Prof.dr.Zdravko Tomac, presidente della Commissione parlamentare esteri
IN GERMANIA ABBIAMO CHIESTO CHE LA SERBIA RIMANESSE ISOLATA
Decine migliaia di profughi dal Montenegro rappresenterebbero una catastrofe per la Croazia. - Putin misurera' la sua forza internazionale anche attraverso i Balcani
"Vecernji list", 10 giugno 2000
di Mladenka Saric
L'agitazione politica in Montenegro in vista della stagione turistica che al nostro paese finalmente dovrebbe restituire l'ottimismo, ha avuto come conseguenza il ripensamento della Croazia su una possibile soluzione della crisi. In vista delle elezioni locali a Podgorica e Herceg-Novi di questa domenica diventa sempre piu' intensa la lotta dei media delle politiche contrapposte - da una parte quella di Milosevic che minaccia con le forze armate, dall'altra le forze in Montenegro che sostengono l'indipendenza e la vittoria sulla dittatura. Ne abbiamo parlato ieri con il vice-presidente del Sabor e presidente della Commissione esteri, Zdravko Tomac, solo un giorno dopo il rientro della delegazione parlamentare della RC dalla Germania dove la crisi che gia' da dieci anni viene potenziata da Milosevic e' stato uno dei temi principali di discussione.
Quanto sia pericoloso l'aggravarsi della situazione politica in Montenegro e quanta cio' rappresenta una minaccia per la Croazia?
Innanzitutto devo dire che la delegazione parlamentare nei colloqui che si sono tenuti per due giorni presso il ministero degli esteri tedesco e presso altre istituzioni dello stato aveva avvertito del grande pericolo che rappresentano gli avvenimenti in Montenegro. Abbiamo chiesto di impedire il conflitto e di far capire a Milosevic che non sara' tollerato lo scenario secondo il quale prima avrebbe provocato il conflitto, dopodiche' avrebbe mandato l'esercito per stabilizzare la situazione. Abbiamo detto che sarebbe stato terribile se per la quarta volta a Milosevic sarebbe concesso di fare la stessa cosa che aveva fato ben tre volte in Croazia, BeE e Kosovo, e di risolvere sucessivamente le conseguenze della crisi umanitaria quando inizierebbero ad arrivare dal Montenegro decine di migliaia di profughi, una catastrofe per la Croazia. Ci e' stato in qualche modo assicurato che cio' non sarebbe accaduto.
Quali tesi avete sostenuto?
Abbiamo avvertito che bisogna abbattere il potere di Milosevic, perche' con lui come capo della Serbia non ci possono essere cambiamenti democratici. La Serbia deve rimanere isolata, perche' levando le sanzioni, totalmente o parzialmente, si potrebbe soltato rafforzare lo stesso Milosevic. Finche' all'attuale Serbia viene dimostrato un minimo di affinita' per aiutarla, Milosevic rimarra' al potere e l'opposizione non potra' svilupparsi. Queste tesi sosteniamo gia' da due mesi e le abbiamo espresse in tutte le discussioni nell'ambito del Patto di stabilita'. Purtroppo, la comunita' internazionale non ha ancora una visione di come risolvere i problemi in tutto questo territorio.
Rispetto alla situazione in Montenegro, le minaccie espresse nei media che le forze armante della RSJ si preparano ad intervenire a Podgorica in caso che alle elezioni di domenica non vincesse l'opzione di Bulatovic (ovvero quella di Milosevic), per la comunita' internazionale rimane pochissimo tempo a disposizione. Avete avvertito di questo fatto?
Si', ne abbiamo parlato. Pero' per quanto riguarda i titoli nei media, quelli che conducono la politica di Milosevic violano le leggi preelettorali, perche' creano un'atmosfera di paura, che potrebbe essere decisiva per l'esito delle elezioni. Nella situazione in cui si minaccia con le forze armate, con la violenza e i conflitti sanguinosi, gli elettori potrebbero essere guidati dalla logica che meglio essere sotto il dittatore Milosevic senza sangue, che dargli un argomento per mandare i carri armati per le strade. Milosevic utilizza tutti i mezzi per vincere le elezioni e non e' escluso che anche questa volta avra' successo.
Comprende la comunita' internazionale le dimensioni di una potenziale crisi in Montenegro?
Le comprende, ma il problema sta' nella sua divisione interna, e nella mancanza della visione per risolvere le situazioni di crisi. Inoltre, la comunita' internazionale ha bloccato tutte le situazioni di crisi che esistono sul territorio dei Balcani. E' bloccata la situazione in BeE, ed attualmente nessuno ha la visione di quale sarebbe la mossa giusta per trasformare questo stato dal protettorato in uno stato democratico. E' bloccato il Kosovo, la situazione in Macedonia, e in qualche modo bloccata e' la situazione in Montenegro. Con l'arrivo di Vladimir Putin a capo della Russia, si instaurano rapporti tra le forze dei principali fattori internazionali, e le forze veranno misurate attraverso i Balcani. Nella comunita' internazionale altrettanto forte e' la corrente che sostiene la tesi che la dittatura di Milosevic si potrebbe abbattere aiutando il paese ad uscire dalla crisi esistenziale, dall'isolamento, inserendolo pian piano nelle correnti internazionali Ma ovunque nel mondo dove si e' tentato di riso
lvere la crisi con una tale logica, non si e' riuscito ad abbattere nessun regime di dittatura. Anzi, in tal modo venivano solo rafforzati.
Secondo Lei esiste il pericolo che il conflitto in Montenegro potesse escalare quest'estate?
Un tale pericolo esiste, e non e' insignificativo. Ma credo comunque che cio' non succedera'. E' molto importante adesso che la comunita' internazionale giocasse la partita giusta. Credo che non permettera' che il Montenegro diventasse la quarta zona di guerra sul territorio della ex-Jugoslavia, perche' potrebbe diventare un conflitto molto piu' allargato dei propri confini. La comunita' internazionale, tra l'altro, conta sulla garanzia nell'intero territorio delle forze internazionali situate nei Balcani.
Quale dovrebbe essere l'atteggiamento della Croazia rispetto a questa situazione se si tiene presente il fatto che un eventuale conflitto in Montenegro potrebbe distruggere la stagione turistica che dovrebbe rappresentare l'inizio di un ristabilimento economico dopo 10 anni difficili?
Noi non siamo una forza potente e da soli non possiamo fare nulla. Ma dobbiamo essere attivi sul piano diplomatico e in ogni momento avvertire dove c'e' fuoco e quale incendio potrebbe provocare se non spento in tempo. L'immagine della Croazia nel mondo in questo momento e' splendida e bisogna utilizzarla per avvertire dei problemi menzionati ma anche per posizionare la stessa Croazia. Dobbiamo dire al mondo che siamo consapevoli del nostro dovere nel processo di stabilizzazione dei Balcani e di accettarlo, ma altrettanto far capire che non siamo interessati ad un club balcanico, perche' il nostro obbiettivo e' il circolo centroeuropeo. Visto in percentuali, noi siamo 90% uno stato centroeuropeo, e forse 10% balcanico. Siamo attualmente testimoni che il presidente Chirac vuole organizzare una conferenza per i paesi dell'ex Jugoslavia, e' cio' non ci interessa. Se si sostiene un approcio regionale, allora la Croazia appartiene alla regione centroeuropea. L'interesse della Croazia e' di rafforzare questo cerch
io, perche' si tratta di stati che fra un certo periodo faranno parte dell'Unione Europea e solo con azioni comuni potranno essere influenti.