Il dibattito rivela notevoli divergenze tra i deputati
16/04/1999 (Agence Europe)
Il dibattito del PE sul Kosovo, prima della votazione di una risoluzione (vedi EUROPE di ieri, p.7) ha messo in evidenza le divergenze tra parlamentari a proposito dell'intervento militare contro la Jugoslavia, anche se una maggioranza di deputati si è pronunciata a favore di questo intervento. Il laburista britannico Titley si è espresso in questo senso, perorando la fermezza e dicendo che, nella ricerca di una soluzione globale in questa zona, occorrerà tener conto del ruolo fondamentale della Turchia e dare a questo paese il sentimento che esso appartiene alla famiglia europea. In questo senso si è espresso anche l'italiano La Malfa che, esprimendosi a nome del gruppo liberale, ha ritenuto che fosse "ora che la NATO intervenisse". Invece, Lambrias (PPE, greco) ha ritenuto che l'UE, in questa vicenda, abbia "ceduto le proprie prerogative agli Stati Uniti tramite la NATO" e ha ricordato l'esempio dell'Iraq (dove, malgrado le bombe americane, Saddam Hussein "sta molto bene, mentre i bambini iracheni muoiono
di fame"). Questa non è la posizione del PPE, ha detto la tedesca Doris Pack. Non ci sarà alcuna soluzione duratura in Kosovo, se l'ONU e la Russia non svolgeranno il loro ruolo, ha affermato il presidente del gruppo dei Verdi, Magda Aelvoet. Dal canto suo, il presidente del gruppo Unione per l'Europa, Pasty, ha affermato che bisogna comunicare un messaggio di speranza al popolo serbo, che un "dittatore cinico" sta portando al suicidio collettivo, "e non al destino glorioso che gli fa intravvedere". L'eletto belga dell'Alleanza radicale, Dupuis, ha giudicato Pasty "troppo ottimista", quando parla di "politica suicida" di Milosevic: questa politica è "scientifica", ha affermato Olivier Dupuis, dichiarandosi peraltro "scettico" a proposito del piano della presidenza tedesca, perché, a suo parere, Milosevic la utilizzerà per ritirare le sue truppe "fino al punto che vorrà e per arrivare ad una divisione del Kosovo dalla quale uscirà vincitore", con il 40-50% del territorio, "dove, come per caso, c'è qualche mon
astero, ma anche risorse naturali" interessanti. la propria esperienza personale che suscita in Otto von Habsburg (CSU) un atteggiamento critico nei confronti dell'invio di truppe terrestri. Sono stato molto tempo in Croazia, durante la guerra, ha detto, e ho constatato che i popoli che lottano sul proprio territorio hanno più successo delle forze esterne (che spesso arrivano con una certa cattiva coscienza, ha aggiunto).Tom Spencer, conservatore britannico, presidente della commissione per gli Affari esteri, ritiene invece che si debba convincere Milosevic che si è decisi, se necessario, ad impiegare truppe terrestri. Ma non tentiamo di dire ai Serbi che questa non è una guerra, perché la risentono in quanto tale, ha affermato Spencer. Quando ero giovane, mi hanno insegnato a leggere bene i libri di storia, e questi indicano che, dieci anni fa, Milosevic aveva detto e scritto ciò che avrebbe fatto nel Kosovo, e adesso ha fatto quello che aveva detto e che aveva scritto, ha esclamato il verde tedesco Daniel
Cohn-Bendit. Hélène Carrère d'Encausse, francese, del gruppo Unione per l'Europa, ha affermato che i Serbi e gli Albanesi dovranno imparare a vivere insieme, ma che non è una forza di interposizione
che insegnerà loro come farlo; a suo parere, occorrerebbe coinvolgere altri paesi della zona, la cui presenza all'interno di una forza di interposizione, forse, sarebbe accettata meglio dai Serbi di quella di forze esterne. André Soulier, membro francese del gruppo del PPE, presidente della sottocommissione per i diritti umani, ha detto che una delegazione del Parlamento dovrebbe recarsi a Belgrado o a Pristina per andare a riprendere la personalità acui il PE ha attribuito il Premio Sacharov, Ibrahim Rugova. Cristiana Muscardini (Alleanza nazionale, italiana) ha proposto un altro gesto simbolico: che i membri del Parlamento si rechino tutti, alla fine della legislatura, alla frontiera tra l'Albania e il Kosovo. Würtz, membro francese del gruppo della Sinistra unitaria, ha detto di aver l'impressione che l'Europa si sia "fatta intrappolare" dagli Stati Uniti in questa vicenda e, pur condannando decisamente la politica di Milosevic, che è "mostruosa e criminale", ha ritenuto che l'intervento della NATO fosse
"firmato dagli Stati Uniti", subito dopo il vertice NATO, che doveva "sancire la loro egemonia". Non vogliamo sconfinare nel "lirismo pacifista" e non accusiamo la NATO di cinismo, ha affermato a sua volta il Verde svedese Gahrton, ma pensiamo che bisognerebbe trovare un'alternativa alla violenza, come ha fatto Mandela in Sudafrica. Bisogna resistere alla spirale dell'impegno militare, ha ritenuto Souchet, membro francese del gruppo Europa delle Nazioni, convinto che la coesistenza tra i Serbi e i Kosovari nel quadro dell'accordo di Rambouillet sia ormai impossibile. Questa guerra non è giusta, ha affermato infine Carlo Ripa di Meana, membro italiano del gruppo della Sinistra unitaria, che ha indicato che, a seguito dell'uso di proiettili contenenti uranio impoverito, i Kosovari, una volta tornati a casa, dovranno difendersi contro la radioattività del terreno, ha osservato.
Emma Bonino ha ricordato che l'iniziativa dell'unione di fornire un aiuto umanitario di 150 milioni di euro, a cui si aggiungono 177 milioni provenienti dagli Stati membri. Ha ricordato inoltre che, tra le vittime innocenti, ci sono anche Serbi, che ricevono aiuti della Croce Rossa.