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Partito Radicale Centro Radicale - 22 luglio 2000
Tibet: messaggio di g.mignani e altri

Salve, contiamo di nuovo sulla vostra tolleranza per raccontarvi qualcosa potenzialmente positivo, ma. già un ma! forse non cosi' promettente se lasciato a sé stesso. 1000 leaders spirituali sono stati invitati a partecipare al "Summit della Pace per il millennio", una conferenza di quattro giorni al palazzo delle Nazioni Unite a New York dal 28 al 31 agosto.

Per molti leader religiosi ed impegnati nei Diritti Umani, il problema di quest'incontro che si prospetta pieno di positive ed importanti potenzialità è che il Dalai Lama è cosi' evidentemente assente dalla lista degli invitati.

Quello che rende quest'omissione cosi sorprendente è che egli è uno delle figure spirituali più rispettate nel mondo, avanguardia del dialogo inter-religioso, e non a caso premio Nobel per la Pace quale risoluto avvocato dell'uso della pace come mezzo per risolvere qualunque conflitto anche quello nei confronti degli stessi occupanti (esercito della repubblica popolare cinese) della sua terra, il Tibet.

La conferenza è organizzata da Bawa Jain, sotto l'autorità del Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, quale direttore del Summit. Secondo i curatori del "Parlamento delle Religioni del Mondo" (di cui Jain è l'ambasciatore internazionale), Jain ha detto che il governo cinese ha esercitato una grossa pressione sugli organizzatori della conferenza per impedire che fosse mandato qualunque tipo di invito al Dalai Lama. Nel tentativo di spiegare perché il Dalai Lama non è stato invitato Jain si è giustificato dicendo che il protocollo delle ONU dà la possibilità a ciascun dei cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza di cui il governo cinese fa parte di mettere un veto su qualunque tipo di invito. Il problema con questa scusa è che invece secondo l'ufficio di protocollo dell'ONU, nessuna nazione membro ha tale potere e che la responsabilità risiede negli organizzatori della conferenza.

Questo incontro nel "summit della pace per il millennio" di leader spirituali e religiosi di ogni fede e tradizione spirituale è il primo di questo tipo ed ha come scopo quello di arrivare ad un solenne impegno per costruire pace.

Durante l'ultimo decennio più di cento conflitti armati sono scoppiati in 70 differenti paesi e dalla fine della seconda guerra mondiale più di 27 milioni hanno perso la vita per questa ragione. Oggi, le differenze religiose continuano ad essere causa di conflitto in molte parti del mondo, nonostante che diversi leader religiosi chiamino i loro seguaci ad una nuova visione di tolleranza e cooperazione. Queste richieste di pace ed armonia fino ad oggi erano stati eventi a carattere individuale e non si era mai riusciti nel tentativo di mettere insieme queste figure per creare uno sforzo concertato dei leader religiosi per iniziative di pace in un'azione congiunta con le Nazioni Unite.

La brutalità della guerra e la disperazione della povertà sono una realtà oggi come lo erano anche ieri. La sofferenza umana continua a livelli intollerabili. Per controbattere questi mali è necessaria una forte collaborazione tra le Nazioni Unite e le comunità religiose e spirituali. In tempo di conflitti, i leader religiosi insieme potrebbero esercitare la loro autorità morale nelle zone di contrasto per ricercare una soluzione non violenta. Una singola nazione puo' contenere una dozzina o più di diverse religioni (negli USA ci sono circa 1200 diverse denominazioni cristiane). La religione rappresenta sia una forza sia una straordinaria diversità. I leader religiosi possono influenzare in che modo e come i loro seguaci rispondano a questa diversità. Oggi ci sono diversi esempi di comunità religiose che cooperano per risolvere i conflitti e a ricostruire una società. Per esempio i leader religiosi nella Sierra Leone hanno lavorato insieme per risolvere la guerra civile che durava da più di dieci anni. Ispir

ati da tali positivi esempi, e resi sobri dagli abusi religiosi in molti conflitti, i leader religiosi sono chiamati oggi ed in questa conferenza a riflettere su come potrebbero impegnarsi in maniera più sistematica per la pace. Si crede e si lavora perché a questo Summit i rappresentanti spirituali e religiosi dichiarino la necessità della pace, del rispetto reciproco e la creazione di un Consiglio Consultivo Internazionale per cercare di risolvere attraverso la loro influenza e l'autorità morale pacificamente le contese.

