DIBATTITO SULLA SITUAZIONE IN ANGOLA - INTERVENTI DI OLIVIER DUPUIS E DI MARIO SOARES
Strasburgo, 17 febbraio 2000
Dupuis (TDI). Signor Presidente, non ripeterò la premessa di poco fa: potrei essere accusato di pubblicità abusiva. Sulla questione "Angola" penso che un primo risultato è quello di avere finalmente una risoluzione. Da molto tempo non succedeva nel nostro Parlamento. La saluto dunque in quanto tale. Credo che da un po' di tempo l'Unione europea e in generale l'occidente mettano indiscriminatamente sotto i loro tiri incrociati il signor Savimbi, ma la corruzione è ormai tale all'interno del regime di Dos Santos che persino i suoi amici di più lunga data cominciano a far fatica a fingere di non vedere nulla. Allora, credo che sia urgente di arrivare a essere in grado di fare una risoluzione politica generale, dove potremo andare al fondo della questione. In modo particolare su alcune cose abbastanza inquietanti di cui si comincia a parlare, quali un appoggio logistico offerto, a livello dei servizi di informazione, dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, per esempio, la corruzione generalizzata del regime leg
ata alle multinazionali del petrolio e molte altre cose assai "saporite" che si dovrà approfondire.
Soares (PSE). Signor Presidente, Signori Deputati, concordo assolutamente con la risoluzione che si sta discutendo in questo Parlamento e concordo perché la situazione di repressione relativa ai giornalisti, sia angolani sia corrispondenti stranieri in Angola, è qualcosa di scandaloso e di molto grave che non possiamo lasciar passare. Ma questa risoluzione è insufficiente, perché parte dal principio che l'Angola sia uno Stato di Diritto che impone appena alcune difficoltà ai giornalisti e che li reprime. Ma la realtà non è questa. L'Angola non è uno stato di diritto, è una dittatura repressiva. L'Angola è in guerra, una guerra violenta che si trascina. E la teoria vigente che è necessario schiacciare ed eliminare l'avversario per giungere alla pace è una teoria che non possiamo accettare. Per questo gli appelli ripetuti della chiesa angolana, gli appelli che per esempio hanno fatto ieri Mandela e Mebeki perché si aprano dei nuovi negoziati per giungere ad una situazione di pace sono appelli che il nostro Pa
rlamento deve assecondare. Dobbiamo fare qui, come ha già detto un altro collega, un dibattito generale sull'Angola e non solo sullo stato di alcuni giornalisti vittime della repressione in Angola. Ancora oggi, per esempio ho avuto un'informazione di Rafael Marques, di cui stiamo parlando, data direttamente da lui, e secondo la quale ieri sono stati arrestati due corrispondenti della televisione portoghese in Angola. Quindi questi casi si stanno ripetendo. Ma il peggio è che la situazione dell'Angola non ha vie d'uscita. Ed il silenzio delle grandi potenze ed il nostro stesso silenzio sono sospetti e sono a beneficio di un regime di corruzione, di violenza e di guerra. Vorrei attirare l'attenzione sul fatto che la guerra in Angola sta diffondendosi a altre regioni dell'Africa, è legata con la guerra in Congo, è legata con quanto succede in Namibia, è legata con quanto succede in Zambia ed ora, persino, nello Zimbabwe dove Robert Mugabe ha appena perso il suo referendum proprio per essere intervenuto con trup
pe del suo paese in Congo per salvare Laurent Kabila, per il quale nessuna salvezza è possibile. In Angola ci sono due partiti, o due gruppi armati: l'uno che gode dei benefici del petrolio, che è l'MPLA; l'altro, la banda armata del Signor Savimbi, che ha i benefici dei diamanti. E col prezzo del petrolio e dei diamanti continuano la guerra, una guerra che, come ho detto, è terribile, che ha provocato milioni di sfollati, che lascia le popolazioni affamate e che ha provocato una situazione critica e tragica in Angola. Bisogna porvi un fine. E l'autorità di questo parlamento può essere importante se daremo vita qui ad un grande dibattito sulla situazione in Angola, anche esteso a tutta l'Africa australe.