Roma, 20 luglio 1999
Su "Il Foglio" in edicola oggi (si prega di citare la fonte) comparirà una pagina a pagamento che costituisce anche il "documento formale di base" per l'incontro di Strasburgo tra i rappresentanti del movimento radicale italiano e quelli del Polo. "Nessun "ultimatum", nessuna richiesta - scrivono i radicali - semmai la riproposizione dei nostri obiettivi, che coincidono con gli auspici dell'immensa maggioranza degli elettori del Polo e di parte rilevante degli elettori dell'Ulivo, della Lega e perfino di Rifondazione".
Nella pagina si legge ancora che "il Polo verrà informato sullo stato di organizzazione dei "Referendum-days" del 28 e 29 luglio e sulle ragioni del progetto dei venti referendum liberisti e liberali che, se avranno raccolto i 12 milioni di firme necessarie, da parte di almeno 600 mila elettori, segneranno la fine del regime partitocratico e la riforma liberale della società italiana, entro 10 mesi al massimo".
Per i radicali i problemi da affrontare subito sono:
Riforma "americana" delle istituzioni: presidenzialismo, federalismo, bipartitismo. Il Polo, invece, persegue sistema misto alla francese, cancellierato, bipolarismo (come dal 1948). Non è presidenzialista. Il popolo italiano, con immensa maggioranza, lo è.
Riforma liberale e liberista dell'economia, del mercato, dell'impresa, del lavoro, che può scattare grazie al successo dei "Referendum days" e della campagna referendaria, che il Polo non ha sostenuto e non sostiene, continuando invece a preferire la strada parlamentare e partitocratica del rinvio permanente.
Il polverone sulle elezioni bolognesi serve per celare la verità agli elettori dell'Ulivo e del Polo e a tutti quelli che vogliono un sistema politico fondato sulla contrapposizione fra progetti e classi dirigenti alternative. Come ai tempi di Berlinguer e di Andreotti, si vota contro l'uno o contro l'altro, e, passato il voto, l'uno e l'altro, Berlusconi e D'Alema, Berlusconi e Prodi, con i poteri forti burocratici, sindacali e industriali, si ammucchiano, inciuciano, si consociano e si concertano, si ricattano e si accordano, con effetto zero, azzerante per il sistema paese.
Mentre il Polo non è necessariamente determinante per il successo del progetto liberale e liberista dei venti referendum, perché - vendendo i propri averi, dando letteralmente corpo alle speranze di libertà e liberazione della grande maggioranza dei cittadini - i radicali corrono pienamente il rischio di impresa, di riuscita o di fallimento, sarebbe invece evidente a tutti che il Polo, così come la Confindustria, se questo progetto non riuscisse a raccogliere le firme necessarie, sarebbe stato assolutamente determinante per il fallimento dell'iniziativa stessa. Che non potrebbe tecnicamente, non solo politicamente, esser riproposta prima del 2002, cioè prima di troppo tardi.