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Partito Radicale Centro Radicale - 4 febbraio 1999
Abolizione della leva/La Repubblica

ADDIO ALLA LEVA OBBLIGATORIA

IL MINISTRO: "ENTRO 5 ANNI ARRUOLEREMO SOLO VOLONTARI"

di Carlo CHIANURA

La Repubblica, 4 Febbraio 1999

ROMA - Abolire entro cinque anni la leva obbligatoria e aprire le caserme alle donne è il progetto del ministro della Difesa. In una audizione alla Camera, Carlo Scognamiglio si è espresso apertamente sulla questione, non preoccupandosi di smentire implicitamente la posizione illustrata poche settimane fa proprio a Montecitorio dal vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella. "Oggi la leva", premette senza mezzi termini il ministro davanti alla commissione Difesa, "rappresenta un'imposta sui giovani prelevata in natura. Un elemento che puo' acuire un potenziale conflitto intergenerazionale". Seconda considerazione: il calo demografico, il successo della leva in polizia, l'aumento degli obiettori di coscienza, renderebbero impossibile raggiungere le 230 mila unità del modello misto, lo stesso propugnato dai popolari e in particolare dal predecessore di Scognamiglio, Beniamino Andreatta.

Il progetto. E allora, facciamo partire il progetto di forze armate volontarie con 215.000 militari, tutti volontari. Basta con la leva obbligatoria, chiede il ministro. Le forze armate del futuro potrebbero essere formate da 22.000 ufficiali, 70.000 sottufficiali, 123.000 militari di truppa, dei quali la metà formati da militari in servizio permanente e la metà da militari in ferma breve di tre anni. Più che soddisfatto Valdo Spini, il presidente della commissione Difesa che ha organizzato l'audizione e che è egli stesso autore di una proposta di legge per l'abolizione della leva obbligatoria.

Scognamiglio non si nasconde che il successo dell'operazione-professionisti dipende proprio dall'adesione del cosiddetto "personale di truppa", cioè dei soldati semplici. Non a caso: sono pochi, comunque meno dei richiesti, i giovani che scelgono di fermarsi per tre anni in almeno due delle tre armi.

I volontari. Lo rivela la "Relazione sullo stato del personale di leva e in ferma breve" appena consegnato dal ministero alle Camere. La carriera militare, si legge, non attira abbastanza. Nel 1997 sono stati reclutati 9.641 volontari in ferma breve, pari al 64 per cento dei posti programmati.

Sta peggio l'Esercito con 6.451 volontari contro 11.097 unità programmate.

La Marina aveva offerto 3.111 posti, ma solo in 2.440 si sono arruolati, mentre l'Aeronautica ha coperto tutti i 750 posti disponibili. Rispetto al passato la situazione migliora: il totale dei volontari, in servizio per 3 anni, è infatti passato da 16.520 del '96 a 17.693 del '97.

I rischi. Un esercito di volontari significherà dunque convincere oltre 120.000 ragazzi tra i diciassette e i ventidue anni a scegliere di passare parte della propria vita lavorativa, o addirittura tutta, con una divisa addosso.

Gli stipendi saranno aumentati e certo equiparati a quelli d'ingresso nella polizia o tra i carabinieri. Ma non basterà probabilmente a cooptare il giovane settentrionale che appena in fabbrica, con gli straordinari, puo' guadagnare anche il doppio senza sottostare a una disciplina militare. Ne consegue la possibilità di meridionalizzare le forze armate: certo non un male in sé, ma il sintomo di una organizzazione militare che non rappresenterebbe armonicamente tutte le realtà regionali, come avviene oggi con la leva obbligatoria.

Le opportunità. Eliminare la naia significa anche fare a meno di un patrimonio di solidarietà che in passato ha unito giovani del Sud e del Nord. Una situazione in parte già annullata dalla norma che consente il servizio militare nella propria regione. E' anche vero che il ruolo internazionale dell'Italia è cresciuto in questi anni. Si pensi alle missioni in Bosnia o in Albania: questa nuova funzione potrebbe attirare molti ragazzi desiderosi non solo di guadagnare una diaria di 85 dollari e più al giorno, ma di fare esperienza di solidarietß unita al servizio del paese.

Le donne. Infine Scognamiglio vuole procedere di pari passo con la creazione dell'esercito femminile. Un capitolo fondamentale sul quale l'Italia è in grave ritardo, visto che nel '97 il governo promise che l'obiettivo delle donne con le stellette sarebbe stato raggiunto entro il Duemila.

 
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