CHI PAGA L'ESERCITO ?
Il Corriere della Sera, 4 Febbraio 1999
UN ESERCITO di professionisti è nelle cose da anni. Ieri il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha annunciato alla Camera che nel governo, alla fine della fiera, ha vinto la linea sua e di Francesco Cossiga: si' ai volontari, a scapito della leva obbligatoria. Il contrario di quanto aveva sostenuto non più tardi di un mese fa proprio a Montecitorio nientemeno che il numero due del governo Sergio Mattarella.
Si potrà non essere d'accordo con Scognamiglio, ma vale la pena di sottolineare che il ministro ha pronunciato una parola chiara sulla questione: in cinque o sei anni arriveremo anche noi come la Francia o gli Stati Uniti alle forze armate fatte di professionisti. Che poi ci si riesca è tutto da vedere. Anche perché non va trascurato che lo stesso ministro non ha annunciato, come si potrebbe credere, l'assoluta abolizione della naia obbligatoria, per la quale molti dimenticano di dire che sarebbe necessaria una modifica dell'articolo 52 della Costituzione.
Scognamiglio ha fatto due ipotesi: la prima, quella mista volontari-leva, prevede che nel 2006 i soldati professionisti saranno quasi pari a quelli di leva, non che questi ultimi saranno aboliti. Una soluzione di compromesso non disprezzabile, anche se sarebbe difficile convincere i 72.000 che saranno chiamati a fare leva obbligatoria che non sono stati pesantemente discriminati rispetto ad altrettanti coetanei "graziati" dalla buona sorte. La seconda ipotesi, per la quale il ministro mostra maggiore apprezzamento, è l'esercito totalmente volontario.
Ci sono alcune domande per il ministro. La prima gliela rivolgerà forse il suo collega al Tesoro Ciampi: chi paga? Per trasformare l'esercito in professionistico bisognerà investire migliaia di miliardi. Come evitare ad esempio che il soldato semplice professionista abbia lo stesso stipendio del poliziotto o del carabiniere di prima nomina? La seconda domanda segue la prima: comunque i soldi saranno troppo pochi per invogliare giovani dell'Italia centro-settentrionle a entrare nelle forze armate. Avremo dopo polizia e carabinieri anche forze armate sempre più meridionali? La terza e ultima riguarda invece il senso di una comunità nazionale che, tra tanti errori e con molte manchevolezze, l'idea stessa del servizio militare obbligatorio portava (porta) con sé: non è più nelle caserme l'occasione per lasciare almeno per qualche mese gli agi di casa propria? Tutti mammoni fino a quarant'anni?