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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Centro Radicale - 4 febbraio 1999
PE/Sessione plenaria/Cina/rapporto Bernard Raymond/intervento d'Olivier Dupuis

Giovedì 27 gennaio 1999

Dibattito sul Rapporto Bernard-Raymond per un partenariato globale UE-Cina

Dupuis (ARE), relatore per parere della commissione delle libertà pubbliche e degli affari interni.

- Signor Presidente, cari colleghi, credo che il quadro che ci ha esposto il relatore Bernard-Raymond sia veramente esemplare per quanto riguarda il fallimento della politica detta di dialogo costruttivo condotta dall'Unione verso la Cina da ormai molti anni. Bernard-Raymond ha ricordato tutto quello che non va, o comunque in parte, e si tratta veramente di un fallimento, un fallimento importante. Bisogna ricordare che l'Unione ed i paesi membri hanno avuto lo stesso atteggiamento accondiscendente nei riguardi dei cittadini dell'Unione Sovietica che cittadini non erano. Per anni, si è creduto che quanto valeva per noi, la democrazia, non aveva corso per loro, e oggi, e da molto tempo, facciamo nei riguardi della Cina la stessa analisi, proponiamo la stessa politica, quella di non riconoscere che i cittadini cinesi hanno diritto, come noi, alla democrazia. La cosa è tanto più grave in quanto la Cina si trova in una situazione drammatica, molto più grave di quanto non si senta spesso. Le contraddizioni sociali

e economiche stanno producendo decine di milioni di disoccupati. Contrariamente a quanto ci si vuole far credere non è il sistema comunista - perché è proprio di questo che si tratta - che potrà garantire la stabilità di cui ci parlava il collega socialista, ma è la democrazia, con i suoi paletti, con i suoi contro-poteri, con i suoi meccanismi di controllo da parte dei cittadini, che potrebbe, essa sola, permettere a colpo sicuro alla Cina di uscire da queste contraddizioni. Bisognerebbe piuttosto spingere la Cina, esigere dalla Cina e dalla sua classe dirigente comunista - è di questa che si tratta, lo si dimentica sempre - che rinunci al monopolio del potere, al monopolio della violenza, a questa violenza quotidiana su decine, centinaia di milioni di persone, che produce - e sono cifre ufficiali - decine di migliaia di prigionieri politici. Invito tutti i colleghi a pensare per un istante alle condizioni di un individuo prigioniero politico oggi in Cina, in Tibet, in Mongolia interna, in Turkestan. Si di

mentica, si ascoltano i dissidenti quando escono di prigione, li si applaude, ma si dimentica che decine di migliaia di altri prigionieri politici, oggi, mentre discutiamo di questo rapporto, sono nelle stesse condizioni di tortura, di violenza e, molto spesso, di morte. Questa è la politica di dialogo costruttivo con la Repubblica Popolare di Cina che l'Unione europea sancisce, ed è il fallimento. Abbiamo avuto degli esempi, con i prestiti russi dell'inizio del secolo, e anche se non si può paragonare tutto, penso che a livello delle nostre imprese si potrebbe forse cominciare a preoccuparsi un po' dei rischi per gli enormi capitali che sono stati investiti dalle imprese dei paesi membri dell'Unione europea, che rischiano di ritrovarsi domani in una situazione di confusione senza pari di fronte alla perdita di enormi investimenti. A fianco, c'è la più grande democrazia del mondo, l'India. L'Unione europea fa finta di non ricordare chequesto grande paese, questa grande democrazia esiste, che si potrebbe inve

stire là su delle classi dirigenti democratiche. Ma no, ci si ostina, si creano delle autostrade privilegiate verso la Cina e si dimenticano questi esempi. Avete parlato delle Tigri asiatiche, caro collega socialista, ma dimenticate che la Corea del Sud, in seguito alla recente crisi economica, una crisi di crescita, ha approfondito le sue istituzioni democratiche. Dimenticate che Taiwan, che è un paese cinese, ha una democrazia che funziona sempre meglio. Dimenticate gli esempi positivi, ma dimenticate anche la Corea del Nord, che è un vassallo della Repubblica Popolare di Cina. Tra qualche anno, quando il regime della Corea del Nord sarà crollato perché, per una ragione o per l'altra, non avrà più il sostegno della comunità internazionale, si scoprirà che ci sono stati milioni di morti in Corea del Nord, e si fingerà di essere sorpresi. Questi sono i regimi che incoraggiamo con le nostre politiche di dialogo costruttivo. Non abbiamo registrato alcun progresso in repubblica Popolare di Cina. Il relatore ha

ricordato la firma delle convenzioni internazionali e assistiamo, poche settimane dopo la firma di queste convenzioni, all'arresto di nuovi dissidenti, al loro invio nei famosi "laogai", i campi di concentrazione cinesi. Si assite all'arresto di giovani cinesi che navigano su Internet. E' questa la Cina che vogliamo sostenere e che di fatto sosteniamo con la nostra politica, con la politica del dialogo costruttivo. Sono contento che Sir Leon Brittan sia con noi perché il nostro Parlamento, nelle sue risoluzioni d'urgenza, aveva una politica un po' diversa: aveva presentato non meno di venti risoluzioni nel corso dei cinque ultimi anni chiedendo in particolare che fossero liberati dei dissidenti. Nessuno di questi è stato rilasciato su pressioni europee. Due o tre lo sono stati grazie alla pressione americana: Wang Dan, Wei Jingsheng. Noi non abbiamo ottenuto nulla. Hada, il leader democratico della Mongolia interna è sempre in prigione, così come sono in prigione i dissidenti del Turkestan orientale, come so

no tutt'ora in prigione decine di migliaia di prigionieri politici. Non abbiamo alcun alto rappresentante dell'Unione europea in Tibet, come ha chiesto il nostro Parlamento. Non abbiamo su questo piano, quello dei diritti umani, quello delle libertà politiche, ottenuto nulla.

 
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