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Partito Radicale Centro Radicale - 22 novembre 1999
EU/PE/LOTTA CONTRO LA FRODE/Olaf/Rapporto Napolitano
Il Parlamento emenda il suo Regolamento per consentire le indagini dell'OLAF al suo interno

22/11/1999 (Agence Europe)

Il Parlamento per finire è riuscito giovedì a ottenere la maggioranza necessaria (maggioranza assoluta dei suoi membri) per modificare il Regolamento onde potere applicare l'accordo interistituzionale del 25 maggio scorso sulle indagini interne effettuate dall'Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF). Il dibattito e il voto in plenaria sono avvenuti dopo vivaci contestazioni, in particolare da parte di Olivier Dupuis e di Giancarlo Dell'Alba, per il procedimento urgente che è stato richiesto e ottenuto per la discussione della relazione nel merito di Giorgio Napolitano (Democratici di Sinistra), presidente della commissione costituzionale. Il PE ha quindi approvato con 406 sì (nettamente di più dei 314 voti richiesti), 61 no e 21 astenuti l'inserimento di un nuovo articolo nel suo Regolamento in cui si stipula che il regime comune previsto dall'accordo interistituzionale del 25 maggio "che comporta le misure necessarie per agevolare il corretto svolgimento delle indagini condotte dall'Ufficio si applica è a

pplicabile in seno al Parlamento".

Il testo dell'accordo interistitzionale viene già applicato dalla Commissione e dal Consiglio, ed è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 31 maggio, ha affermato durante il dibattito Giorgio Napolitano che ha ricordato che la commissione costituzionale ha modificato alcuni aspetti della sua relazione iniziale su iniziativa del "maggior gruppo politico del Parlamento" (il PPE) che aveva esprzsso delle riserve durante la sessione plenaria precedente). Questi emendamenti attribuiscono un "particolare ruolo" al presidente del Parlamento, cui dovranno essere rivolte eventuali informazioni che riguardano i deputati, ha evidenziato Napolitano, aggiungendo che un emendamento dei democristiani tedeschi Nassauer e Brok introduce il diritto dei deputati di non deporre. Questo potenzia ulteriormente le garanzie che sono già chiaramente iscritte nel Protocollo sui privilegi e le immunità, ha osservato Napolitano che ha voluto precisare che si era opposto dal canto suo agli emendamenti tendenti ad "alterare l'accordo in

teristituzionale": in questo caso si sarebbe dovuto chiedere alla presidentessa del Parlamento di sollecitare un altro negoziato dell'accordo.

Mendez de Vigo (PPE, spagnolo) ha ritenuto che era stata trovata una soluzione ragionevole a questo problema delicato e il socialdemocratico austriaco Bösch, relatore sull'OLAF, si è espresso nello stesso senso osservando che la "protezione" di cui usufruiscono i deputati è superiore a quella prevista per i commissari europei: il fatto che negli scandali che coinvolgono i deputati, i funzionari devono rivolgersi direttamente al presidente del Parlamento piuttosto che all'OLAF comporta dei rischi di "intimidazione" dei funzionari, ha ritenuto sulla questione controversa dei "whistle-blowers". Se non approviamo questa relazione che è molto importante per ripristinare la fiducia del pubblico solamente i deputati europei saranno "al di sopra della legge", ha esclamato il laburista britannico Corbett (con o senza la relazione, i deputati europei non sarebbero mai al di sopra della legge, ha risposto il democristiano tedesco Brok). Il gruppo liberale può anche approvare questo "regime equo" ha dichiarato Duff. In

cambio il verde austriaco Voggenhuber, pur pronunciandosi per una lotta efficace contro la frode è insorto contro l'obbligo di denunciare e l'apertura di procedimenti con i deputati in seguito a semplici "sospetti", in condizioni vaghe che secondo lui spianano la strada a qualsiasi tipo di abuso.

La decisione adottata dal Parlamento sulle condizioni e le modalità delle indagini interne di OLAF precisa nel suo articolo sull'obbligo di informazione che "qualsiasi funzionario o agente del Parlamento che acquisisce la conoscenza di elementi di fatto che gli fanno presumere l'esistenza di eventuali casi di frode, corruzione di qualsiasi attività illegale o di fatti gravi che possono costituire inadempienza agli obblighi dei funzionari o degli agenti, ne informa senza indugio il suo capo di servizio o il suo direttore generale o, se si tratta di un'inadempienza agli obblighi analoghi dei deputati, il presidente del Parlamento europeo".

 
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