Con due mozioni depositate in Prima Circoscrizione abbiamo rilanciato in Città, anche in vista della prossima marcia della pace, le iniziative per la difesa del Tibet chiedendo al Sindaco di Perugia di concedere al Dalai Lama la cittadinanza onoraria o le chiavi della città di Perugia. Inoltre, tra le varie cose, chiediamo al Governo italiano di esaminare seriamente la possibilità di riconoscere il governo tibetano in esilio come legittimo rappresentante del popolo tibetano qualora, entro un termine di tre anni, le autorità di Pechino e il governo tibetano in esilio non abbiano raggiunto un accordo relativo a un nuovo statuto per il Tibet, mediante i negoziati organizzati sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite. Dobbiamo infatti ricordare che l'opposizione tibetana al regime comunista cinese è sempre stata nonviolenta e che il Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, ha sempre rivolto alla comunità internazionale un appello affinché contribuisca a una soluzione pacifica del problema tibet
ano, appello che è stato accolto da molti enti locali, parlamenti e, ultimamente, dal Parlamento Europeo che ha recentemente approvato un'importante risoluzione.Per quanto riguarda .la figura del Dalai Lama, forniamo una sua breve biografia riportata in una delle mozioni depositate.
"Premesso che: -il XIV Dalai Lama, nato a Pari Takster, villaggio della regione tibetana dell'Amdo, il 6 luglio del 1935, fu riconosciuto all'età di due anni, secondo le usanze tibetane e dopo una minuziosa e attenta ricerca, come reicarnazione del suo predecessore, Tenzin Gyatso, ed è la massima guida politica e spirituale dei tibetani e punto di riferimento non solo per i buddhisti ma per tutti coloro che credono fermamente nella nonviolenza. Costretto a fuggire nel 1959 da Lhasa, in seguito alla feroce repressione dell'esercito cinese che nel 1950 aveva invaso il Tibet, il Dalai Lama si è adoperato per mantenere in vita la tradizione e la cultura della sua terra costituendo nell'esilio indiano di Dharamsala, nella regione dell'Himachal Pradesh, un governo tibetano fondato sulla democrazia e sul criterio della rappresentanza. Da lì continua a sostenere nei confronti della Cina una politica basata sul dialogo, nella speranza, finora vanificata dall'atteggiamento intransigente del governo di Pechino, che si
possa pervenire ad una soluzione ragionevole per il popolo tibetano, costretto di fatto a subire da parte dei cinesi un'odiosa colonizzazione e un vero e proprio genocidio. Insignito il 10 dicembre 1989 del Premio Nobel per la pace, si è sempre dichiarato un umile monaco buddhista e un fermo assertore del metodo della nonviolenza gandhiana.
Ha, tra l'altro, elaborato un piano di pace in cinque punti che, se attuato, renderebbe il Tibet una terra di ahimsa, cioé di nonviolenza: 1) trasformazione dell'intero Tibet, incluse le province orientali di Kham e Amdo, in una zona di nonviolenza, 2) abbandono della politica cinese di trasferimento della popolazione, 3) rispetto per i diritti fondamentali e per le libertà democratiche del popolo tibetano, 4) restaurazione e protezione dell'ambiente naturale del Tibet (N.B. i cinesi stanno attuando un selvaggio programma di deforestazione e utilizzano il Tetto del mondo per esperimenti nucleari e come deposito di scorie radioattive), 5) sollecito inizio di negoziati sulla condizione futura del Tibet e sulle relazioni tra i popoli tibetano e cinese.
Nonostante la ferrea cortina di silenzio cinese, continua a chiedere di avviare trattative diplomatiche con il governo di Pechino ed ha anche lanciato la proposta di indire tra tutti i tibetani un regolare referendum, sotto il controllo internazionale, per decidere le sorti di un paese, dalle tradizioni millenarie, che per secoli è stato la culla del buddhismo"
Perugia - Roma, 26 agosto 2000 Andrea Maori
Capogruppo Verdi
I Circoscrizione di Perugia