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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 3 giugno 1999
Una piccola domanda, per iniziare: con i soldati russi in Kosovo, quanti crimini potrà ancora permettersi Milosevic prima che la NATO abbia il coraggio di reagire, sfidando Mosca? I russi svolgeranno in modo consenziente la stessa funzione svolta in passato in Bosnia dagli "osservatori" ONU

Dal "Sole 24ore" di oggi:

" Il 24 marzo, giorno dell'inizio dei bombardamenti, sul tavolo del segretario dell'Unhcr, la signora Sadako Ogata, professoressa universitaria, cattolica, moglie di un banchiere giapponese, arriva una lettera (mai resa pubblica) del ministro degli Esteri, Lamberto Dini: <>. Nella risposta scritta, il 25 marzo, Ogata dice di aspettarsi un esodo di 50mila persone. Ma la grande fuga dal Kosovo riguarderà, a ondate successive, un numero 12 volte superiore alle previsioni "

Il nostro ministro degli Esteri ha dimostrato nell'occasione una straordinaria preveggenza o aveva informazioni sui piani di pulizia etnica di Milosevic? E in questo caso, da chi aveva avuto queste informazioni?

" E per quel che riguarda la censura di guerra, sebbene tra mille difficoltà, quelli che sono riusciti a evitare i provvedimenti di espulsione o i mancati rinnovi degli accrediti stampa del war center dell'esercito jugoslavo, si chiedono quale nazione, in queste condizioni, avrebbe consentito ai giornalisti di Paesi considerati "aggressori" di continuare a lavorare "

Considerazione o ipocrita o superficiale: il regime di Milosevic ha sfruttato al meglio la "quinta colonna" fornitagli dai giornalisti italiani: ultimo esempio, l'apertura del TG di Canale 5 di ieri sera, che ha dedicato i suoi primi dieci minuti alla protesta pacifista all'Altare della Patria; a giornalisti così, ponti d'oro in Serbia (NATO permettendo ).

" i cinesi stanno vivendo una nuova fase di sentimenti anti-occidentali A Pechino molti credono che la guerra alla Serbia sia un pretesto per arrivare ad aggredire la Cina in Tibet: anche gli indiani temono che il prossimo obiettivo della NATO sia il Kashmir. Forse i toni eccessivamente alti, il dubbio che gli USA non vogliano la <> proposta da Clinton, ma il contenimento della Cina come un tempo dell'Urss di Stalin, fanno parte di una sottile strategia: far passare inosservato, dentro e fuori il Paese, lo scomodo anniversario di Tienanmen. Con la sua storia, il credito che pretende e le sue ambizioni, il Paese più popolato della Terra non sarà mai un partner facile. Ma non possiamo fare a meno di cercarne la collaborazione. Posto nella sua dimensione storica, che guarda sempre alle cose con duro realismo, quel massacro di dieci anni fa fu un incidente di percorso. La democrazia non poteva venire da quella magnifica ma confusa protesta: non in Cina, almeno ".

Nell'anniversario di Tienanmen, era prevedibile la professione di realpolitik del giornale della Confindustria: il massacro fu "un incidente di percorso"

In scala ridotta e nazionale, la realpolitik dei vertici confinustriali presenti e passati, di sempre, si estrinseca nella notizia dell'attentato ad una delle tipografie del Gruppo Abete, che stava stampando i certificati elettorali per le Europee: Francia o Spagna, purchè se magna!

 
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