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Tibet Fax Tibet Fax - 1 giugno 1999
DEMOCRAZIA PER LA CINA/LIBERTA' PER IL TIBET-FAX N.76

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale transnazionale per la liberta' del Tibet e per la democrazia in Cina.

Numero 76 del 1 giugno 1999 (Anno IV)

Redazione: Massimo Lensi

Mailto: tibet.fax@agora.it

Distribuzione: Alberto Novi

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7H250 - Rue Wiertz 60 - 1047 Brussels (Belgium)

Tel: +32-2-230.41.21 - Fax +32-2-230.36.70

Url - http://www.radicalparty.org

Telnet: Agora.stm.it

"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, the Fourteenth Dalai Lama, 1992

Pubblicato in inglese, francese, spagnolo e italiano.

MOSCHE E MOSCERINI

La Cina non si pente della strage compiuta su Piazza Tien An Men 10 anni fa. Zhu Muzhi, Presidente della Societa' cinese dei diritti dell'uomo, definisce gli studenti uccisi il 4 giugno del 1989 come delle "mosche e moscerini" che sono entrate approfittando del clima di apertura del paese, cioe' dell'"aria fresca" delle riforme.

La conclusione dei lavori della 55a Commissione ONU per i diritti umani aiuta questa definizione. Ed invita placidamente Pechino a proseguire su questa strada, quella della insperabile trasformazione naturale della Cina comunista e dittatoriale in paese democratico. Avallando anche quel cinico principio per il quale "una opposizione espressa liberamente e' molto meno pericolosa che un'opposizione repressa", lasciando immutato lo status quo e consentendo alle cancellerie democratiche di praticare una "real-politik dello struzzo". Una politica che paradossalmente consente loro di condannare, con una mano, le violazioni dei diritti umani in Cina, Tibet, Turchestan orientale, Mongolia interna, ma con l'altra di andare alla stipula di vantaggiosi trattati commerciali con la piu' grande dittatura del mondo.

Wei Jingsheng ce lo ha ricordato in piu' occasioni: solo attraverso una seria, ingerente responsabilita' dei paesi democratici si potra' combattere la dittatura di Pechino. In Cina, ma anche in Vietnam, Corea del Nord, Afganistan, Birmania, Indonesia .... Per spiegare meglio questo principio pubblichiamo in "Seconda pagina" la lettera ai dirigenti democratici scritta da Wei e Vladimir Bukovsky.

La Cina sta attraversando un periodo di debolezza economica, di recessione e di caduta degli investimenti stranieri (meno 9,5%). Una debolezza non dovuta pero' ad una piu' attenta politica dei governi democratici e delle grandi economie sugli investimenti nel paese con il piu' alto numero di violazioni dei diritti umani. Le incapacita' dei Governi locali delle "Economic Zone" e di quello di Pechino di garantire i crediti insolventi dei propri agenti di investimento stanno affondando il regime. La politica delle modernizzazioni denghiane sta attualmente dimostrando i suoi limiti. Un vero "boomerang" economico dello stesso regime, anche se qualche acuto osservatore pensa piu' ad un regolamento di conti interno al partito tra Jiang Zemin, Zhu Rongji e Li Peng. Ma una cosa non esclude l'altra!

Chiudiamo questo numero di Cina-Tibet fax ad un pugno di giorni dal decennale del massacro di Piazza Tien An Men. Poche parole, ma rigorose, per non dimenticare quella vergogna. La mattina del 4 giugno (1) militanti del Partito Radicale deporranno delle corone di fiori presso i Monumenti ai Caduti delle Guerre, in numerose citta' europee, perche' la lotta nonviolenta della dissidenza cinese, degli amici tibetani, mongoli, uiguri, manciuri, prosegua con forza e per invitare i governi democratici, le istituzioni internazionali a sostenere concretamente l'avvio, reale, del processo di democratizzazione nella Repubblica popolare cinese.

E per non dimenticare.

Buona lettura.

(ml)

(1) Per avere maggiori informazioni sulle manifestazioni del 4 giugno si prega di mettersi in contatto con il Partito radicale attraverso la email pr.bruxelles@agora.it o al numero di fax +32-2-230.36.70.

TIBET/BANCA MONDIALE/PROGETTO DULAN

Il Comitato direttivo della Banca Mondiale decidera' il prossimo 8 giugno sulla concessione alla Repubblica popolare cinese di un prestito di 160 milioni di USD a sostegno del "Progetto per la Riduzione della Poverta' in Cina", che tra le altre cose prevede lo stanziamento di altri 61.775 coloni cinesi, Hu, Tu e Salar nella regione tibetana del Dulan (in questa regione i tibetani residenti sono gia' l'11%, dopo numerosi trasferimenti avvenuti negli anni passati).

