Il Vaticano: "Forsennata voluttà di sangue". Centomila firme anti Milosevic
Sabato scade l'ultimatum per la conferenza di pace. Belgrado si appella al Consiglio di Sicurezza
Da Il Corriere della Sera (pag. 11), martedì 2 febbraio 1999
Belgrado - Continua a correre l'orologio dell'ultimatum lanciato dal "Gruppo di contatto" per l'avvio di una conferenza di pace sul Kosovo.
Entro sabato, serbi del governo federale jugoslavo e ribelli albanesi dovranno incontrarsi a Rambouillet, in Francia. O scatterà la rappresaglia Nato.
Il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic non ha ancora detto se andrà. La decisione serba dovrebbe essere affidata a un voto del Parlamento di Belgrado, giovedì. Per convincerlo la Nato minaccia bombardamenti sulle installazioni militari.
Ma il governo federale ieri sera ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per prevenire l' "aggressione armata contro la Jugoslavia". Per la Nato resta comunque il problema della guerriglia albanese: chi potrà convincerne i comandanti a trattare? Lo spettro delle bombe appare poco efficace: le loro postazioni sono difficilmente distinguibili dai villaggi che li ospitano.
Un inviato della guerriglia di etnia albanese ai colloqui di pace, ufficialmente, ci sarebbe. E' Adem Demaci, che ieri ha incontrato l'inviato statunitense Christopher Hill e il rappresentante dell'Ue Wolfgang Petritsch. Ma dai loro colloqui non è uscito niente di definitivo. L'Uck (Esercito di liberazione del Kosovo), deciderà tra oggi e domani se e come prendere parte alla conferenza di Rambouillet.
I problemi non finiranno comunque quando entrambi i contendenti avranno deciso di trattare. Il generale della Nato Klaus Naumann ha affermato che per far rispettare un eventuale accordo sarebbe indispensabile il dispiegamento di una forza terrestre. E il segretario generale Nato, Javier Solana, ha chiarito: ciò richiederebbe circa 30 mila soldati.
Intanto all'Aja una delegazione del Partito Radicale ha consegnato al Tribunale internazionale per i crimini di guerra 100 mila firme a favore di un'incriminazione di Milosevic, come responsabile della guerra in Bosnia e dei massacri del Kosovo. Tra i firmatari anche Marco Pannella, Umberto Bossi, Achille Occhetto, Antonio Di Pietro e Pierferdinando Casini. Il Vaticano, attraverso l'Osservatore Romano, è tornato a criticare il conflitto kosovaro, che "mostra i connotati di una mattanza, una forsennata voluttà di sangue".