>, organizzato dalla Fondazione Nord Est.D) Dottor Bernabè, a che punto è l'attività della task force?
R) Presenteremo i risultati del lavoro svolto in una conferenza nazionale che si terrà il 7 ottobre a Roma, alla vigilia della Conferenza di Bari dell'Unione europea sulla ricostruzione. In quell'occasione saranno rese note le analisi e le proposte elaborate assieme alle rappresentanze e alle organizzazioni del settore privato italiano. Si tratta di una documentazione estremamente ricca sulle opportunità di coinvolgimento per le nostre imprese, frutto di ricognizioni sul campo e di incontri con tutti i responsabili dei Paesi coinvolti nel processo di ricostruzione e degli organismi internazionali.
D) In passato le imprese italiane hanno denunciato lo scarso sostegno da parte del Governo. Ora il clima è diverso?
Sicuramente. Forse per la prima volta in Italia ci siamo mossi a livello di sistema Paese, con un reale coordinamento tra Governo e imprese. L'obiettivo ora è mantenere l'efficienza di questa metodologia, potenziando gli strumenti esistenti e non creandone di nuovi. Il ministero del Commercio estero si sta muovendo in questa direzione con i progetti di rafforzamento di strutture di sostegno alle aziende, dall'Ice alle finanziarie Simest e Finest a Informest.
D) Nella ricostruzione in Bosnia un altro handicap per le nostre aziende è stata la carenza di informazioni sulle opportunità esistenti. Sarà diverso per i Balcani?
R) L'obiettivo principale della Task force è proprio quello di raccogliere ed elaborare tutte le informazioni disponibili sui programmi di ricostruzione e sulle priorità, per dar modo a tutte le imprese italiane di accedervi in tempo utile. Per rendere questo servizio più che mai trasparente e tempestivo abbiamo creato un sito Web aperto a tutti.
D) Alcune settimane fa lei ha affermato che la ricostruzione nei Balcani di fatto offrirà opportunità solo alle nostre piccole e medie imprese. Pensa che la grande industria italiana non sia in grado di competere con la concorrenza internazionale?
R) No, il problema è diverso. Innanzi tutto gli interventi previsti per i prossimi 12 mesi riguarderanno l'emergenza nel Kosovo: dunque il ripristino delle abitazioni e dei servizi essenziali, settori che interessano le piccole e medie imprese. In secondo luogo perchè la necessità di grandi interventi infrastrutturali causata dai bombardamenti della Nato è limitata alla Serbia che per ora però è esclusa dagli interventi di sostegno, a causa delle condizioni politiche interne. Niente finanziamenti a Belgrado sino a quando ci sarà al potere Milosevic, dunque. E la mia impressione è che la situazione politica serba non sia destinata a cambiare nel breve e nemmeno nel medio periodo. Le grandi imprese, italiane ed estere, dovranno quindi attendere.
D) Crede che l'impegno finanziario che la comunità internazionale si sta apprestando a definire sarà sufficiente?
R) Il problema non saranno i fondi disponibili ma la tipologia di intervento che sarà adottata. Bisognerà ottimizzare le risorse ed evitare che accada quello che è avvenuto in Bosnia. Oggi i fondi vengono sprecati a causa degli altissimi costi burocratici delle organizzazioni internazionali che si occupano della ricostruzione, per il finanziamento di missioni, per l'organizzazione di studi e ricerche. Poi c'è il problema della corruzione: un miliardo di dollari, sui cinque spesi sinora in Bosnia, secondo il Congresso americano, è sparito nel nulla. Anche dopo la Seconda guerra mondiale "sparivano" le navi finanziate dal Piano Marshall ed accadeva in Germania,non nel porto montenegrino di Bar, ma è inaccettabile che sommando i costi della burocrazia(che ammontano a un terzo degli stanziamenti) al 20% finito in rivoli sotterranei, alla popolazione bosniaca rischi di arrivare meno del 50% degli interventi finanziari.". (Elena Ragusin)
COMMENTO: mi pare importante l'assicurazione fatta da Bernabè "Niente finanziamenti a Belgrado sino a quando ci sarà al potere Milosevic"; senza dimenticare che, esattamente due anni fa, Franco Bernabè, allora amministratore delegato della Telecom non ancora privatizzata, diresse l'operazione d'acquisto del 26% della Telecom serba, rimpinguando le esauste casse di Milosevic con 880 miliardi dei contribuenti italiani (rimando ai vari inserimenti fatti sulla vicenda in questa conferenza....).
Forte e chiara è anche la denuncia degli sperperi di denaro compiuti in Bosnia....
Segnalo, infine, un reportage accurato uscito su "La Stampa" di domenica 26 settembre a firma Giovanni Cerruti: <>.