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Partito Radicale Marina - 26 gennaio 2000
Croazia/presidenziali/intervista a Tomac

ZDRAVKO TOMAC, MEMBRO DEL COMITATO ELETTORALE DI BUDISA: Controversa e' la vita e l'immagine di Mesic. Mesic deve scegliere se diventare il nuovo Tudjman o accettare i partiti che lo sostengono.

"Vecernji list", Zagabria, 26 gennaio 2000

di Jasmina Popovic

La mattina dopo il primo turno delle elezioni presidenziali dr. Zdravko Tomac, membro del comitato elettorale di Drazen Budisa, ha accettato di commentare i risultati delle elezioni nonche' dare le opzioni per il ballottaggio in cui la Croazia scegliera' il nuovo presidente della Repubblica.

I suoi commenti sui risultati elettorali?

Stipe Mesi ha ottenuto piu' di quanto prevedevamo anche se era altrettanto prevedibile che lui e Budisa sarebbero andati al ballottaggio. Per noi e' la cosa piu' importante, ma ammetto che il risultato di Mesic ha superato le nostre previsioni.

Si tratta della grande differenza tra i 41% di Mesic e i 28% di Budisa. Lei pensa che al ballottaggio Budisa potra' ricompensare la differenza?

Credo di si' perche' si tratta di elezioni nuove e tutto dipende da quello che accadra' in questi 14 giorni. L'enorme cambiamento dell'umore dei cittadini tra le elezioni del 3 e 24 gennaio significa che questi voti non sono stabili. Solo un mese e mezzo fa' Granic era il preferito in assoluto, Mesic praticamente senza prospettive mentre Budisa era nella stessa posizione di oggi. Alla fine Mesic e' primo, Granic terzo. Cio' significa che Budisa ha dei voti stabili e che al ballottaggio potra' ottenere i voti di tutti gli altri candidati, anche una parte dei voti di Stipe Mesic.

Dietro il fascino - persone diverse

Pero' agli elettori e' stato suggerito che i sei dell'opposizione sono una coalizione relativamente stabile e che non fa' differenza se votano Budisa o Mesic.

Si', penso che Mesic questo fatto l'ha utilizzato molto abilmente e che da una parte diceva che non fa differenza per chi si vota, perche' sia Budisa che lui sono entrambi dell'opposizione, fanno parte della stessa politica, mentre adesso risulta che non si tratta affatto di una stessa politica. Lo ha affermato lo stesso Mesic subito dopo i primi risultati innufficiali. In Mesic si nascondono persone diverse, lo confermano i grandi cambiamenti nella sua vita e la sua politica che sempre riusciva a ricaldeggiare e altrettanto riabbandonare. Durante la campagna dovremmo avvertire la gente di questi fatti anche se finora non l'abbiamo fatto.

Cosa significa in concreto?

Ecco, per esempio la dichiarazione che Mesic fu il primo, ancora nel 1992 riconobbe gli errori della politica della HDZ. Lo riconobbero nel 1992 anche gli altri, c'erano anche altri che avvertirono la catastrofe dell'accordo Boban-Karadzic. In quel periodo Mesic fu accanto a Tudjman ed esegui' i suoi ordini. C'erano varie cose di questo tipo e bisogna dirle affinche' Mesic non continuasse a trasformare i meriti degli altri in quelli propri.

Era ragionevole che la coalizione presentasse due candidati che alla fine vengono a confrontarsi?

Penso che vada bene per la democrazia e che alla fine sara' un pregio per la Croazia. E' un'occasione per i cittadini di prendere la decisione e di avere il presidente che desiderano. Certo, abbiamo una situazione interessante in cui i cittadini il 3 gennaio hanno scelto la forza politica che puo' realizzare i cambiamenti e quindi pensavano probabilmente che fosse finita, che non ci siano piu' pericoli e che sia irrelevante per chi votino. Ma il ballottaggio dovrebbe dimostrare che si sceglie in base alla stabilita' della personalita' e non in base al fascino, spiritosita' e populismo.

Correggere il governo significa proprio monopolio

Mesic sostiene che il suo pregio sta' nel fatto che lui non e' lagato da legami di partito, che e' responsabile solo davanti ai cittadini e la propria coscienza mentre Budisa e' sottoposto al peso dell'ubbidienza verso la coalizione?

Budisa ha detto che appena sara' eletto iniziera' ad operare in quanto presidente desiderato dai cittadini croati, come autorita' morale che non condurra' una politica di partito ma collaborera' col governo e parlamento, appoggera' i sei e non sara' sovra governo e parlamento. Questo e' un pregio e non un peso. Mesic pero' gioca un doppio gioco: da un lato parla di far parte dei sei, dall'altro quando gli necessita per il populismo, dice di non avere nessuna responsabilita'. Mesic dovra' scegliere. O e' un candidato sovrapartito che vuole controllare e anche sostituire il governo, e cio' vuol dire essere un nuovo Tudjman, o ha accettato la piattaforma dei partiti che lo sostengono. I cittadini dovranno decidere se vogliono un presidente di controllo autorizzato a sostituire con un gesto di penna il primo ministro ed i ministri ed annullare tutto cio' che hanno eletto il 3 gennaio.

Lei e' stato criticato per aver dichiarato che le riforme non potranno essere realizzate se Mesic venisse eletto presidente.

Confermo questa valutazione perche' ritengo di avere il diritto di dire ai cittadini che sara' molto piu' difficile realizzare le riforme necessarie. I cambiamenti ci saranno, ma andra' male se cio' portera' a dei scontri. Abbiamo bisogno del voto dei cittadini per il nostro candidato un'altra volta per poter realizzare le riforme. Ovviamente, i cittadini hanno il diritto di negarci questo voto, ma devono essere consapevoli delle conseguenze.

Mesic ha dichiarato che sara' il correttore del potere perche' i cittadini hanno paura del monopolio?

Correggere il potere e' monopolio. Non si puo' parlare del monopolio di sei partiti, nemmeno del monopolio di due partiti, ma un uomo solo puo' essere monopolio. Appena uno dice di essere correttore, significa che lui si permette il diritto di essere arbitrario, il diritto di prendere decisioni contro il Governo e il Sabor.

E' un vecchio modello, ma come la vita di Mesic e' contradditoria, altrettanto contradditoria e' la sua immagine. Penso che la maggioranza dei voti l'ha ottenuta in quanto antipode di Tudjman il quale era imbroncio, ma arrivano tempi in cui bisogna pensare anche se avremo la forza per i cambiamenti. Il problema non sta' nell'avanzo di forza o nel monopolio, bensi' nel fatto che in condizioni nuove forse non ci saranno forze sufficienti per realizzare quello che e' necessario se qualcuno della coalizione si assume il diritto dei poteri del presidente. Cio' potrebbe provocare la crisi del governo e portare perfino a nuove elezioni.

(...)

 
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