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Party Radical - 28 ottobre 1999
TIBET/RADICALI/IL MESSAGGERO/ 28 OTTOBRE 1999

Grande folla ieri pomeriggio al Capranica: in mattinata incontro con Mancino a Palazzo Madama

Da Veltroni alla Koll: in più di duemila con il Dalai Lama

ROMA ABBRACCIA IL TIBET

Di Mariella Regoli

Il Messaggero, Cronaca di Roma, Giovedì 28 Ottobre 1999

Più di duemila persone. Un abbraccio più grande del previsto, quello con cui i romani accolgono il Dalai Lama. Immenso, tanto che il "Capranica" non riesce a contenerlo e oltre duecento persone restano fuori, ad ascoltare le parole di Walter Veltroni e del Kundun dagli altoparlanti. Ci sono i radicali, in piazza. Striscioni sbiaditi dal tempo testimoniano che furono i primi a sposare la causa tibetana. Ma i diritti umani non sono una gara e in questo caso, "beati gli ultimi". Perché al segretario Ds va riconosciuto il merito di aver fatto incontrare Sua Santità con le massime autorità istituzionali. Ieri è stata la volta del presidente del Senato, Mancino. A Palazzo Madama e a Montecitorio "Oceano di saggezza" si è aggirato per i corridoi mano nella mano con i politici. Oggi farà colazione con Violante e subito dopo andrà in Vaticano "dal mio amico Papa" a chiudere l'Assemblea interreligiosa.

E' venuto a parlare del futuro del suo Paese, il Dalai Lama. La quattordicesima reincarnazione del Buddha della Compassione ha ripetuto anche ieri che semmai tornerà nel Tibet lo farà come semplice monaco. E prosegue su quella "via di mezzo" che ha scelto di percorrere, con umiltà e una fede incrollabile. Fede negli uomini, questa volta: »Perché se il secondo millennio è stato quello del sangue, il terzo sia quello del dialogo . »Questa è la scommessa che ci attende - sottolinea Veltroni - E dobbiamo vincerla, questa scommessa, se vogliamo garantire ai nostri figli un futuro migliore. Sappiamo che la via del dialogo è impervia e che comunque è sempre molto lunga, ma è l'unica chiave che possa aprire le porte del futuro. Oggi siamo qui per dire che la libertà dei tibetani è parte della nostra libertà . Il Dalai Lama ascolta, annuisce, sorride rivolto a due poltrone della prima fila su cui sono sedute il ministro Giovanna Melandri e Claudia Koll. La plaeta è attenta, silenziosa. Il giallo-rosso del Kundun e de

i suoi quattro confratelli è l'unica macchia di colore. E anche i membri dell'associazione "Samantabhadra", un Istituto della Magliana in cui si pratica il buddismo tibetano, sono "in borghese".

Sua Santità racconta il Tibet tormentato e violato, immenso di montagne e verde di valli, con le parole dei bambini. E c'è dolore, nostalgia, preoccupazione, nella sua voce. Dialoga col pubblico. Le domande sono quelle di sempre. La reincarnazione:»Attiene alla filosofia buddista. I cristiani debbono praticare il cristianesimo. Ciascuno deve percorrere la via e le tradizione dei propri padri . E le vie si incontrano, convergono. Lo dimostra traducendo il buddismo in "italiano": »Ama il prossimo tuo come te stesso - dice - La Compassione buddista significa amore, tolleranza, dialogo. E' come una medicina e perché sia efficace bisogna prenderla, non basta guardarla. Bisogna praticarla anche nei momenti di buio, quando pregare e credere è più difficile . Grande umiltà. Ancora parole "bambine", messaggi per "Aquile che si credono polli", o viceversa. E' spiritoso, il Dalai Lama. Manda un saluto a quelli che sono rimasti sulla piazza: »Beati voi. Perché quando si ascolta senza vedere si capisce meglio. E perché s

tate al fresco mentre qua dentro fa un caldo terribile . Qualcuno gli chiede cosa avverrà a mezzanotte del prossimo 31 dicembre. »Se andremo a dormire nervosi, stenteremo a prendere sonno , risponde Sua Santità. Ma lui e Giovanni Paolo II sono stati presi a simbolo dei due secoli. »Del prossimo, in particolare, quello del dialogo , spiega Sandro Sassoli del comitato "III Millenium". In un un calco d'oro e argento morbido ha già impresso la propria mano il Papa. Oggi, accanto alla sua, tese una verso l'altra, sarà la volta di quella del Dalai Lama. Le "mani del dialogo e della pace" saranno custodite nel Museo della scienza e della tecnica di Milano.

Il Dalai Lama si affaccia alla finestra per salutare la folla sulla piazza. Un'ovazione lo accoglie. Si allontana fra mani che si tendono e che lui stringe in barba alle misure di sicurezza. E' un po' romano anche lui, da ieri, visto che i consiglieri comunali Ds hanno chiesto al Sindaco Rutelli e alla Giunta di conferirgli la cittadinanza onoraria.

 
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