sabato 22 luglio 2000 pag.4LA RUSSIA VUOLE SOFFOCARE OGNI VOCE CECENA ALL'ONU
Mosca cerca di ottenere il ritiro dello status di organizzazione non governativa presso le Nazioni unite attribuito ad un'organizzazione che denuncia i comportamenti russi in Cecenia. Un comitato dell'ONU, che dovrebbe votare sulla questione venerdì 21 luglio, ha già raccomandato una sospensione di questo statuto per tre anni. La Russia rifiuta di fare delle inchieste "indipendenti" sui massacri, richieste dall'ONU.
di Sophie Shihab
Con il sostegno di paesi come la Cina, il Sudan e Cuba, la Russia rischia di ottenere un voto all'ONU, venerdì 21 luglio, che potrebbe impedire nel futuro ad ogni rappresentante ceceno di potersi esprimere in quella sede. Questa offensiva diplomatica accompagna quelle che proseguono, sul piano militare, dove la guerra, contrariamente alle affermazioni ripetute di Mosca, continua senza tregua.
Alla vigilia di una nuova sessione, ai primi di agosto, della Commissione ONU per i diritti dell'uomo a Ginevra, il Cremlino vuole premunirsi contro qualsiasi rischio di essere nuovamente messo sotto accusa. Durante la sua ultima sessione di aprile, il presidente del Comitato per gli affari esteri del Parlamento ceceno, Akhiad Idigov, aveva potuto esprimersi, avvalendosi del diritto di parola del Partito Radicale Transnazionale (TRP), che gode dello status di organizzazione non governativa (ONG) presso l'ONU. E' il ritiro di questo status che Mosca vuole ottenere.
Un primo voto era previsto questo venerdì' al Comitato dell'ONU per le ONG, che ha già raccomandato una sospensione del TRP per tre anni. Il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) dell'ONU potrebbe ratificare di slancio una tale decisione, che è richiesta dalla Federazione russa "in violazione di tutte le procedure" in vigore, ha dichiarato giovedì a Le Monde la deputata europea del TRP Emma Bonino, già commissaria europea per gli affari umanitari.
Gli argomenti della Russia consistono nel presentare il Sig. Idigov come un "terrorista" e il TRP come un "sostenitore dei trafficanti di droga", ha precisato la Sig.ra Bonino. Come alcuni membri - oggi minoritari - del Comitato dell'ONU per le ONG, la deputata è allarmata dalla deriva, imposta agli organi delle Nazioni unite incaricati della difesa dei diritti dell'uomo, dalla solidarietà di quei paesi che maggiormente la violano.
Visita amichevole
Ironia della sorte, una solidarietà analoga rischia di farsi strada allo stesso momento a Okinawa (Giappone), non più tra delegati internazionali, ma in seno al G 8, durante le discussioni politiche alle quali partecipa il presidente russo, dopo le sue visite in Cina e in Corea del Nord.
La dichiarazione finale non dovrebbe includere neanche un richiamo a Vladimir Putin: quello di dover rispettare le raccomandazioni di aprile della Commissione dell'ONU per i diritti dell'uomo. Queste invitavano con forza Mosca a condurre delle inchieste "indipendenti" (e non "internazionali", come occorre nei casi di crimini contro l'umanità) sui massacri commessi in Cecenia e di aprire la repubblica secessionnista ai responsabili dell'ONU. Niente di questo fu fatto.
RAIDS AEREI QUOTIDIANI
I massacri, lontani dall'essere oggetti di inchieste, continuano. Cosi il 16 luglio, sei abitanti del villaggio di Aguichty sono stati uccisi e undici feriti - secondo un bilancio ammesso da Mosca, di molto inferiore a quelli dati da fonti cecene - da quello che sembra essere stata l'esplosione di un missile terra-terra. Simili a quelli che furono sparati almeno una mezza dozzina di volte nel mese di giugno contro la piccola Cecenia a partire dal Daghestan. Ma una "inchiesta preliminare" ha mostrato che "il proiettile di Aguichty era di un calibro che le forze russe non utilizzano e risultava senza dubbio una provocazione cecena", affermava mercoledì l'agenzia ufficiosa russa Interfax...
Ai raids aerei quotidiani nelle montagne del sud, verso le quali la fanteria russa non si spinge, si contrappongono gli attacchi ceceni giornalieri contro le postazioni russe nelle pianure. "Rastrellamenti" e torture nei vari luoghi di detenzione rimangono la regola, mentre la nuova tattica russa, che punta a fare assumere ai Ceceni "pro-russi" l'onere della " lotta antiterrorista", ha di già mostrato i suoi limiti: un scontro armato è stato evitato per poco, il 18 luglio a Goudernmès, tra il nuovo capo dell'amministrazione civile, l'ex-moufti Ahmad Kadyrov, e il suo vice incaricato delle milizie, Beslan Gantamirov.
Quanto alle truppe russe, sono formate "da ufficiali che si appropriano delle paghe dei loro soldati morti e da sottufficiali che sparano nella schiena dei loro uomini per vendere le loro armi, mentre quelli che non fanno niente sono decorati grazie alle loro buone relazioni", scriveva recentemente un giornale di Tchéliabinsk, Delovoï Oural...