Intervista a Jose Ramos HortaPP: Jose Ramos Horta e' stato insignito nel 1996 del Premio Nobel per la Pace, insieme al vescovo di Timor est monsignor Belo. E' uno dei leader della lotta per la democrazie e per l'indipendenza di Timor est. Non e' la prima volta che sentiamo la sua voce, sia in occasioni come questa, sia in occasione delle sessioni della Commissione sui Diritti Umani dell'ONU, presso la quale ha pronunciato interventi anche in qualita' di membro della delegazione del Partito Radicale.
A Timor Est sono in corso e se possibile si aggravano eventi gravissimi, conseguenti alla reazione opposta - l'Indonesia ha occupato Timor est nel 1975 - al referendum che ha sancito di recente l'indipendenza dall'Indonesia. So che Lei ha pochissimo tempo; e dunque le chiedo alcune brevissime informazioni sulle ragioni politiche di quel che sta accadendo.
JRH: L'esercito indonesiano ha invaso Timor Est nel '75, in tempo di guerra fredda. Hanno perpetrato un genocidio: 200 mila persone, rispetto ad una popolazione totale che non supera le 700 mila persone. Timor est e' un paese in massima parte cattolico, il 95 per cento della popolazione e' cattolico; l'Indonesia e' il piu' grande paese musulmano del mondo. Quel che e' in corso a Timor est e' una pulizia etnica, una pulizia politica e una pulizia religiosa. Ora il loro obiettivo e' la chiesa cattolica, e preti, suore e vescovi sono oggetto di attacco. La residenza del Vescovo di Dilie' completamente distrutta. Nei nostri 500 anni di nazione cattolica mai il vescovo e' stato costretto ad abbandonare la sua casa. Il vescovo di Dili e' ora in Australia: ha dovuto lasciare il paese. Ora ogni istituzione nel paese, la chiesa, l'ufficio delle Nazioni Unite, le organizzazioni per i diritti umani, i media internazionali sono sotto minaccia di morte da parte dei membri dell'esercito indonesiano. Il presidente indonesi
ano non ha ora alcun controllo sulle forze armate, che sono ora del tutto fuori controllo a Timor est,, e temo che se non vi sara' un intervento internazionale da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, decine di migliaia di persone moriranno nelle prossime settimane.
PP: E quali quindi possono e devono essere le risposte, le azioni, le iniziative, le soluzioni che devono essere messe in atto da parte della comunita' internazionale e dalle istituzioni internazionali?
JRH: In primo luogo deve esserci un embargo totale sulle armi da parte di tutti i paesi del mondo contro l'Indonesia. Quindi, deve esserci, devono essere disposte amplissime sanzioni economiche da parte della Unione Europea, istituzioni multilaterali, paesi con relazioni bilaterali con l'Indonesia. Ma deve esserci anche una campagna pubblica da parte dei consumatori, a che non comprino beni Made in Indonesia. In Italia sono in commercio molti prodotti di produzione indonesiana, come le scarpe Nike, come le scarpe Reebok. E vogliamo anche rivolgere un appello ai turisti italiani, affinche' non vadano in Indonesia, devono disdire i loro viaggi, i loro voli, le loro vacanze in Indonesia, perche' gli alberghi sono controllati da membri delle forze armate indonesiane. E ricordate: le forze armate indonesiane sono responsabili degli eccidi in Timor est, ma anche altrove, nei domini indonesiani a West Papua. Sono responsabili dello stupro e della uccisione di donne cinesi in Indonesia. Vi e' quindi un obbligo mor
ale per tutti gli Italiani, tutti gli Europei di dare vita a questa campagna pubblica di boicottaggio dei prodotti indonesiani.
PP: E' ora ancor piu' evidente che la responsabilita' del sangue che sta scorrendo non e' soltanto o tanto delle forze paramilitari, ma dell'esercito indonesiano.
JRH: Le milizie sono sempre state una finzione. Fin dall'inizio chi ha compiuto quel che e' accaduto era l'esercito indonesiano. Da 23 anni. E' l'esercito indonesiano che sta totalmente orchestrando e compiendo la violenza in corso.
PP: L'ufficio di rappresentanza dell'ONU e' stato bloccato, chiuso, assediato... Lei richiede da parte delle Nazioni Unite l'uso della forza?
JRH: L'ufficio ONU e' bloccato, e anche quello della Croce Rossa Internazionale e' stato attaccato. Credo quindi che le Nazioni Unite debbano mobilitare una forza internazionale di intervento, formata da Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, gli europei. Credo che la Francia sia pronta a contribuire con truppe ad una tale forza di intervento.
PP: So che ha pochissimo tempo, ma vorrei chiederle un'ultima cosa. Questa sembra proprio essere una ulteriore dimostrazione della inadeguatezza anche o in primo luogo strutturale delle istituzioni internazionali a partire dall'ONU.
JRH: La lezione del Kosovo dimostra che se le Nazioni Unite sono paralizzate, dalla inazione, dal veto dell'uno o dell'altro membro, deve esserci l'intervento unilaterale di quqalche paese. Il caso di Timor est e' simile a quello dell'olocausto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, quando centinaia di migliaia di Ebrei potevano essere salvati, ma non furono salvati per l'assenza di reazione internazionale. E' simile alla pulizia etnica in Kosovo o in Bosnia; ma ancora non vi e' nessun intervento militare straniero a Timor est. Vi e' dunque un obbligo morale per il mondo di intervenire adesso.
PP: Sulla base delle notizie che lei ha, i massacri in corso si stanno aggravando?
JRH: Si'. Stanno uccidendo centinaia e centinaia di persone. E migliaia moriranno entro pochi giorni se non vi sara' un intervento immediato di emergenza. Migliaia di persone hanno abbandonato le loro case. Bambini e anziani moriranno.