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Manfredi Giulio - 7 aprile 2000
Milosevic, ambasciatori in fuga - L'inviato jugoslavo in Vaticano: "Non torno a Belgrado". Dojcilo Maslovaric, considerato vicino al presidente: "Per ora resto in Italia, poi si vedrà"- di STEFANIA DI LELLIS
(Repubblica, 6/4/00)

ROMA - Non se ne vogliono andare. A distanza di pochi mesi dallo "strappo" di Miodrag Lekic, l'ambasciatore jugoslavo rimasto in Italia nonostante un richiamo in patria datato ottobre ' 99, anche Dojcilo Maslovaric, uomo di Slobodan Milosevic presso la Santa Sede già congedato dal Papa, annuncia: "Resto a Roma".

Una defezione eccellente, se si pensa che, mentre Lekic è un montenegrino lontano dalle stanze del potere di Belgrado, Maslovaric, serbo del Kosovo, viene considerato un intimo della famiglia del presidente, un diplomatico potente e ascoltato. E soprattutto ben informato, tanto da aver probabilmente fiutato per tempo una brutta aria.

A diffondere la notizia è stata l'agenzia Vip di Belgrado, una fonte considerata attendibile dai corrispondenti esteri nella capitale jugoslava: Maslovaric avrebbe scritto a Milosevic comunicando la propria intenzione di non far ritorno in patria, sebbene il 2 aprile abbia già preso congedo dal pontefice. Nella lettera avrebbe però aggiunto di non escludere "un futuro ripensamento". L'agenzia ha interpretato la decisione come un segnale di sfiducia nel futuro del regime e, per avvalorare l'ipotesi, ha anche citato altre recenti defezioni di imprenditori e finanzieri, ieri in ascesa all'ombra del potere, oggi in fuga all'estero. Secondo fonti dell'opposizione serba, però, dietro la decisione di Maslovaric potrebbe esserci la mano del presidente jugoslavo: deciso a mantenere un uomo di fiducia a Roma senza dover chiedere il gradimento italiano per un successore. A Belgrado d' altra parte è ancora "congelato" l'insediamento dell'ambasciatore Giovanni Caracciolo. Come i rappresentanti di altri paesi europei non

può presentare le credenziali a un capo di Stato su cui pendono sanzioni Ue.

Raggiunto al telefono, Maslovaric, nega di aver dato una comunicazione scritta alla presidenza, ma conferma di non avere intenzione di lasciare l'Italia, "almeno per il momento".

Ha forse deciso di stabilirsi definitivamente da noi?

"Il mio mandato di ambasciatore si è concluso tre giorni fa, ma per motivi privati ora preferisco rimanere a Roma. Mio figlio frequenta il primo liceo al Mary Mount e non voglio che perda un anno di scuola per tornare in patria subito".

Solo questa la ragione? Insomma, a scuole chiuse tornerete a Belgrado?

"Ci sono tante cose su cui riflettere. Da noi a Belgrado questo è un periodo un po' turbolento. Un mese può essere un tempo molto lungo da noi... Dunque preferisco aspettare e valutare".

Che cosa ha scritto a Milosevic?

"Non ho mandato alcuna lettera. Un ambasciatore quando scrive lo fa per dare comunicazioni ufficiali, cosa che io non ho fatto. Per il momento mi sono preso un periodo di vacanza".

L'agenzia Vip legge la sua decisione come un segnale di sfiducia verso il futuro del regime...

"Non sono un politico. Non spettano a me valutazioni di questo tipo".

Lei però viene considerato molto vicino alla famiglia del presidente, dunque in grado di analizzare la politica jugoslava.

"La mia carica di ambasciatore non ha nulla a che vedere con il "regime". Io sono un diplomatico di carriera da 21 anni".

E forse un caso che due ambasciatori e diversi imprenditori di Belgrado scelgano di non far ritorno a casa?

"Beh, la mia decisione non ha nulla a che vedere con quella di Lekic, che non è un diplomatico di carriera ed è montenegrino. Comunque, ognuno ha i propri motivi per non tornare".

 
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