Scritto il giorno 3-Feb-99 da G.Dellalba:
*************************************************************************
Dopo aver letto con estrema attenzione l'intervento di Giorgio Inzani sul proibizionismo come crimine contro l'umanita' e addirittura come crimine di genocidio , ribadisco per quanto mi
riguarda il mio totale, profondo dissenso da questa impostazione che non esito a definire dogmatica, integralista e in definitiva pericolosa. Mi pare un ragionare settario, cioe' proprio di una setta ideologica, non di un movimento politico...
*************************************************************************
Questo intervento di Gianfranco dell'Alba, che condivido, mi pare di particolare importanza.
Sono parole chiarissime e non nuove per lui, ma estremamente rare nell'"area" radical-pannelliana.
Qualcun altro, forse, le pensa, ma non le dice.
Non conosco Inzani (se non come voce): per quanto mi riguarda si tratta di un problema assai piu' generale, che coinvolge non solo l'antiproibizionismo.
La battaglia radicale per la legalita' e per il diritto si trasforma troppo spesso in autoreferenzialita' che odora di sacro, e opinioni differenti dalla propria diventano troppo facilmente illegalita' o partitocrazia; oppure diventano cattocomunismo standard, senza guardare bene la "storia" dell'"accusato".
Mentre, magari, una dichiarazione favorevole a qualche istanza dell'area trasforma in un attimo i peggiori affossatori del diritto in amici del cuore.
In un ambito di scarsisima cultura liberale, e di illegalita' diffusa, e' difficile, certo, tenere ben distinta la lotta per la democrazia e per la legalita', da quella per l'affermazione delle proprie idee liberali/liberiste/libertarie, che non sono verita' assoluta, ma scelta personale e politica, di parte.
Eppure e' necessario sforzarsi di distinguere, e' pericoloso il contrario.
Spero che almeno l'intervento di un deputato europeo apra una discussione pubblica.