("Sole 24ore", 30/01/00)"E' un grande manipolatore, un po' sedicente angelo dei serbi e un po' demonio, un po' uomo dal cavallo bianco e un po' sicario. Slobodan Milosevic è un paradosso: è paradossale che proprio la Jugoslavia, che era il meno comunista tra gli Stati comunisti, abbia la transizione più lunga e sofferta, come è un paradosso che sia ancora guidata da un capopopolo nazional-comunista salito al potere proprio quando, con la caduta del muro, gli altri leader "rossi" lo perdevano.
Ma Slobo è anche un incubo. E' l'uomo che ha fatto perdere alla Serbia anni preziosi durante i quali avrebbe maturato l'abitudine alla libertà. E' il padre-padrone di un Paese arretrato di una generazione. E' un tiranno che all'esercizio della violenza estrema unisce la capacità di manipolare l'opinione pubblica interna e di crearsi complicità all'esterno. E' il leader di un regime che rifiuta le regole autentiche della democrazia e una sana economia di mercato, repressivo, guidato da un'oligarchia politico-affaristica, agitato da un nazionalismo di retroguardia. E' un uomo isolato, con il suo clan e le sue clientele, in un regime in disfacimento, in un Paese ridotto in macerie.
Il suo è un fallimento, ma è un fallimento tenace: quello di un uomo che giunge alla fine del secolo e, resistendo disperatamente alla storia, pone le premesse per l'ennesima tragedia balcanica: la sua. Quando? Non si sa. A Belgrado gira una battuta: i serbi pregano Dio di liberarli da Milosevic ma Dio risponde di non essere certo di vivere così a lungo. Una cosa, però, è certa. Quando Slobo sarà cacciato, lo accompagneranno le maledizioni di una generazione.
Su Milosevic e sulla tragedia del popolo serbo Massimo Nava ha scritto un libro esemplare: l'ideale (e reale) prolungamento di "Kosovo, c'ero anch'io". Un libro che racconta e spiega come in dieci anni di potere un uomo abbia potuto devastare un paese calpestandone i sogni e ipotecandone il futuro (Marco Innocenti)".
Massimo Nava, <>, Rizzoli, Milano 1999, pagg. 306, L. 30.000. Il volume verrà presentato martedì 1 febbraio a Milano presso la libreria Rizzoli (ore 18,30 Sala della Birra, Galleria Vittorio Emanuele II, 79). Con l'autore interverrà Ferruccio de Bortoli, direttore del "Corriere della Sera".