("La Stampa" del 15/10/99)"Da oggi Miodrag Lekic non è più l'ambasciatore della Federazione Jugoslava a Roma. Gli italiani lo hanno conosciuto sui teleschermi durante i 78 giorni della guerra in Kosovo. Voce pacata, elegante, buon italiano, Lekic difendeva quasi ogni sera in tv le ragioni del su Paese in guerra con la Nato e con l'Italia senza mai cedere alla tentazione di sposare la pulizia etnica o la repressione ordinata dal presidente Milosevic. La sua Jugoslavia ai telespettatori di <>, <> e <> non sembrava quella di Milosevic né quella delle spietate <> del comandante Arkan. Ma a Belgrado i suoi modi delicati e la sua fine diplomazia non sono piaciuti affatto; così ora, a guerra finita, Milosevic ha deciso di fare i conti con la sua anomala feluca richiamandola in patria per affidare la sede diplomatica dei Parioli a una persona di stretta fiducia.Lekic, 50 anni, sposato con due figlie, è stato informato del proprio richiamo questa estate, mentre si trovava in vacanza con la famiglia nella città natale di Bar, nella Repubblica del Montenegro. L'ordine ricevuto non dava possibilità di replica. Milosevic non lo voleva più a Roma. A mandarlo su tutte le furie fu soprattutto quanto affermò Lekic durante una trasmissione di <> quando, rispondendo a una domanda, disse che <> lui si sarebbe schierato non con Belgrado ma con Podgorica. Una frase che è suonata come un tradimento alle orecchie attente del regime.Belgrado giustifica il siluramento di Lekic con la normale scadenza del manato (iniziato quando la Jugoslavia includeva ancora Slovenia, Croazia e Bosnia), ma senza di lui le relazioni con Roma rischiano di complicarsi. Chiunque sarà il suo successore dovrà infatti presentare al Quirinale la rituale richiesta di accredito firmata da Milosevic in persona. Cosa farà a quel punto l'Italia? Accetterà la Richiesta del leader serbo, legittimando chi è accusato di crimini contro l'umanità e messo all'indice dalla comunità internazionale? E cosa succederà se Milosevic dovesse nominare a Roma -come ha già fatto due giorni fa per il consolato a Milano- un cittadino serbo cui è stato vietato dopo la guerra l'ingresso nell'Unione Europea?
Lekic, intanto è stato salutato con tutti gli onori, raccogliendo i frutti della stima per un <>, in un incontro a Palazzo Chigi con il consigliere diplomatico Francesco Olivieri e in un pranzo alla Farnesina offerto dal sottosegretario agli esteri, Umberto Ranieri. Questa mattina Lekic invierà l'ultimo telegramma a Belgrado dove però non ha alcuna intenzione di tornare. Resterà in Italia per qualche tempo e poi si imbarcherà sul traghetto che lo porterà a casa sua, a Bar, in Montenegro". (Maurizio Molinari)"SERBIA: ACCORDO DELL'OPPOSIZIONE SUL VOTO ANTICIPATO"
( Corriere della Sera, 15/10/99)
"Dopo anni di reciproca ostilità, le forze dell'opposizione al potere del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic hanno sottoscritto un accordo per le elezioni anticipate in Serbia, come primo passo verso la democratizzazione del Paese. L'accordo, firmato da 'Alleanza per il cambiamento' (SZP) di Zoran Djindjic e dal 'Movimento per il Rinnovamento Serbo' di Vuk Draskovic, oltreché da una ventina di partiti minori, chiede alle autorità di Belgrado di fissare al più presto consultazioni anticipate per il rinnovo del Parlamento serbo.
Il programma comune prevede un sistema proporzionale, non più di otto circoscrizioni elettorali -per non favorire con una eccessiva frammentazione i partiti attualmente al potere- una soglia del 4% per essere ammessi in parlamento , l'abolizione delle leggi restrittive della libertà di stampa, il controllo delle elezioni da parte di osservatori serbi e internazionali. Il prossimo passo sarà una tavola rotonda con la coalizione al potere per arrivare a un compromesso, ma solo sui dettagli marginali, non sui principi di base."