* Dichiarazione di Olivier Dupuis, segretario del Partito Radicale e deputato europeo:

"Se la Banca Mondiale dovesse prendere la decisione di approvare questo progetto non farebbe altro che rendersi non solo complice ma co-autrice della politica di colonizzazione del Tibet (oggi i sette milioni di coloni cinesi insediati in tibet sono gia' la maggioranza a fronte di 6 milioni di tibetani) e di distruzione di un popolo e di una cultura millenari, attuata dalla Repubblica Popolare di Cina durante questi ultimi 50 anni. Per quanto ci riguarda una tale decisione ci costringerebbe a prendere tutte le iniziative politiche perche' gli azionisti della Banca Mondiale ritirino la loro fiducia nell'attuale dirigenza."

55.a COMMISSIONE ONU DI GINEVRA: LA SOLITA FARSA.

Anche quest'anno i lavori della 55a Commissione sui Diritti Umani di Ginevra si sono conclusi nel voto favorevole sulla mozione "No Action" presentata dalla delegazione cinese. Ed anche questa volta le paure e le logiche della realpolitik delle cancellerie del mondo, in primo piano quelle dell'Unione europea, hanno colto nel segno. I diritti umani, le liberta' di culto, quelle politiche e civili, sono state poste in secondo piano. I paesi di regime dittatoriale possono tirare lo scontato sospiro di sollievo ed uscire vittoriosi da uno scontro che non c'e' mai stato.

Il 24 marzo il segretario del PRT e deputato europeo, Olivier Dupuis, ribadisce che la "decisione scandalosa dell'Unione europea di non presentare a Ginevra una risoluzione di condanna delle violazioni sistematiche dei diritti umani in Cina costituisce indubbiamente una nuova vittoria per Sir Leon Brittan e per tutti coloro, sognatori come lui, che credono ad una trasformazione "naturale" e senza rotture del sistema dittatoriale comunista cinese in democrazia. Gli stessi, veri e propri impostori, che non esiteranno a rivendicare, come hanno fatto ieri alla caduta del regime sovietico, il loro eminente contributo nella caduta dell'ultimo impero comunista".

Il PRT, presente con una folta delegazione a Ginevra, ha lavorato per una risoluzione di condanna. Wei Jingsheng, dissidente cinese, con 18 anni di "laogai" sulla propria pelle e membro della delegazione, e' intervenuto l'8 aprile. Nel suo discorso in commissione Wei ha ricordato come qualsiasi dialogo segreto sui diritti umani con la Cina, favorisca proprio la prosecuzione delle repressioni. Ogni dialogo deve essere sostenuto da pressioni pubbliche, di varia natura, ma senza di esse il ruolo degli oppositori interni e' destinato a sfociare in lunghi anni di detenzione. Inoltre Wei ha ricordato per l'ennesima volta come la Cina, paese firmatario della Convenzione Internazionale sui Diritti Politici e Civili, debba scarcerare i "prigionieri d'opinione".

In quegli stessi giorni il Parlamento europeo, su iniziativa dei deputati radicali, approva una Risoluzione (B4-0238) "Sulle priorita' dell'Unione europea in occasione della 55a sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo". Tra i vari punti di richiesta il PE "ritiene (...) che la recente ondata di persecuzioni di dissidenti mostri un mancato rispetto dei principi delle convenzioni internazionali che la Cina ha ormai firmato e chiede pertanto al Consiglio di trattare la Cina quale tema prioritario nella prossima sessione e di presentare un progetto di risoluzione sui diritti umani in quel paese".

VISITA DEL PRESIDENTE CINESE IN ITALIA

"Basta con le menzogne, basta con le false promesse". Il 22 marzo con questo slogan i militanti del Partito Radicale e dei Verdi italiani hanno dimostrato di fronte al palazzo del Quirinale a Roma (sede della Presidenza della Repubblica italiana) in occasione della visita di stato del presidente cinese Jiang Zemin.

Obiettivo della dimostrazione era quello di sottolineare come qualsiasi avvio di dialogo per una entrata nella WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) della Cina popolare debba essere subordinato ad un radicale cambiamento della politica cinese in materia di diritti umani, civili, politici. Cambiamento imposto anche come condizione formale alla stipula e alla ratifica di qualsiasi trattato commerciale o contratti di fornitura di materie prime, tecnologie avanzate, tra paesi democratici e Cina.

