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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Massimo - 18 novembre 1999
FANFARE E FANFARONI

Perduca non ha torto. Uno dei piu' grandi nemici che si incontra quando si parla di diritti umani e' l'ipocrisia. Alle parole seguono quasi sempre fatti differenti. L'ingresso - ormai sicuro - della RPC nella WTO (OMC) non deve scandalizzare per la semplice equazione "rispetto dei diritti civili, politici, ecc. contro liberismo". Se facessimo (solo) questa riflessione perderemmo il reale livello della battaglia economica in corso. Non e' questo il punto centrale della Conferenza di Seattle.

Lo scontro semmai e' tra la politica del cosiddetto "Gruppo di Cairns" (i grandi paesi esportatori agricoli con gli USA al primo posto) e l'Europa e il Giappone. Lo scontro e' sul Millennium Round. E' sufficiente seguire i lavori delle precedenti conferenze ministeriali (Marrakesch 1994, Singapore 1996, Ginevra 1998) per capirlo (anche l'attuale presidenza a staffetta ne e' un esempio). Gli USA vogliono aprire una discussione solo su agricoltura, proprieta' intellettuale e servizi. Gli europei invece vogliono allargare il dibattito al settore pubblico, commercio, concorrenza, ambiente ...

Non scordiamo che negli USA nel 1998 un movimento civico fece saltare l'Accordo Multilaterale sull'investimento (AMI). Il mercato cinese e' solo una importantissima pedina in questo braccio di ferro. Senza scordare poi che il vero soggetto che decide, che stabilisce l'indirizzo politico, che ha nelle mani tutto, non e' la WTO, ma bensi' l'ORD (Organo di regolamento del contenzioso). Ed e' dentro questo organo, la "faccia pulita" del commercio internazionale, che i numerosi conflitti prendono corpo e trovano una soluzione. Al WTO tocca il ruolo dei lavori, diciamo, sporchi.

Ed e' vero che l'ingresso della RPC nella WTO rafforza la posizione del primo ministro cinese Zhu Ronji (che aveva inserito questo punto programmatico come qualificante e prioritario del suo mandato, e che per ben tre volte nel corso di due anni lo ha portato vicinissimo alle dimissioni), ma e' anche altrettanto vero che qualsiasi governo "democratico" privilegia interlocutori stabili, forti e non in preda - come in Cina ora - a difficilissime crisi interne.

In breve quello che vorrei far capire e' che sono d'accordo con chi, in vista di Seattle, punta il dito contro la troppa liberalizzazione dei mercati (attuale politica dell'ORD). Invece in questo campo, proprio per la delicata situazione legata ai diritti umani, occorrono piu' regole. Anzi occorrono regole differenti da quelle che si avranno dopo la conferenza di Seatlle.

Il caso "Cina-WTO" e' secondo me emblematico di un'altra equazione, quella per la quale la troppa liberalizzazione in economia uccide la liberta', dando legittimita' a governi liberticidi come quello di Zhu Ronji. Occorrono regole precise. A Seattle sembra che si riuniranno decine di migliaia di manifestanti pronti a scendere in campo per bloccare qualsiasi accordi di tal fatta.

E noi in Europa?

 
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