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Partito Radicale Centro Radicale - 22 aprile 1999
Cina/Dirigenti democratici: lettera aperta di Bukovski e Wei

CHINA: LETTERA APERTA AI DIRIGENTI DEMOCRATICI

di Vladimir Boukovsky e Wei Jingsheng

Vent'anni fa Alexandre Soljienitsin pubblicava un saggio intitolato "L'errore dell'Occidente" nel quale costringeva l'Europa e l'America ad aprire gli occhi sulla realtà del comunismo, fosse questo sovietico, vietnamita, khmer, cubano o cinese. Scriveva: "Il comunismo non potrebbe essere bloccato da alcun artificio della distensione ne da alcun negoziato: ma unicamente dalla forza esterna o da una disintegrazione esterna". Già allora aggiungeva: "Sarebbe al momento presente fatale per il mondo intero se l'America credesse di vedere degli alleati nei dirigenti cinesi". Il contesto era certamente diverso da quello nel quale ci troviamo oggi: il nemico numero uno era l'Unione Sovietica, e bisognava impiegare tutti i metodi della Guerra Fredda, compresa l'alleanza con la Cina, per "contenerlo".

Oggi gli Stati Uniti propongono alla commissione per i diritti umani della Nazioni Unite a Ginevra una risoluzione che condanna le violazioni dei diritti dell'uomo in Cina. Sosteniamo questa iniziativa ed incoraggiamo tutti i paesi democratici ad associarvisi. Ma insistiamo, ancora una volta, nel ricordare a tutti la vera natura del regime di fronte al quale si trovano. Il regime comunista non può evolvere da solo in direzione della democrazia. Per far questo ha bisogno di essere sottoposto a costanti pressioni provenienti tanto dall'interno che dall'esterno. Perché una pressione abbia una qualsiasi efficacia bisogna che l'energia che le si applica sia chiaramente orientata in una sola e medesima direzione, altrimenti detto, bisogna che il messaggio non sia ingarbugliato da dichiarazioni contraddittorie.

Invece i messaggi contraddittori abbondano. Da un lato gli Stati Uniti spingono i loro alleati ad associarsi ad essi e a votare in favore della risoluzione che condanna la Cina, ma dall'altro il Presidente Clinton pronuncia, il 7 aprile 1999, un discorso che incoraggia il governo cinese a lasciare i dissidenti esprimersi liberamente, con il pretesto che una "opposizione espressa liberamente è molto meno pericolosa che un'opposizione repressa". Vuole forse in questo modo dare dei consigli ai dirigenti cinesi per mantenere per sempre in piedi il loro regime dittatoriale?

Noi siamo degli esempi viventi dell'odioso baratto che si concedono i dittatori: quando la pressione esterna diventa troppo forte, si espellono uno o due dissidenti verso l'Occidente, e se continua con la repressione arrestando qualche nuovo guastafeste, fino a quando il "valore di scambio" di questi ultimi sia sufficientemente elevato perché, a loro volta, possano essere scambiati contro i segni esteriori della legittimità di cui i regimi dittatoriali hanno tanto bisogno: una visita di stato solenne, l'entrata nell'OMC, o la tenuta delle Olimpiadi nella loro capitale ...

Questa volta la Cina non si è nemmeno preso il disturbo di espellere dei nuovi dissidenti per "provare" le sue nuove tendenze liberali. Ha semplicemente accettato, su domanda delgoverno americano, di rimandare il processo di un ex funzionario del Partito. Si tratta di Fang Jue, detenuto in condizioni di massima sicurezza dallo scorso luglio, ma arrestato ufficialmente da meno di un mese (22 marzo) per "frode e pratiche commerciali illecite". In realtà Fang Jue è l'autore di un notevole documento, apparso in Occidente all'inizio del 1998, che abbozzava le principali riforme democratiche alle quali la Cina non può sottrarsi se vuole svilupparsi armoniosamente, nel rispetto tanto dei suoi amministrati quanto dei suoi alleati.

Le domande di Fang Jue, alle quali si erano associati diverse decine di alti funzionari in seno al partito, erano logiche e ragionevoli. Vanno tutte nella direzione degli interessi fondamentali della Cina e del resto del pianeta. Rifiutando puramente e semplicemente di liberare Fang Jue, proponendo di rimandare il suo processo, il governo cinese mostra di nuovo il suo vero volto, poiché si riserva il diritto di condannare pesantemente un riformatore sincero e pacifico... una volta passata la minaccia di una condanna del suo comportamento iniquo da parte delle Nazioni Unite.

Il lettore non si lasci ingannare: Fang Jue non è un caso unico. Sono ancora migliaia, decine di migliaia a marcire nelle prigioni cinesi per avere espresso una rivendicazione, una critica, per aver tentato di organizzarsi conformemente a quanto autorizzato dalla legge, incoraggiati in questo dal fatto che i dirigenti cinesi hanno accettato di apporre la loro firma su una convenzione internazionale che garantisce i diritti economici, culturali e sociali. Il popolo cinese, e con lui le popolazioni tibetane, uigure, mongole hanno bisogno del costante e indefettibile sostegno dell'Occidente per sconfiggere la più potente dittatura di questo secolo. Ogni anno che passa renderà ancora più difficile l'uscita da un sistema che non fa che fomentare l'odio sociale, razziale ed internazionale. Votando questo 23 aprile a Ginevra, in favore della risoluzione di condanna delle violazioni dei diritti umani in Cina, i paesi democratici mostreranno che, per una volta, hanno compreso che i loro veri alleati si trovano al fia

nco dei popoli oppressi, e non al fianco dei dittatori senza scrupoli.

Wei Jingsheng è stato espulso dalla Cina nel novembre 1997. Vive oggi a New York, U.S.A.

Vladimir Boukovsky è stato espulso dall'Unione Sovietica nel 1977. Vive oggi a Cambridge, in Gran-Bretagna.

 
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