Una protezione nei confronti delle inchieste del OLAF
La Corte rafforza i diritti degli europarlamentari
Francoforte, 2 maggio. I deputati europei non devono per il momento essere sottoposti alle perquisizioni nei loro uffici da parte del OLAF, l'Ufficio per la Lotta alle Frodi. Il Tribunale di prima istanza della Comunità Europea, con sede a Lussemburgo, ha notificato al Parlamento, con una prima ordinanza, di concedere solo previo debito consenso dei deputati l'accesso nei propri locali agli agenti del OLAF. Non è escluso infatti che tali perquisizioni possano rappresentare un attentato alle prerogative risultanti dall'immunità parlamentare. La modifica del Regolamento, decisa a novembre dal Parlamento, non offre, secondo il Presidente della Corte, sufficenti garanzie per i diritti dei parlamentari. Con la decisione del Parlamento era stato concesso agli agenti del OLAF, ai fini di acquisire informazioni, l'accesso agli uffici dei deputati anche in assenza di questi ultimi e senza doverne richiedere il consenso. Come indicato dalla Corte nelle sue motivazioni, la non-sospensione da parte del Parlamento della
sua decisione potrebbe arrecare un danno irriparabile ai deputati. Al Parlamento viene dunque comunicato l'obbligo di informare immediatamente i deputati dell'imminenza di indagini nei loro confronti. La Corte ha così dato preventivamente ragione ai 71 parlamentari che considerano illegale la decisione assunta dalla Plenaria. L'Ufficio per la Lotta alle Frodi, l'OLAF, era stato istituito nell'aprile del scorso anno, dopo le dimmissioni forzate, per malagestione, della precedente Commissione.