Nel corso della manifestazione i dimostranti hanno costruito una grande statua della liberta', simbolo della rivolta di Piazza Tien An Men e sono stati ricordati i genocidi in atto in Tibet, in Turkestan orientale, nella Mongolia interna, cosi' come la cancellazione dei diritti fondamentali di tutti i cittadini della dittatura comunista cinese. Nella mattina si e' tenuta una conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa con i dirigenti radicali e verdi e con Wei Jinghseng.

CINA TIBET TELEX

LA RASSEGNAZIONE DEL DALAI LAMA SUL KOSSOVO

In una intervista apparsa sul quotidiano italiano "Repubblica", il 4 aprile (a cura di Raimondo Bultrini), il Dalai Lama fatalmente afferma che (come per il Tibet) "il problema del Kossovo e' l'autonomia di una minoranza da un potere totalitario. (...) Se una delle parti e' totalitaria, l'alternativa alla violenza e' solo la pazienza".

VIETNAM/ARRESTO DI GIANG

Il 29 marzo il Segretario del Partito radicale e deputato europeo, Olivier Dupuis, in occasione dell'arresto del dissidente al regime comunista vietnamita, Giang, ha inviato una lettera al Presidente vietnamita Tran Duc Long. Nella lettera il Segretario del PRT richiede l'immediato rilascio di Giang e di tutti i prigionieri politici e l'apertura del Vietnam ai diritti della persona e ad un assetto economico di libero mercato.

COREA DEL NORD/CARESTIA POLITICA.

Il 28 aprile il PRT in un comunicato stampa afferma che la carestia che sta ammazzando milioni di persone in Corea del Nord e' anche prodotta dal regime nazional-stalinista al potere. Se da un lato occorre - sostiene il comunicato - che i governi membri delle NU rispondano all'appello del WPF per salvare dalla morte per fame milioni di coreani, dall'altro gli stessi governi devono fermare con tutti i mezzi a disposizione la follia del regime di Pyongyang, chiedendo alle NU la sua messa sotto tutela internazionale.

COREA DEL NORD/PE/RAPPORTO TINDEMANS

Il deputato europeo e segretario del PRT, Olivier Dupuis, ha presentato numerosi emendamenti al Rapporto Tindemans sulla Corea del Nord. "La grave crisi economica (coreana) che non risparmia nessun settore e - aggiunge Dupuis - che deriva per l'essenziale dalla natura totalitaria, criminale, psicopatica del regime comunista Nord-coreano".

BIRMANIA/RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

Su iniziativa, tra gli altri, dei deputati del gruppo ARE (Alleanza Radicale Europea), il PE ha approvato una risoluzione sulla situazione in Birmania (B4-0375). Il PE nel rinnovare l'invito alla piena liberta' di movimento a Aung San Suu Kyi, appoggia "ancora una volta la decisione del Consiglio di non accettare che la Birmania partecipi alle riunioni UE-ASEAM e ASEM fintantoche' non saranno constatati in tale paese miglioramenti significativi nel settore dei diritti dell'uomo e della democrazia".

SECONDA PAGINA

In "Seconda pagina" pubblichiamo integralmente la lettera che Vladimir Bukosky e Wei Jingsheng hanno inviato ai dirigenti democratici del mondo in occasione dei lavori conclusivi della Commissione ONU sui diritti umani di Ginevra.

LETTERA APERTA AI DIRIGENTI DEMOCRATICI

di Vladimir Bukovsky e Wei Jingsheng (1)

Vent'anni fa Alexandre Soljienitsin pubblicava un saggio intitolato "L'errore dell'Occidente" nel quale costringeva l'Europa e l'America ad aprire gli occhi sulla realta' del comunismo, fosse questo sovietico, vietnamita, khmer, cubano o cinese. Scriveva: "Il comunismo non potrebbe essere bloccato da alcun artificio della distensione ne da alcun negoziato: ma unicamente dalla forza esterna o da una disintegrazione esterna". Gia' allora aggiungeva: "Sarebbe al momento presente fatale per il mondo intero se l'America credesse di vedere degli alleati nei dirigenti cinesi". Il contesto era certamente diverso da quello nel quale ci troviamo oggi: il nemico numero uno era l'Unione Sovietica, e bisognava impiegare tutti i metodi della Guerra Fredda, compresa l'alleanza con la Cina, per "contenerlo".

