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Partito Radicale Massimo - 1 giugno 1999
CHINAGATE

Uomo chiave della vicenda il businessman Johnny Chung

Sulla crisi Usa-Cina l'ombra del 'Chinagate'

Pechino avrebbe versato 'contributi' nelle casse elettorali dei democratici americani in cambio di un atteggiamento 'favorevole' nei suoi confronti

WASHINGTON -(Adnkronos)- Sulla crisi delle relazione fra Washington e Pechino, provocata dal bombardamento dell'ambasciata cinese di Belgrado nel quale sono morte quattro persone, getta un'ombra, certo non rassicurante, la complessa vicenda del ''Chinagate''. A riportare all'attenzione della cronaca lo scandalo, che va avanti da quasi tre anni, dei presunti fondi che il governo cinese avrebbe fatto arrivare alle casse elettorali democratiche per garantirsi un atteggiamento favorevole da parte dell'amministrazione di Bill Clinton, e' stata la testimonianza di fronte ad una commissione di inchiesta del Congresso, di Johnny Chung, fund raiser democratico ritenuto uomo chiave della vicenda.

L'uomo d'affari californiano originario di Taiwan ha ammesso di aver ricevuto 300mila dollari da un generale cinese interessato ad influenzare le presidenziali, ma ha ribadito di ''non essere mai stato un agente del governo cinese''. Ha pero' denunciato il fatto che lo scorso anno un inviato di Pechino ha minacciato lui e la sua famiglia, chiedendogli di non riferire nulla agli investigatori federali sul coinvolgimento dei cinesi nella campagna elettorale americana. Chung nega cosi' la grave accusa di aver agito per una potenza straniera, ma ammette di aver violato la legge elettorale americana -che vieta agli stranieri di finanziare i candidati- agendo come prestanome di uomini d'affari e ufficiali dell'esercito cinese.

E' infatti il generale Ji Shengde, capo dell'intelligence militare cinese, il contatto piu' scottante avuto da Chung, fatto con la mediazione del direttore esecutivo di una ditta aereospaziale cinese. ''A noi piace veramente il vostro presidente - avrebbe detto Ji a Chung- vi daremo 300mila dollari e voi li darete al presidente e al partito democratico''.

Il fund raiser nega di averlo fatto e sostiene di aver usato gran parte di quel denaro per se' e per il figlio del generale che studia in California. Ma secondo gli investigatori del Congresso fra i 20mila e i 35mila dollari del generale finirono nelle casse democratiche.

Il fund-raiser ha raccolto oltre 360mila dollari per i democratici per le elezioni del '96, facendo piu' di 50 visite alla Casa Bianca, spesso per accompagnare uomini d'affari cinesi, suoi soci o clienti, alla ricerca -ha spiegato Chung alla commissione- ''di quello che vuole la maggioranza degli americani, influenza e la possibilita' di sviluppare relazioni con persone importanti''. Le foto scattate con il presidente e la first lady erano per loro ''come oro perche' in Cina avrebbero dato loro un'aura di importanza''.

Il fund raiser - che ha raggiunto un accordo di collaborazione con il dipartimento di Giustizia che gli assicurato la riduzione della pena a cinque anni di liberta' vigilata- non vuole pero' essere il capro espiatorio della Casa Bianca: ha messo in chiaro che i democratici sapevano bene da chi arrivavano quei fondi. E parlando di Bill e Hillary Clinton, che un tempo ''adorava'', ha detto di avere verso di loro ''sentimenti contrastanti'', sottolineando di ''non poter fare a meno di pensare che mi hanno usato allo stesso modo in cui io ho usato loro''.

Emanuela NOCE

 
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