UN ANNO DOPO L'INTERVENTO NATO IN KOSOVO, RIMANE FONDAMENTALE L'INTERVENTO DELLA GIUSTIZIA INTERNAZIONALE CONTRO I CRIMINALI DI GUERRA DELL'EX-JUGOSLAVIA.
NUOVO ESPOSTO RADICALE SU GIOVANNI DI STEFANO, BRACCIO DESTRO DI ARKAN.
Giulio Manfredi, esponente torinese del Partito Radicale transnazionale, ha inviato oggi un esposto al Procuratore del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, alle Procure di Roma e Campobasso, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e all'ambasciata del Regno Unito di Roma.
Nell'esposto è fatto presente che il signor Giovanni Di Stefano, braccio destro del criminale di guerra serbo Arkan (assassinato a Belgrado nel gennaio scorso) è recluso nel carcere romano di Regina Coeli, su mandato di cattura della magistratura britannica per reati risalenti agli anni '80. Il signor Di Stefano (già oggetto di un esposto radicale nel maggio del 1999) ha ammesso in interviste pubbliche di essere il "numero due" nella scala gerarchica delle "Tigri di Arkan", corpo paramilitare serbo responsabile di crimini di guerra in Croazia, Bosnia e, forse, Kosovo. Si richiede, pertanto, alla magistratura italiana e internazionale di procedere legalmente nei suoi confronti.
"Ricordare quanto accadde un anno fa in Kosovo - ha dichiarato Manfredi - non deve ridursi ad una rievocazione sterile e scontata; come il processo di Norimberga costituì la necessaria risposta del diritto ai criminali nazisti, così i processi che il Tribunale dell'Aja sta faticosamente istruendo contro i criminali dell'ex-Jugoslavia rappresentano l'indispensabile prosecuzione dell'intervento bellico per restaurare il diritto violato; la lotta radicale "per il diritto alla vita e per la vita del diritto" è, mai come in questo contesto, necessaria e preziosa".
Torino, 24/03/2000