Trovo umiliante e da superarsi rapidamente la situazione relativa alla futura composizione della Commissione dell'UE a Bruxelles.
Umiliante, preciso, per altri, forse per il nostro paese, non per me.
Sono, attualmente in pieno, straordinario esercizio delle mie responsabilità e dei miei compiti; per decisione del Consiglio, che ho accettato, e non in regime di "ordinaria amministrazione" come avrei dovuto, dopo le dimissioni (o dimissionamento) della Commissione Santer. Devo, quindi, assumere impegni, avviare iniziative, compiere scelte, senza minimamente sapere chi dovrebbe o dovrà ereditarle, e in quali condizioni di governo dei compiti della Commissione.
Che si tratti della diossina che sconvolge i mercati, consumi, produttori e consumatori; evento gravissimo che non possiamo ritenere dovuto alla natura, come se fosse un cataclisma; che si tratti del Kosovo e dei Balcani; o del problema della pesca non posso affermare che mi trovo particolarmente sollevata, libera da preoccupazioni, da responsabilità personali, oltre a quelle istituzionali.
Sul modo con cui ho assicurato l'esercizio delle mie responsabilità in questi 5 anni i giudizi delle autorità e dell'opinione pubblica italiane e di molti altri paesi dell'Unione, sono - credo - noti.
Ho una storia personale e politica, mia e del mio partito, del quale sono militante ed esponente, anche parlamentare da quasi 25 anni senza soluzione di continuità. Storia politicamente unica, in quanto storia federalista, transnazionale, europea.
Come è noto non appartengo né al Polo né all'Ulivo, ma a tutt'altro, ben definito e noto. Non sono né in quota degli uni né degli altri.
Né della maggioranza né dell'opposizione ufficiale. Non sono una indipendente, che, in politica, indica la sostanziale dipendenza di singoli individui a forze e settori politici, partitici. Ma "libera" sì, anche perchè radicale, e non malgrado ciò. Come Radio Radicale, servizio pubblico che funziona, in quanto tale.
Tutto ciò premesso, espresso, ricordato - semmai abbia qualcuno qualcosa da obiettare - vengo alla situazione che si è determinata.
Sulla mia funzione di Commissaria Europea ho sempre espresso la mia assoluta soddisfazione per il fatto di aver dovuto e potuto confrontarmi con le enormi difficoltà di questo incarico, e di aver probabilmente anche saputo farlo.
Nessuno è indispensabile. Nessuno meno che mai penso, qualcuno che non abbia ancora potuto dimostrare quel che vale e come sa e vuole assolvere alle proprie responsabilità
Ho espresso questa mia soddisfazione. Ma non ho chiesto e non chiedo niente a nessuno. Mi chiedo, solamente, se sia giusto e conveniente che - a tutt'oggi tranne al Presidente del Consiglio - il probabile Presidente della Commissione, Presidente per ora designato non si sia mostrato interessato alla mia opinione in merito.
Oggi rompo gli indugi.
Attenderò altri 7 giorni e poi mi riterrò del tutto libera di fare le mie scelte, come se fossi stata esclusa dalla Commissione in corso di costituzione. Devo decidere, sul piano privato, le misure organizzative della mia vita per i prossimi anni. Inoltre devo decidere sui miei impegni di parlamentare europea, con gli altri eletti della mia lista e del mio partito. Per prepararmi eventualmente, ad essere e operare fra quanti dovranno dare la fiducia al Presidente della Commissione, ed alla Commissione stessa; o fra quanti la richiederanno. Nei prossimi giorni vedremo se il mondo politico italiano e - o i cittadini non siano per caso anch'essi interessati a questa vicenda e con quale sensibilità e grado di interesse.
Se il Presidente designato della Commissione riterrà di non avere elementi sufficienti per chiedermi di eventualmente accettare di proseguire anche per la prossima legislatura europea la mia opera di Commissaria vorrà dire semplicemente che si trovano dinanzi a dovizia e imbarazzo di scelte. Me ne feliciterei con loro, e attenderei con curiosità anche da Parlamentare europea e da esponente radicale, di conoscere le loro opzioni.
Spiegarle all'opinione pubblica italiana e - per una volta anche a quella europea - sarà compito interessante.
Seconda parte sintesi conf. Stampa Emma Bonino del 18.6.99:
Diventa grave ed urgente che la stampa, i mass media, riescano ad informare seriamente - se lo vogliono - sulla nostra posizione, sulle nostre richieste, sui nostri obiettivi. Ormai, da anni, si risolve ogni imbarazzo con un paio di espressioni, di termini che non significano assolutamente nulla di per loro, se non si precisa poi di cosa si tratti: referendum, protestano e via di questo passo.
Noi chiediamo che venga, immediatamente salvata la piccola e media impresa italiana, e con essa il mercato e l'occupazione, rendendola finalmente compatibile e concorrente nel processo di globalizzazione dell'economica. La situazione è così precisa e drammatica che ci si potrebbe attendere decreti governativi, o corsie assolutamente privilegiate in Parlamento. La soluzione che noi proponiamo è ormai "vecchia" di tre anni. Da due è divenuta proposta referendaria, anche referendaria.
E', dunque, una precisa proposta politica e legislativa di salvataggio dell'impresa, della sua stessa costituzione strutturale, capace di creare in brevissimo tempo occupazione indigena, extra-comunitaria e di attirare capitale e know-how comunitario e internazionale. Il secondo volano, economico, di contesto, e di ricasco fiscale, è dato dall'eliminazione del regime delle pensioni d'anzianità, dalla riforma del sistema fiscale per i dipendenti, dalla riforma sanitaria. Tutto questo, se avessimo la maggioranza o potessimo determinarne la politica, accadrebbe per via legislativa parlamentare, governativa.
Ma il cammino più certo e diretto, il più rapido è quello referendario: fra l'aprile e il giugno del 2000 sarebbe compiuto. Una condizione sola deve esser rispettata; quella della simultaneità dei provvedimenti e della riforma dell'impresa e del lavoro, e, per quanto più possibile delle altre.