far parte del governo non andrebbe bene ne' per il governo ne' per l'Italia perche' la fragilita' interna si diffonderebbe fuori del paese alle istituzioni europee. Era d'accordo con me.

NACIONAL: Ha lobbato per la Corte Internazionale Permanente. Come interpreta il fatto che i criminali di guerra come Karadzic e Mladic non sono acora portati davanti ai giudici dell'Aja?

Questa non e' responsabilita' del Tribunale dell'Aja, ma qui arriviamo alla contraddizione della comunita' internazionale. Da una parte si crea il Tribunale, dall'altra parte la comunita' internazionale e' piu' che indecisa per quanto riguarda la cattura dei criminali. Comunque va sottolineato il fatto che nonostante Mladic e Karadzic siano in liberta', la loro posizione e' molto cambiata. Non rappresentano piu' nulla, e ricordatevi come una volta loro facevano parte di delegazioni ufficiali nei negoziati con l'Europa e l'America. Un giorno, e spero al piu' presto, la comunita' internazionale non potra' piu' essere inconseguente quando si tratta di queste persone. Quando sara' arrestato Karadzic, chissa' quali storie sentiremo da lui riguardante altre persone, questa e' forse anche la ragione perche' lui non sia ancora in prigione.

NACIONAL: Ha avuto l'occasione di incontrare politici croati?

Ho conosciuto alcuni durante la guerra, ma ultimamente no. Conosco un po' meglio Zdravko Tomac in quanto membro del Partito Radicale. Ma a proposito di Tomac, mi ricordo di un fatto particolare. Una di quelle serate in cui manifestavo davanti a Palazzo Chigi, ne usci' un grande gruppo di persone. Fu la delegazione di parlamentari croati e tra loro c'era anche Tomac. Si stupi' quando mi vide e naturalmente mi domando' cosa facevo li'.

NACIONAL: Com'e' entrata in politica?

Tutto inizio' con il mio dramma personale. Rimasi incinta con il mio ragazzo. Avevo 27 anni e non volevo un bambino. Non mi rimase altro che andare come molte altre ad un aborto illegale. Mi sentivo umiliata perche' non potevo farlo in un ospedale, ma addirittura dovetti andare da un medico a Firenze. Capissi che l'unico esito del divieto d'aborto fu la crescita del mercato nero, ovvero di ambulatori illegali dove non si prendeva nessuna cura della salute delle donne. L'esperienza amara personale mi condusse a mobilitarmi. Fondai un centro di aiuto alle donne che volevano abortire, sia a Londra che in una citta' italiana. Sin dall'inizio ebbi il sostegno del Partito Radicale. Visto che si tratto' di violazione di legge, ovvero si fecero aborti illegali, iniziai ad informare regolarmente la polizia ma non ci fu nessuna reazione. Arrivarono sempre piu' donne e non sapevo cosa farne. Quando infine e per fortuna nel gennaio del 1975 in prima pagina dei quotidiani apparse un lungo articolo su aborti clandestini e

sul nostro gruppo, la polizia dovette reagire. Arresto' un medico, ma anch'io, una mia collega ed il Presidente del PR finimmo in prigione. Trascorsi li' tre settimane. Altri pariti politici si scandalizzarono per il fatto che il Presidente del PR fu arrestato perche' semplicemente sosteneva una idea. Cosi' inizio' la grande campagna per la legalizzazione dell'aborto. I radicali raccoglievano firme per il referendum, ma per evitare il referendum il parlamento approvo' la legge sulla legalizzazione dell'aborto.

NACIONAL: Lei fini' in prigione anche nel 1997 in Afghanistan come Commissaria europea.

Quando a settembre del 1996 i talibani in Afghanistan arrivarono al potere e subito cambiarono la vita delle donne, rimasi scioccata. Tutte le donne dovettero abbandonare i posti di lavoro e le bambine le scuole e dovettero rinchiudersi in casa. Ma ancora di piu' mi sconvolse l'assoluto tacere della comunita' europea. Tutti sanno che i talibani sono del tutto fanatici, ma cio' che avevano fatto alle donne e' assolutamente innaccettabile. In quel paese avevamo il nostro programma umanitario, ma la situazione difficile peggiorava di giorno in giorno. Dopo tre tentativi falliti, riuscii ad arrivare a Kabul. Nell'ultimo momento riuscii ad avere alcuni giornalisti che mi accompagnarono anche se molti non lo volessero. Rispose con prontezza l'equipe della CNN guidata dalla giornalista Christian Amanpour. Siccome i talibani in quei giorni avevano trasferito tutte le donne e le bambine dagli ospedali di Kabul in quello piu' vecchio, dove non c'era ne' acqua ne ellettricita', e nemmeno dei letti, decidemmo di andar

e li'. I giornalisti fecero le foto, cercammo di parlare con le donne, ma d'improvviso arrivarono venti poliziotti talibani con i kalashnikov mirati su di noi. Era esclusa qualsiasi possibilita' di dialogo perche' non parlano nessuna lingua. Eravamo spaventati e circondati da loro. Presi paura, lo ammetto, perche' fu una brutta situazione. Alla mia gente dissi di rimanere calmi e vedere che succede. Ci portarono in macchina in prigione. Rimanemmo li' per alcune ore finche' il viceministro della salute non venne a portarci via. Purtoppo posso solo constatare che li' fino ad oggi nessuno ha fatto niente. Intendo iniziare una grande campagna per aiutare le donne afghane.

NACIONAL: Non si e' mai sposata, lo rimpiange?

Se lo rimpiango? No, ma ho due figlie addottate. Durante la campagna per la legalizzazione dell'aborto incontrai due donne che non potevano occuparsi delle figlie appena nate. Presi queste due bambine che rimasero con me per cinque anni, finche' le loro famiglie non si fecero vive. Secondo la legge italiana non esiste una addozione completa. Loro oggi hanno una 23 e l'altra 20 anni. Quando le persi, fu difficilissimo, la casa d'improvviso rimase vuota.. Fu cosi' doloroso che decisi di cambiare casa.

 
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