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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 29 ottobre 1999
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("Sole 24ore" del 27/10/99)

"C'è qualcosa di umoristico, oltre che di molto serio, nella raffica di vertici che si susseguono a ritmo quasi settimanale nel Patto di stabilità per i Balcani. Più la comunità internazionale lancia iniziative per la stabilità e più i Balcani sfuggono a ogni tentativo di consolidamento. L'Albania è il caso più clamoroso. Ancor più della Serbia, della Bosnia o della Macedonia, dove si va a votare domenica pr il primo turno di elezoni presidenziali e politiche che preannunciano altre ondate di nazionalismo e di tensioni etniche.

Le dimissioni del premier Pandeli Majko, scontatissime dopo il suo siluramento al congresso del partito socialista, sono l'ultimo esempio dell'anarchia endemica che impera nel Paese delle Aquile. Majko è stato licenziato dai suoi sponsor, l'ex premier Fatos Nano, di cui era stato il giovane portavoce, e dal presidente della Repubblica Rexhep Meidani. I due esponenti storici dei socialisti, dopo aver a lungo litigato, si sono messi finalmente d'accordo per dare una nuova leadership al Paese, il vicepremier Ilir Meta, un altro trentenne di belle speranze e nessun potere.

Per quale motivo questo rimescolamento di carte a Tirana? In Albania si sta preparando la resa dei conti rinviata con l'intervento delle truppe internazionali dopo la rivolta esplosa nel '97 e il crack delle piramidi finanziarie. Lo scontro vede coinvolti l'ex presidente Sali Berisha, leader del partito democratico, e i socialisti. Berisha, che ha ricompattato le opposizioni, vuole elezioni anticipate: l'architetto delle piramidi non ha mai rinunciato alla rivincita e sarà un miracolo se questa si disputerà soltanto con mezzi legali come le elezioni.

Le divisioni politiche sono soltanto indicative degli schieramenti e delle forze in campo. In Albania contano soprattutto le provenienze regionali, i clan, le affiliazioni di gruppi di interesse legate ai traffici illeciti e Majko in questo momento non era più funzionale al terreno di scontro scelto per combattere la prossima battaglia.

Il più giovane primo ministro d'Europa non aveva esercitato male le sue funzioni. Se non altro era uscito quasi indenne dalla guerra del Kosovo e dalla valanga di profughi che con la pulizia etnica dei serbi si era abbattuta sul Paese più povero e arretrato del continente. Certo in Albania con l'arrivo dei rifugiati e degli aiuti internazionali è successo di tutto. Ma le colpe di Majko nella cattiva gestione di una parte dei soccorsi sono relative. Il primo ministro esercitava le funzioni ma davvero pochi poteri effettivi, come hanno dimostrato le vicende sulla nomina del capo della polizia di Valona. Nella Tortuga dell'Adriatico Majko rappresentava soltanto la facciata di un esecutivo privo di capacità di intervento.

L'Albania è in mano a un governo-ombra transnazionale che con i suoi traffici collega i Balcani all'economia europea meglio di qualunque piano della Banca mondiale e di Bruxelles. I suoi grandi elettori hanno i loro centri nei porti di Bar in Montenegro, a Valona o sulla sponda pugliese, per arrivare al cuore finanziario dell'Europa, in Italia, Svizzera, Germania. In questo senso l'Albania ha un'economia più "globalizzata" e redditizia di quanto non appaia sulla carta e nella realtà di un Paese dove mancano strade, acquedotti, servizi sociali e sanitari. A queste infrastrutture ci dovrebbero pensare i fondi europei e internazionali, la missione italiana per la ricostruzione istituzionale del Paese. Ed è così che tra governi di facciata, governi-ombra e soldi veri - i nostri - il consiglio di amministrazione che gestisce i traffici dell'Adriatico accumula utili. I conti in rosso sono tutti per gli albanesi e la comunità internazionale. Il patto di stabilità per questa triste faccia dei Balcani significa patt

o di spartizione. (Alberto Negri)".

 
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