Oggi gli Stati Uniti propongono alla commissione per i diritti umani della Nazioni Unite a Ginevra una risoluzione che condanna le violazioni dei diritti dell'uomo in Cina. Sosteniamo questa iniziativa ed incoraggiamo tutti i paesi democratici ad associarvisi. Ma insistiamo, ancora una volta, nel ricordare a tutti la vera natura del regime di fronte al quale si trovano. Il regime comunista non puo' evolvere da solo in direzione della democrazia. Per far questo ha bisogno di essere sottoposto a costanti pressioni provenienti tanto dall'interno che dall'esterno. Perche' una pressione abbia una qualsiasi efficacia bisogna che l'energia che le si applica sia chiaramente orientata in una sola e medesima direzione, altrimenti detto, bisogna che il messaggio non sia ingarbugliato da dichiarazioni contraddittorie.

Invece i messaggi contraddittori abbondano. Da un lato gli Stati Uniti spingono i loro alleati ad associarsi ad essi e a votare in favore della risoluzione che condanna la Cina, ma dall'altro il Presidente Clinton pronuncia, il 7 aprile 1999, un discorso che incoraggia il governo cinese a lasciare i dissidenti esprimersi liberamente, con il pretesto che una "opposizione espressa liberamente e' molto meno pericolosa che un'opposizione repressa". Vuole forse in questo modo dare dei consigli ai dirigenti cinesi per mantenere per sempre in piedi il loro regime dittatoriale?

Noi siamo degli esempi viventi dell'odioso baratto che si concedono i dittatori: quando la pressione esterna diventa troppo forte, si espellono uno o due dissidenti verso l'Occidente, e se continua con la repressione arrestando qualche nuovo guastafeste, fino a quando il "valore di scambio" di questi ultimi sia sufficientemente elevato perche', a loro volta, possano essere scambiati contro i segni esteriori della legittimita' di cui i regimi dittatoriali hanno tanto bisogno: una visita di stato solenne, l'entrata nell'OMC, o la tenuta delle Olimpiadi nella loro capitale ...

Questa volta la Cina non si e' nemmeno preso il disturbo di espellere dei nuovi dissidenti per "provare" le sue nuove tendenze liberali. Ha semplicemente accettato, su domanda delgoverno americano, di rimandare il processo di un ex funzionario del Partito. Si tratta di Fang Jue, detenuto in condizioni di massima sicurezza dallo scorso luglio, ma arrestato ufficialmente da meno di un mese (22 marzo) per "frode e pratiche commerciali illecite". In realta' Fang Jue e' l'autore di un notevole documento, apparso in Occidente all'inizio del 1998, che abbozzava le principali riforme democratiche alle quali la Cina non puo' sottrarsi se vuole svilupparsi armoniosamente, nel rispetto tanto dei suoi amministrati quanto dei suoi alleati.

Le domande di Fang Jue, alle quali si erano associati diverse decine di alti funzionari in seno al partito, erano logiche e ragionevoli. Vanno tutte nella direzione degli interessi fondamentali della Cina e del resto del pianeta. Rifiutando puramente e semplicemente di liberare Fang Jue, proponendo di rimandare il suo processo, il governo cinese mostra di nuovo il suo vero volto, poiche' si riserva il diritto di condannare pesantemente un riformatore sincero e pacifico... una volta passata la minaccia di una condanna del suo comportamento iniquo da parte delle Nazioni Unite.

Il lettore non si lasci ingannare: Fang Jue non e' un caso unico. Sono ancora migliaia, decine di migliaia a marcire nelle prigioni cinesi per avere espresso una rivendicazione, una critica, per aver tentato di organizzarsi conformemente a quanto autorizzato dalla legge, incoraggiati in questo dal fatto che i dirigenti cinesi hanno accettato di apporre la loro firma su una convenzione internazionale che garantisce i diritti economici, culturali e sociali. Il popolo cinese, e con lui le popolazioni tibetane, uigure, mongole hanno bisogno del costante e indefettibile sostegno dell'Occidente per sconfiggere la piu' potente dittatura di questo secolo. Ogni anno che passa rendera' ancora piu' difficile l'uscita da un sistema che non fa che fomentare l'odio sociale, razziale ed internazionale. Votando questo 23 aprile a Ginevra, in favore della risoluzione di condanna delle violazioni dei diritti umani in Cina, i paesi democratici mostreranno che, per una volta, hanno compreso che i loro veri alleati si trovano al

fianco dei popoli oppressi, e non al fianco dei dittatori senza scrupoli.

(1)Wei Jingsheng e' stato espulso dalla Cina nel novembre 1997. Vive oggi a New York, U.S.A. - Vladimir Boukovsky e' stato espulso dall'Unione Sovietica nel 1977. Vive oggi a Cambridge, in Gran-Bretagna.

Tutti i documenti trattati in questo numero di "Cina-Tibet Fax" sono a disposizione su Internet, in numerose lingue, all'indirizzo: www.radicalparty.org

 
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