COMMISSIONE COSTITUZIONALE - DIBATTITO CON IL RAPPRESENTANTE BELGA ALLA CIG
28/06/2000 (Agence Europe)
Lo scambio di vedute che a commissione costituzionale del PE ha avuto lunedì pomeriggio con il Rappresentante permanente belga van Daele, membro del Gruppo preparatorio della Conferenza Intergovernativa sulla riforma istituzionale dell'UE ha dato l'occasione ai deputati di esaminare tra loro l'idea lanciata la scorsa settimana dai collaboratori del Cancelliere Schroder i convocare dal 2004 dopo la ratifica del Trattato di Nizza, una nuova CIG più ambiziosa (EUROPE di ierip.6). L'esperienza mostra che una CIG ne porta un'altra, ma ora ci si deve concentrare su risultati sufficientemente ambiziosi a Nizza, per fronteggiare la sfida dell'ampliamento con la coscienza tranquilla, ha detto van Daele, pur rilevando che dopo Nizza, gli sforzi d'integrazione europea continueranno.
Vari deputati come il socialdemocratico tedesco Jo Leinen e il liberal-democratico britannico Andrew Duff si sono espressi nello stesso senso, e l presidente della commissione costituzionale Napolitano (Democratici di sinistra) ha detto: "non possiamo accettare l'idea che una serie di posizioni siano oramai cadute e che si pensa oramai a un'altra GIG per risolvere i problemi che potrebbero risolversi a Nizza, come l'integrazione della Carta dei diritti fondamentali nel Trattato (Napolitano ha ammesso che il problema è complesso e ha parlato delle riserve espresse da una persona di grande autorità come l'ex Guardasigilli Badinter). L'Allegato della relazione della presidenza al vertice sulla Pesd afferma che il problema di una revisione eventuale del Trattato per la politica di sicurezza e difesa resta sul tavolo, ha detto Napolitano. Van Daele era d'accordo anche in tal caso. Ha aggiunto che il problema dello statuto della Carta non era risolto (i francesi paiono voler rinviare le decisioni a riguardo. Perch
é dicono questo? Ha detto Duff). Quanto alla politica di difesa, ha trovato strano che un processo di tale portata possa continuare senza un'eco nei Trattati.
Per i "residui di Amsterdam" van Daele ha ricordato che l'ampliamento della maggioranza qualificata non era un "residuo" della CIG precedente e che era stato aggiunto all'ordine del giorno della CIG attuale solo grazie al deciso atteggiamento dell'Italia, della Francia e del Belgio. Più maggioranza qualificata vuol dire anche più poteri per la Commissione, ha affermato.
Ma si può prevedere di nominare a maggioranza qualificata il presidente della Commissione e quello della Banca centrale europea? A tale domanda del laburista britannico Corbett, van Daele ha ammesso che nello stadio attuale dell'integrazione europea vede difficilmente come si potrebbe avere un presidente della Commissione che inizi il proprio mandato con difficoltà con l'uno o l'altro Stato membro. Quanto alla Commissione europea in genere, ha ricordato che per ora il Belgio è a favore del mantenimento di un commissario per ogni Stato membro, dato che la formula permette di garantire la legittimità di tale istituzione presso le opinioni pubbliche.L'eletto della Lista Bonino (belga eletto in Italia) Dupuis, si è rallegrato per tale posizione, ritenendo che la decisione di avere una Commissione europea con meno commissari rispetto agli Stati membri vorrebbe dire indebolire la Commissione. Dupuis si è poi preoccupato del posto della Commissione europea nel secondo pilastro, nei confronti del ruolo avuto dall'Al
to rappresentante per la Pesc, e van Daele ha risposto che si tratta di un processo: per noi, l'Alto rappresentante è un inizio di centralismo, per tale politica, mentre la logica dei Gruppi di contatto e altri gruppi negli ultimi anni aveva espresso una specie di sistema comunitario. Per noi, a termine, questo deve confluire, essere unificato con la Commissione, ha detto il rappresentante permanente belga. Van Daele ha poi detto per il numero di deputati europei, che si dovrebbe rispettare i massimale di 700 deputati già iscritto nel Trattato ma che si potrebbe accettare un provvisorio superamento della cifra, dopo un primo ampliamento, pur sapendo che poi si dovrà tornare a 700 membri. La Verde Monica Frassoni (italiana eletta in Belgio) ha detto: quando si aumenta il numero di membri, non li potrà poi ridurre. Van Daele ha risposto (in italiano, dopo aver parlato in olandese, inglese, tedesco e francese, cosa che ha fatto dire a Napolitano" peccato che non c'è un deputato finlandese che le chiede qualcosa
, per vedere n che lingua risponde...) che la cifra di 700 non era "sacrissima" ma che oltre 700, l'efficacia del PE rischia di esser compromessa. Allo stesso tempo, come la signora Frassoni, van Daele ha ammesso che è necessaria una rappresentanza sufficiente per riflettere la diversità di ogni Stato membro e ha fatto l'esempio della complessità e della diversità tanto caratteristiche del suo paese. Quanto alle cooperazioni rafforzate van Daele ha sottolineato che il Belgio come gli altri paesi del Benelux, è a favore di una maggior flessibilità delle attuali "chiusure" del Trattato, sia per la possibilità di veto che per la "massa critica" necessaria per annullarle (che dovrebbe esser raggiunta con 8 o 9 Stati membri). Se la formula è "inclusiva": e con un importante ruolo per la Commissione, la cooperazione rafforzata dovrebbe permettere di creare una zona di alta tensione tra alcuni paesi che possono mostrare la strada da percorrere. A Duff, che chiedeva esempi concreti di settori in cui una cooperazione
rafforzata potrebbe prevedersi, van Daele ha detto: lo diremo nel momento più propizio per avere risultati. Ma ha aggiunto" la sua domanda, politicamente, è legittima, ma si può rispondere dicendo che non è necessario fornire esempi simili, dato che le cooperazioni rafforzate sono già nel Trattato [...].