L'Uck disarma entro un mese
Via l'ultimo soldato di Belgrado: guerra finita
Francesco Manacorda
La Stampa, 21 giugno 1999
E' finita. Dopo ottantotto giorni dall'inizio dei bombardamenti e a dieci giorni dalla loro sospensione, il 10 giugno scorso, la Nato ha deciso ieri ufficialmente la fine dei raid contro la Jugoslavia, mentre l'Uck era pronto ieri sera a firmare l'accordo per la sua completa smilitarizzazione. Lo stop definitivo ai bombardamenti è stato deciso dopo che l'ultimo serbo in divisa aveva lasciato il Kosovo. Alle 13 di ieri il generale britannico Mike Jackson, il comandante della Kfor, ha informato Wesley Clark, il comandante supremo delle forze alleate in Europa, che il ritiro era completato, con undici ore di anticipo rispetto alla tabella di marcia messa a punto dall'Alleanza. Clark, dal suo quartier generale di Mons, ha dato l'informazione al segretario generale della Nato Javier Solana e lo stesso Solana ha deciso di terminare con effetto immediato la campagna aerea che avevo sospeso il 10 giugno, come recita una sua dichiarazione. Termina così, con il ritiro completo dei 40 mila uomini - militari, paramilita
ri, forze della polizia speciale - la minaccia che ancora negli ultimi dieci
giorni al Nato aveva fatto pendere sulla testa di Belgrado: la ripresa immediata degli attacchi aerei se le condizioni del ritiro non fossero state rispettate. Adesso buona parte dei mille aerei usati per la guerra contro la Jugoslavia potrà rientrare alle basi di origine, anche se si può supporre che una parte resterà ancora a disposizione della Nato sia per il supporto logistico alla Kfor, sia per evitare qualsiasi sorpresa nei prossimi mesi da parte dei serbi. I quali serbi, secondo un funzionario delle Nazioni Unite, prima dell'ingresso delle truppe della Nato si sarebbero portati via in segreto almeno tremila detenuti politici di etnia albanese, tra cui molti avvocati, dottori e professori. Essi potrebbero ora essere usati da Milosevic come merce di scambio, ha detto il non identificato funzionario a giornalisti. La forza di pace della Kfor, ha detto Solana, continuerà a lavorare per creare un ambiente sicuro per tutta la popolazione del Kosovo, senza distinzione di origine etnica. Un obiettivo, questo,
per cui è necessaria la completa smilitarizzazione dell'Uck, l'esercito di liberazione kosovaro. Sempre ieri i rappresentanti della Nato in Kosovo e quelli dell'Uck hanno raggiunto un accordo di massima sulla consegna della maggioranza delle armi da parte delle milizie kosovare nel giro di trenta giorni. L'accordo, che ieri sera era al vaglio del Comitato militare della Nato a Bruxelles, presieduto dall'ammiraglio Guido Venturoni, e che per stamattina dovrebbe essere già stato firmato, prevede che gli uomini dell'Uck abbiano un mese di tempo per consegnare le armi alla Kfor. A questo ordine faranno eccezione solamente le pistole, le armi da caccia e i fucili regolarmente registrati, come ha spiegatoieri sera a Colonia il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Sandy Berger. Ancora, i guerriglieri dell'Uck si impegnano a non portare nessun tipo di arma in alcune zone, città e arterie di comunicazione designate di comune accordo con la Nato, a non indossare più divise o simboli della loro organizzazione e
ad abbandonare tutte le postazioni mantenute fino ad ora. Entro i prossimi trenta giorni, infine, tutti i guerriglieri che sono arrivati in Kosovo da altri Paesi dovranno abbandonare la provincia. Al vertice di Colonia l'accordo Nato-Uck è stato definito incoraggiante da Clinton, un traguardo molto importante da Chirac, un enorme risultato da Blair.