Secondo Brahma Das, direttore dell'organizzazione "Interfaith Call for Universal Religious Freedom" (domanda inter-fede per una libertà religiosa universale), " Qualunque "Consiglio Consultivo Spirituale" formato a questo Summit sarà severamente svalutato a causa dell'assenza del Dalai Lama ed anche alla mancanza di coraggio morale degli organizzatori del summit che si sono inchinati alla pressione ed alle lusinghe del governo cinese".

In un certo senso, il Dalai Lama e la sua gente sono anche vittime di un'ingiustizia (dall'invasione del Tibet nel 1949 da parte dell'armata cinese, oltre un quinto della sua popolazione è morta sotto l'occupazione cinese e più di seimila monasteri sono stati distrutti) che si è perpetuata a causa dell'affermazione "il più grosso ha ragione".

Tutti coloro che hanno a cuore la situazione dei diritti umani, culturali e religiosi si rendono conto di questa concentrata e concertata campagna del governo cinese per opporre dovunque ogni invito al Dalai Lama, che oltre ai suoi meriti personali rappresenta una delle tradizioni buddiste più vive con milioni di seguaci e simpatizzanti in Tibet, Mongolia, Bhutan, Sikkim, Laddak, Nepal, India ed in diverse parti del mondo occidentale e nella Cina stessa e di numero non inferiore ai Sikh, Jains ed agli Ebrei.

Crediamo che come per l'episodio della banca Mondiale ed il tentativo cinese di far finanziare un massiccio trasferimento di popolazione cinese in territorio tibetano e cosi' diluire la presenza dei tibetani nelle proprie terre con soldi anche italiani sia possibile fare qualcosa e far si che questo nuovo progetto cinese di oscurare il problema del Tibet si rovesci nel suo contrario. Invece è possibile far si che l'intero mondo controlli quello che sta succedendo al Dalai Lama ed ora per i leader religiosi e spirituali del mondo la questione del Buddismo tibetano e della Cina un test per vedere se è possibile esercitare e dimostrare la loro autorità morale e la loro leadership.

Ci sembra giusto domandare a tutti coloro che sono interessati alla pace, religiosi politici o laici di intervenire in tutte le istanze possibili.

Per chi volesse oltre al suo intervento diretto, al passa parola ed ai suoi contatti anche mandare lettere oltre che in italiano anche in inglese proponiamo per facilitare un esempio di possibile facsimile da spedire via lettera or email.

Scusandoci ancora, grazie.

Distinti Saluti

Gianfranco Mignani e Dorothy Oglethorpe, Alberto Visentin, Laura Poserina, Anna Sponchiado, Paolo Mignani, Giuseppina Albiero, Elisa Di Cataldo, Daniele Consolo, Isabella Trevisan, Mirella Mattei, Matteo Scorzon, Vincenzo Mignani, Pietro Coltelli, Lella Dalla, Fedra Campi, Scaltriti Sandra, Tony Clarke, Massimo Monteguti, Zani Angelo, Laura Marchesini.

His Excellency The Secretary-General

Of The United Nations

Mr. Kofi Anan,

United Nations Office

New York 10017

E-mail: ecu@un.org

Your Excellency,

Re: World Peace Summit of Religious and Spiritual Leaders

It has come to our knowledge that His Holiness the Dalai Lama has not been invited to the Millennium World Peace Summit of Religious and Spiritual Leaders from 28 to 31 August 2000 at the United Nations, New York.

As a citizen of Italy, ................ and of the whole word and not attached to the United Nations in any official capacity, I believe that you must hear my words concerning the Millennium Peace Summit. It is hard to believe that you have declined to invite a former winner of the Nobel Peace Prize and it is hard to conceive of a global summit of the world's religious and spiritual leaders without the Dalai Lama. He is widely recognized as one of the world's leading religious figures. He has also been at the forefront of inter-religious dialogue and has been an unflinching advocate of world

peace. In a sense, the Dalai Lama and his people are also victims of an injustice which has perpetuated itself because of the dictum that "might is right". The UN, especially if it is convening a peace summit of religious and spiritual leaders, cannot be seen to be condoning such an act of injustice.

If this information is correct, we hope the UN will take immediate steps to rectify it.

It is our earnest prayer that you will, in your wisdom, act to invite the Dalai Lama to the Summit.

With warm regards. Sincerely,

 
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